{"id":25191,"date":"2014-05-30T20:46:54","date_gmt":"2014-05-30T18:46:54","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=25191"},"modified":"2014-05-30T20:46:55","modified_gmt":"2014-05-30T18:46:55","slug":"teologia-e-vita-con-gli-ultimi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/teologia-e-vita-con-gli-ultimi\/","title":{"rendered":"Teologia e vita con gli ultimi"},"content":{"rendered":"

La nostra ricerca di motivazioni teologiche atte a dare consistenza culturale, sulla base del Vangelo, alla scelta della vita condivisa con gli ultimi ci ha portato a recuperarne due: primo, la grande legge secondo la quale la Chiesa o si fonda sulla \u201cpietra scartata dai costruttori\u201d oppure sprofonda; secondo, quei 30 anni iniziali della vita di Ges\u00f9. \u201cVita nascosta\u201d? No, vita condivisa. E abbiamo concluso, icasticamente e con un certa supponenza: \u201cPrima, per 30 anni ha condiviso la vita del paese degli scemi, poi, per tre anni, ha spiegato e motivato la tesi \u2018bislacca\u2019 con la quale l\u2019aveva motivata, quella scelta: senza un essenziale riferimento agli ultimi, la vita \u00e8 una bolla di sapone, un soprannome\u201d.<\/p>\n

Ma recentemente m\u2019\u00e8 arrivata, e in questo momento non saprei dire da dove, una provocazione molto pi\u00f9 radicale. Il primo spunto me l\u2019ha dato tanti anni fa Sergio Quinzio, l\u2019anno in cui l\u2019ex ufficiale della Guardia di finanza, che all\u2019improvviso s\u2019era innamorato follemente della Bibbia, scrisse la prefazione di quel flop totale che fu il mio libro Mi querido Penipe. Viaggio nella speranza, pubblicato dalle Paoline. Mi parlava, Sergio, di un minuscolo gruppo di ebrei, persi nella profonda Russia, che nelle loro liturgie introducevano sempre il Dio che piange. Uno spunto. Da dove poi mi sia venuta la provocazione vera e propria\u2026 non saprei dirlo. S\u00ec, \u00e8 cos\u00ec, perch\u00e9 io la teologia non la studio, la pilucco, nella speranza che qualche mio lettore cominci a studiarla.<\/p>\n

La provocazione \u00e8 questa. Quando Dio ha creato il mondo, l\u2019ha fatto per noi: Lui non ne aveva alcuna necessit\u00e0. Per.<\/p>\n

Ma quando, nella seconda Persona della Trinit\u00e0 santissima, Dio ha deciso di diventare uno di noi, mescolandosi del tutto all\u2019umanit\u00e0 media – al punto che la gente l\u2019ha preso per un taumaturgo, Giuda per un illuso, Pilato per un rivoluzionario di pezza – al per \u00e8 subentrato il con.<\/p>\n

\u201cEmanuele\u201d, Dio con noi. Con noi condivide tutto. Tutto, al punto da rinunciare all\u2019esercizio della sua onnipotenza a vantaggio della condivisione con noi, con tutti gli uomini, anche quelli che lo negano e lo bestemmiano, anche nei momenti in cui i suoi seguaci gli chiedono di squarciare il cielo e di venire in soccorso del loro dolore atroce; ma lui non lo lenisce, lo condivide.<\/p>\n

In tempi recenti ho dovuto presiedere alla liturgia di commiato di tre ragazzi morti in maniera traumatica. E ai loro genitori, che da sempre amo come fratelli, ho dovuto dire che quelle morti Ges\u00f9 non le ha n\u00e9 volute n\u00e9 permesse, ma le ha sub\u00ecte: con un dolore immenso come il loro, come il suo quando nel Giardino degli ulivi sud\u00f2 sangue. Odore acre. Insopportabile. Ma era il segno di un amore di fronte al quale i miliardi di galassie sono solo un mucchietto di polvere.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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