{"id":2363,"date":"2002-04-26T00:00:00","date_gmt":"2002-04-26T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2363"},"modified":"2002-04-26T00:00:00","modified_gmt":"2002-04-26T00:00:00","slug":"quando-le-piazze-si-animano","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/quando-le-piazze-si-animano\/","title":{"rendered":"Quando le piazze si animano"},"content":{"rendered":"
Le nostre piazze umbre, in questo sbocciare della primavera, si riempiono di giovent\u00f9 fresca e birichina che per un giorno si \u00e8 allontanata dalle aule scolastiche e si gode una gita. Intere scolaresche guidate da pazienti, spesso accondiscendenti e sempre comunque rassegnati, professori e professoresse guardano i monumenti, si abbuffano nei bar e tirano anche qualche calcio alla palla che i maschietti si sono portati dietro prudentemente. E’ una simpatica ventata di vitalit\u00e0 e di freschezza che non fa male e viene a cancellare per qualche ora altre invasioni di piazza che stanno a indicare tutt’altra musica e suscitano severi pensieri. Sono gli scioperanti, i manifestanti, i girotondisti che contestano il governo, le leggi o proposte di legge, la guerra, il terrorismo. Motivi e materie le pi\u00f9 disparate, da quelle veramente serie che contemporaneamente condannano terrorismo e guerra (guerra e terrorismo) a quelle pi\u00f9 opinabili e che potrebbero essere trattate pi\u00f9 efficacemente attorno ad un tavolo di buona volont\u00e0, sperando che ci sia. Vi sono poi le piazze mediatiche dove si litiga abbondantemente su tutto con collegamenti che fanno capire che il conflitto \u00e8 ben oltre gli studi televisivi. Abbiamo visto anche le piazze francesi con uomini e donne di sinistra che piangevano per la sconfitta lacrime amare. Una sconfitta bruciante per l’avanzamento di Le Pen, considerato “anti” tutto quello che pretende di rappresentare nel mondo la Francia laica, quella della “libert\u00e9 egalit\u00e9 fraternit\u00e9”. Non allarghiamo lo zoom, perch\u00e9 potrebbero entrare nell’obbiettivo altri scenari, dalla Palestina all’Argentina, dall’ Iraq all’Africa. Un poeta saggio e inquieto e si domandava tremila anni fa in un salmo “Perch\u00e9 tumultuano i popoli? (Quare tumultuantur gentes?). Ma che vuole la gente, perch\u00e9 \u00e8 cos\u00ec inquieta? Ogni persona, uomo e donna, e ogni tempo ha una sua risposta. Senza essere poeti, n\u00e9 saggi, si pu\u00f2 tentare di rispondere che per il nostro tempo, forse, c’\u00e8 in gioco una grande paura. Non pi\u00f9, o almeno non solo, quella che aveva in passato una nazione contro un’altra che procurava guerre e disordini, ma pi\u00f9 in generale la paura di un futuro di cui non si scorgono le caratteristiche. Un futuro incerto che si apre nel processo di una globalizzazione indistinta, di un pluralismo di soggetti, di interessi, di gruppi sociali, di valori, di religioni di cui non si riesce a prevedere le mosse, a ponderare il peso, intuire le intenzioni. Un futuro che non si lascia immaginare. Il disagio dei giovani, la rassegnazione degli anziani e la rabbia di chi si vede sfuggire la realizzazione dei propri progetti e un senso generale di impotenza. E qui Giovanni Paolo II ha colto bene lo “spirito del tempo” quando ha detto ai cristiani di spingersi nel mare aperto, di non avere paura (Duc in altum!). Proprio perch\u00e9 ha capito che gli esseri umani hanno paura di ci\u00f2 che \u00e8 incerto, che non si pu\u00f2 dominare e neppure prevedere. Come non avere paura, del resto, quando si \u00e8 in alto mare e non si intravede il porto e neppure la riva? Chi pensa di ritornare indietro ad un irripetibile e impossibile passato sfugge a questa sfida e rifiuta l’invito alla speranza. Nelle piazze si pensa di potersi ritrovare insieme per farsi coraggio a vicenda. Ma il coraggio chi non ce l’ha non se lo pu\u00f2 dare a meno che non l’attinga da una forte fede, che per noi \u00e8 unicamente quella del Risorto: non abbiate paura, il futuro sono Io.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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