{"id":23479,"date":"2014-03-10T17:56:51","date_gmt":"2014-03-10T15:56:51","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=23479"},"modified":"2015-08-03T16:23:17","modified_gmt":"2015-08-03T14:23:17","slug":"la-risorsa-principale-e-riconoscere-i-valori-reciproci","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-risorsa-principale-e-riconoscere-i-valori-reciproci\/","title":{"rendered":"\u201cLa risorsa principale \u00e8 riconoscere i valori reciproci\u201d"},"content":{"rendered":"

\"Vaticano,-22-gennaio--udienza-generale-di-Papa-Francesco-\"<\/a>Dobbiamo saperci incontrare. Dobbiamo edificare, creare, costruire una cultura dell\u2019incontro. Uscire a incontrarci\u201d. \u00c8 la richiesta espressa da Papa Francesco in occasione dell\u2019ultima festa di san Gaetano in Argentina. Pi\u00f9 di un appello, quello rivolto al popolo in una delle ricorrenze preferite dal Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires, per indicare ancora una volta la strada da percorrere: aprire le porte, varcare l\u2019uscio e scendere in strada per incontrare le persone e dialogare con loro. Mettendo al centro, sempre e ovunque, gli ultimi: \u201cIl Papa ama tutti, ricchi e poveri; ma il Papa ha il dovere, in nome di Cristo – scrive nella \u2018Evangelii Gaudium\u2019 -, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo\u201d. Della Chiesa aperta e inclusiva guidata dall\u2019annuncio e dalla testimonianza, che nella \u201ccultura dell\u2019incontro\u201d trova la chiave di volta per costruire un mondo pi\u00f9 giusto, abbiamo parlato con lo storico del pensiero politico Giuseppe Vacca<\/strong>, presidente della Fondazione Istituto Gramsci di Roma.<\/p>\n

La \u201cscelta per i poveri\u201d non \u00e8 riflessione astratta ma \u201cpromozione di giustizia\u201d che si realizza nell\u2019incontro. Chi sono i poveri di oggi?<\/strong><\/p>\n

\u201cI poveri non sono soltanto quella parte di umanit\u00e0 che porta il dono del riscatto. Sono anche un punto di vista sulla realt\u00e0. E questa, per me che ho una formazione e una cultura da non credente, \u00e8 una scelta che condivido: guardare il mondo dalla parte degli ultimi. \u00c8 un po\u2019 la prosecuzione dell\u2019idea del Machiavelli: dai bordi si capisce meglio l\u2019insieme. E questa \u00e8 anche la sostanza del messaggio del Papa. Non sta soltanto affermando valori fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa cattolica o del cristianesimo, sta dicendo anche che se non si \u00e8 capaci di guardare il mondo con tutte le sue contraddizioni e possibilit\u00e0 non lo si pu\u00f2 capire davvero. Da non credente, condivido pienamente\u201d.<\/p>\n

Cultura dell\u2019incontro \u00e8 anche saper accogliere le persone che migrano da Paesi lontani\u2026<\/strong><\/p>\n

\u201c\u00c8 una questione non soltanto di equit\u00e0, bont\u00e0 e carit\u00e0 ma di intelligenza del mondo. Non \u00e8 concepibile pensare le nazionalit\u00e0 come ce le ha consegnate la storia della modernit\u00e0 europea: unit\u00e0 di lingua, cultura, territorio e sovranit\u00e0 determinata. Stiamo vivendo un passaggio in cui il multi-culturalismo, la multi-etnicit\u00e0 e la multi-religiosit\u00e0 saranno i confini di una nuova definizione in corso d\u2019opera di quello che chiamiamo popolo. E allora come si fa a non vivere questa fase con apertura, certo trepidante e responsabile, guardando a chi questa storia l\u2019ha gi\u00e0 vissuta prima come l\u2019America Latina\u201d.<\/p>\n

Anche la fede nasce da un \u201cincontro\u201d personale con Cristo. Come pu\u00f2 esserci un riconoscimento reciproco di valori tra credenti e non credenti?<\/strong><\/p>\n

