{"id":2461,"date":"2002-06-07T00:00:00","date_gmt":"2002-06-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2461"},"modified":"2021-12-02T19:03:24","modified_gmt":"2021-12-02T17:03:24","slug":"statuto-regionale-cattolici-a-confronto-sullopinabile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/statuto-regionale-cattolici-a-confronto-sullopinabile\/","title":{"rendered":"Statuto regionale: cattolici a confronto sull'”opinabile”"},"content":{"rendered":"
Attenti a non tornare indietro. E’ il rischio che si corre nella riscrittura degli Statuti regionali e di quello della regione Umbria. Si rischia di arretrare sul fronte della governabilit\u00e0 , fatta di chiara attribuzione di responsabilit\u00e0 politica al presidente della Giunta; per recuperare sul fronte del ruolo e delle funzioni del Consiglio regionale, fortemente penalizzato dalla elezione diretta del presidente della giunta. Sintesi estrema di un dibattito articolato che ha messo sul tavolo della discussione politica, con la P maiuscola, i nodi principali della riforma statutaria, quella che deve produrre la “carta costituzionale” della nostra regione. L’occasione \u00e8 stata data dall’incontro tenutosi venerd\u00ec scorso a Perugia per la presentazione del “Contributo allo statuto della regione dell’Umbria” elaborato dalla Consulta Ceu per i problemi sociali e il lavoro. “Il contributo pi\u00f9 articolato giunto alla Commissione speciale per lo Statuto della Regione dell’Umbria” ha detto la Presidente, Fiammetta Modena, aggiornando sui lavori della Commissione che stanno entrando nel vivo delle scelte. Prima tappa \u00e8 la redazione dei principi fondamentali, con una bozza all’ordine del giorno della riunione convocata per venerd\u00ec 7 giugno. Il tema della ‘forma di governo’ e della legge elettorale sar\u00e0 l’ultimo ad essere affrontato perch\u00e9 pi\u00f9 controverso e di difficile composizione. Il dibattito \u00e8 stato introdotto da Luca Diotallevi, sociologo collaboratore del Censis, membro del gruppo di lavoro che ha elaborato il “Contributo”. La redazione dello Statuto \u00e8 un “evento politico rilevante”, ha detto, perch\u00e9 “tocca forme di potere rilevanti”, destinate ad incidere nella vita della comunit\u00e0 civile, economica, sociale e dei singoli, e perch\u00e9 affronta la riforma delle istituzioni locali resasi “urgente per i deficit funzionali della Regione Umbria”. Ragioni valide per tutti, quale che sia il colore politico, alle quali Diotallevi ha aggiunti due input diretti ai cattolici: “fondamentale occasione per fare autocritica” rispetto al passato e, rispetto al futuro, occasione da non perdere per “mostrare il valore dei principi orientativi della dottrina sociale della Chiesa che da appello generico possono divenire scelte operative”. Diotallevi ha affrontato il nodo dell’impegno politico dei cattolici partendo da una constatazione di fatto e cio\u00e8 che “la scomparsa della Dc ha prodotto un pi\u00f9 diretto e improprio protagonismo delle gerarchie ecclesiastiche nella politica” ed un arretramento, a volte una scomparsa, del protagonismo dei laici. Gli eventi politici non sono “materia informe da plasmare con verit\u00e0 date” ma sono “provocazioni per la fede” in una situazione di pluralismo politico nel quale \u00e8 necessario “imparare a convenire sull’opinabile”. Che in politica si sia nel campo dell’opinabile che obbliga “tornare a pensare” lo ha sottolineato mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia Citt\u00e0 della Pieve, chiedendo “ai cristiani di essere pi\u00f9 laici e pi\u00f9 protagonisti” perch\u00e9, ha aggiunto, “\u00e8 necessario che sia il laico a dibattere questi temi”. E il dibattito non si \u00e8 fato attendere. Lo ha introdotto Giorgio Armillei, componente del gruppo che ha redatto il “Contributo”, richiamando alcuni punti centrali del documento.Ha richiamato la valutazione dei trent’anni di regionalismo