{"id":24985,"date":"2014-05-16T08:42:22","date_gmt":"2014-05-16T06:42:22","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=24985"},"modified":"2015-07-03T12:39:51","modified_gmt":"2015-07-03T10:39:51","slug":"verso-la-beatificazione-di-paolo-vi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/verso-la-beatificazione-di-paolo-vi\/","title":{"rendered":"Verso la beatificazione di Paolo VI"},"content":{"rendered":"
\"Il<\/a>
Il monumento a Paolo VI realizzato da Scorzelli a Brescia<\/figcaption><\/figure>\n

La santit\u00e0 \u00e8 la meta della vita cristiana per tutti, e quando la Chiesa riconosce che l\u2019esistenza di un uomo o una donna \u00e8 stata esemplare nell\u2019esercizio delle virt\u00f9 e nella sequela al Signore, \u00e8 una festa. Vale per tutti i santi, dai pi\u00f9 sconosciuti ai pi\u00f9 famosi. Il fatto per\u00f2 che quest\u2019anno, alle canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, si aggiunga, il prossimo 19 ottobre<\/strong>, anche la celebrazione della beatificazione di Paolo VI<\/strong> rende questo 2014 un vero \u201canno santo\u201d, che evoca non solo sentimenti di gioia, ma anche di fede e consolazione.<\/p>\n

Paolo VI, da beato, andr\u00e0 a completare quell\u2019icona di santit\u00e0 della Chiesa contemporanea accanto a Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. \u201cFu una persona straordinariamente innamorata di Ges\u00f9 e della Chiesa\u201d, ha detto il vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari<\/strong>. Fu il Papa della pi\u00f9 assidua e penetrante ricerca di dialogo tra Cristo e la modernit\u00e0. Ma come possiamo raccogliere al meglio la sua eredit\u00e0 in vista della sua prossima beatificazione? Incontrandoci come Chiesa nel nome di Paolo VI<\/em>. Lo ha detto Papa Francesco lo scorso anno, salutando i 5.000 pellegrini bresciani: \u201cIncontrarci nel nome di Paolo VI ci fa bene\u201d.<\/p>\n

Un luogo reale che ci potrebbe aiutare a vivere questo incontro ideale \u00e8 il monumento a Paolo VI che la Chiesa bresciana ha voluto erigere nel 1984 nel duomo nuovo di Brescia e che fu realizzato da Lello Scorzelli<\/strong>. Lo scultore ha concepito l\u2019opera rifacendosi alla grande suggestione provocatagli dall\u2019apertura della Porta santa in Vaticano la notte di Natale del 1974, in occasione dell\u2019inizio dell\u2019Anno santo. Scorzelli ha fissato nel bronzo la figura di Paolo VI inginocchiato sulla soglia della porta, ricurvo, aggrappato alla croce pastorale, unico elemento verticale che si erge al di sopra di ogni cosa. L\u2019artista ha completato questa figura, che aveva colpito la sua sensibilit\u00e0, con alcune scene simboliche, affidate ai rilievi delle otto formelle e dei due pomoli della porta, che ripercorrono idealmente il pontificato di Papa Montini, dalla scelta del nome – Paolo, l\u2019apostolo delle genti – all\u2019azione pastorale, dal Concilio Vaticano II ai grandi incontri ecumenici, dai solenni pronunciamenti dottrinali alle grandi ferite sofferte a causa dell\u2019avanzare della mentalit\u00e0 secolarizzata.<\/p>\n

Anzitutto ci fa riscoprire come Chiesa del Concilio e del Concilio di Paolo VI. Quello che \u00e8 stato definito \u201clo spirito del Concilio\u201d ha pervaso nel profondo Paolo VI, come ha segnato nel profondo il cammino delle nostre comunit\u00e0 negli ultimi 50 anni. Ogni Chiesa locale in Italia ha potuto prendere parte a quel cammino di \u201caggiornamento\u201d di cui Paolo VI \u00e8 stato esperto quanto a volte sofferto \u201ctimoniere\u201d. Non a caso, nel monumento della cattedrale di Brescia, una delle formelle bronzee \u00e8 dedicata alla chiusura del Concilio, quasi a evidenziare plasticamente il lascito particolare di Paolo VI: il nostro essere Chiesa sia essere Chiesa del Vaticano II<\/em>.<\/p>\n

Ma oltre che Chiesa del Concilio, sempre sull\u2019esempio di Paolo VI, siamo chiamati a essere la Chiesa del dialogo<\/em>. A questo particolare impegno rimanda un\u2019altra formella del monumento, quella che rappresenta l\u2019incontro di Paolo VI con il Patriarca ortodosso Atenagora. Un gesto che pi\u00f9 di mille discorsi ha reso evidente su quali vie Paolo VI abbia voluto far camminare la Chiesa uscita dalla Pentecoste conciliare. Chiesa del dialogo ab intra e ad extra<\/em>, come l\u2019ha tradotto la lezione montiniana ancora del tutto valida e attuale<\/p>\n

Infine, la Chiesa della bellezza<\/em>. Della bellezza, in che senso? \u00c8 risaputo che uno dei tratti caratteristici di Paolo VI \u00e8 stata la sua sensibilit\u00e0 artistica, guidata dall\u2019intenzione di fare dell\u2019arte un ponte per far dialogare la Chiesa con il mondo e il mondo con la Chiesa. La sosta ideale dinanzi al monumento in cattedrale a Brescia potrebbe, allora, trovare motivo di riflessione facendo propria la lezione della bellezza che il monumento in se stesso trasmette. Una bellezza che altro non dovrebbe essere se non quella della \u201csposa dell\u2019Agnello\u201d (Apoc<\/em> 21,9), \u201ctutta gloriosa, senza macchia n\u00e9 ruga\u201d (Ef<\/em> 5,27). Un amore alla bellezza poi che, lungi da ogni vano compiacimento estetico, altro non sarebbe se non amore per l\u2019Uomo, sul quale si riflette un raggio della bellezza originaria del Creatore.<\/p>\n

Concilio, dialogo, bellezza. In questo trinomio potremmo sintetizzare gli elementi di un ideale ritratto di Paolo VI, ma anche del ritratto di una Chiesa riunita \u201cnel nome di Paolo VI\u201d. Una Chiesa che da incontro nuovo con questo altro Papa \u201csanto\u201d ritrova lo slancio della testimonianza e dell\u2019impegno a costruire la civilt\u00e0 dell\u2019amore in \u201cquesta stupenda e drammatica scena temporale\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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