\u201cIl percorso \u00e8 iniziato a partire dal Concilio e da Giovanni XXIII. Ora per\u00f2 ci troviamo alla prova dei fatti perch\u00e9 in ultima analisi, dal punto di vista della possibile e perfezionabile unit\u00e0 del genere umano, ci\u00f2 che ereditiamo dalla modernit\u00e0 \u00e8 una progressiva distinzione nel rapporto tra la politica e la religione. E quindi tra credenti e non credenti. Impostare il problema in termini di incontro e collaborazione significa allora partire da una visione positiva della modernit\u00e0, riconoscendo che il destino non \u00e8 segnato dal nichilismo. A me, che non sono figlio di una cultura religiosa ma della lezione di Palmiro Togliatti, sembra evidente che la risorsa principale sia riconoscere i valori reciproci\u201d.<\/p>\n

Le disuguaglianze sociali sono di fronte agli occhi di tutti. Bisogna avere coraggio per credere di poter modificare le cose\u2026<\/strong><\/p>\n

\u201cI tempi non cambiano mai da soli, siamo noi che possiamo trasformarli in meglio o in peggio. E questo dipende dalle idee e dalla speranza che abbiamo nella testa e nel cuore. La speranza \u00e8 la categoria che apre all\u2019unit\u00e0 tra credenti e non credenti e all\u2019idea di un tempo aperto al futuro\u201d.<\/p>\n

Dialogo e incontro per superare i conflitti e cercare la pace. C\u2019\u00e8 speranza anche per una societ\u00e0 segnata dalla contrapposizione?<\/strong><\/p>\n

\u201cLa divisione \u00e8 pi\u00f9 in superficie che nella sostanza. Pensiamo ad un tema sensibile al Papa, come quello del ruolo delle donne. Quando in uno dei momenti di maggiore lacerazione regressiva e depressiva del Paese nasce per iniziativa di un piccolo gruppo di donne un movimento che, lasciando alle spalle il vecchio femminismo, rivendica la dignit\u00e0 della donna e tenta di ricucire l\u2019unit\u00e0 politica, culturale e religiosa della nazione portando in centinaia di piazze italiane un milione di persone, significa che sotto la corteccia di una politica impoverita e ridotta a guerre senza principi\u2026 il Paese \u00e8 vivo e avverte bisogni di altra natura. E anche la Chiesa lo percepisce, basti pensare alla folla che si riversa ogni settimana in piazza San Pietro. Osservo tutto ci\u00f2 con interesse morale e culturale, lo stesso che mi ha portato la sera in cui \u00e8 morto Papa Giovanni ad andare in piazza e scoprire che la met\u00e0 dei presenti erano miei compagni del Pci\u201d.<\/p>\n

Quindi cambiando la Chiesa si pu\u00f2 cambiare il mondo\u2026<\/strong><\/p>\n

\u201cNon ho alcuna titolarit\u00e0 per chiedere questo alla Chiesa perch\u00e9 non ne faccio parte se non, potremmo dire, come popolo di Dio. Ma non posso che stare a guardare con entusiasmo\u201d.<\/p>\n

Riccardo Benotti<\/p>\n

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Biografia: Giuseppe Vacca<\/em><\/p>\n

Nato a Bari nel 1939, si \u00e8 laureato in Filosofia del diritto nel 1961 discutendo una tesi sulla filosofia politica e giuridica di Benedetto Croce. Dopo la laurea, ha collaborato per un anno come redattore alla casa editrice Laterza, per dedicarsi in seguito prevalentemente alla ricerca. Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una intensa attivit\u00e0 politica e di organizzatore di cultura. Docente in Storia delle dottrine politiche, ha fatto parte del Consiglio di amministrazione della Rai ed \u00e8 stato deputato nelle liste del Pci nella IX e X legislatura. Nei primi anni di ricerca ha studiato l\u2019idealismo novecentesco e l\u2019hegelismo italiano del secondo Ottocento, con attenzione prevalente alla genesi del marxismo in Italia. Ha rivolto poi i suoi studi alla storia del marxismo contemporaneo. Quindi alla societ\u00e0 italiana e in particolare alla cultura e alla politica del Novecento, soprattutto l\u2019et\u00e0 repubblicana. \u00c8 presidente della Fondazione Istituto Gramsci di Roma e della Commissione scientifica dell\u2019Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Fra le sue opere principali: Politica e filosofia in Bertrando Spaventa (Laterza), Scienza, Stato e critica di classe (De Donato), L’informazione negli anni Ottanta (Editori Riuniti), Il marxismo e gli intellettuali (Editori Riuniti), Vent’anni dopo. La sinistra fra mutamenti e revisioni (Einaudi), Gramsci a Roma, Togliatti a Mosca (Einaudi), Il riformismo italiano (Fazi Editore).<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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