umbro in cui si \u00e8 prodotta una “presenza invasiva del sistema politico regionale” imputabile ai partiti ma al quale “ha contribuito anche buona parte della societ\u00e0 civile umbra”, la stessa che oggi frena di fronte alle ipotesi di riforma che tendono a restituire autonomia e responsabilit\u00e0 al sistema economico e civile regionale. Armillei ha affrontato anche il problema del rischio di “neocentralismo regionale” che potrebbe esercitarsi nei confronti delle Autonomie locali, soffocando il principio di sussidiariet\u00e0 orizzontale, cio\u00e8 tra le istituzioni. Il “Contributo” chiede “una Regione pi\u00f9 forte che possa assumere decisioni e attuarle” ha aggiunto Armillei, ribadendo la validit\u00e0 dell’elezione diretta del presidente della Regione cui dovrebbe corrispondere il rafforzamento dei poteri di controllo del Consiglio regionale ed in particolare dell’opposizione. Scelte opinabili, quelle presentate dal”Contributo” ed illustrate da Armillei, sulle quali lo stesso gruppo di lavoro pur trovando una convergenza possibile votando il testo a maggioranza, ha registrato divergenze su vari punti. Lo ha rilevato Mario Tosti, anch’egli membro del gruppo di lavoro, che ha fatto presente la “non totale accettazione del sistema elettorale maggioritario” all’interno del gruppo di redazione. Carlo Liviantoni dopo aver espresso “apprezzamento” per il contributo e per questa occasione di confronto, si \u00e8 spogliato dei panni di Presidente del Consiglio regionale per intervenire in quanto “membro del popolo di Dio” su alcune delle cose “opinabili”: maggioritario ed elezione diretta del presidente della Giunta regionale. Premettendo, per\u00f2 una precisazione sulla questione della “occupazione politica della societ\u00e0”, affermazione che “aveva senso anni fa” ma non oggi che “non c’\u00e8 pi\u00f9 nessun gruppo che si rif\u00e0 al nome dei partiti che c’erano allora”. Sono “forze nuove”, non ci sono pi\u00f9 nemmeno le persone di allora e “gli stessi Ds, eredi del Pci, non hanno pi\u00f9 l’organizzazione articolata e penetrante del Pci”.E se “ieri le segreterie dei partiti decidevano ci\u00f2 che dovevano fare le istituzioni, oggi le istituzioni nemmeno ti sentono”. Premessa necessaria, ha detto Liviantoni, altrimenti “parliamo di cose che non ci sono pi\u00f9”. Cos’\u00e8 da temere oggi Liviantoni l’ha detto chiaramente: la “tendenza ad una neo-monarchia” che si cela nel “sistema tutto spinto sulla elezione diretta, con tutti i poteri in mano al presidente della giunta, in mancanza di un bilanciamento dei poteri del Consiglio regionale”. E’ quanto gi\u00e0 stanno vivendo i Consigli regionali di tutta Italia, esperienza negativa che ha portato alcune regioni a tornare al sistema elettorale proporzionale e alla scelta del presidente da parte del Consiglio regionale. Il malessere, avverte Liviantoni, non colpisce solo l’opposizione ma anche i consiglieri di maggioranza perch\u00e9 “se non c’\u00e8 rapporto politico tra il presidente e la sua maggioranza consigliare, accade, come sta avvenendo in Umbria, che la maggioranza per farsi sentire occupi il posto dell’opposizione”. E’ questione di democrazia e non di “giochi dei gruppi politici” ha ribadito Liviantoni, questione tra le pi\u00f9 difficili, forse, da affrontare, perch\u00e9 chiede una disponibilit\u00e0 ed una volont\u00e0 di rinnovamento reali, oltre ad una buona dose di inventiva per ridisegnare un sistema di poteri che oggettivamente s’\u00e8 fatto pi\u00f9 complesso. Oltre alla crisi dei partiti tradizionali in questi anni si \u00e8 registrato un nuovo e pi\u00f9 forte protagonismo degli enti locali, anche sulla spinta di importanti riforme di decentramento amministrativo e federalista che stanno modificando in profondit\u00e0 rapporti politici ed istituzionali.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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