{"id":2277,"date":"2002-03-15T00:00:00","date_gmt":"2002-03-15T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2277"},"modified":"2021-11-11T15:48:54","modified_gmt":"2021-11-11T13:48:54","slug":"contributo-per-lo-statuto-della-regione-dellumbria-1","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/contributo-per-lo-statuto-della-regione-dellumbria-1\/","title":{"rendered":"Contributo per lo Statuto della Regione dell’Umbria (1)"},"content":{"rendered":"

Presentazione\tSono lieto di presentare questo documento elaborato dalla Consulta regionale per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace, della Conferenza episcopale umbra. E’ un testo che offre alcune prospettive in vista della elaborazione dello Statuto regionale, nella consapevolezza che la riforma dello Statuto, nel quadro della recente revisione costituzionale che ha accentuato l’autonomia statutaria sotto il profilo non solo formale ma anche sostanziale, \u00e8 tra i momenti basilari per la costruzione di una nuova prospettiva regionale. Ci troviamo pertanto in una fase di dibattito e di progettazione che, andando oltre la ritualit\u00e0 “partecipativa” e la difesa di interessi particolari, pu\u00f2 rappresentare un momento importante di recupero del rapporto tra istituzioni e comunit\u00e0 sia nel metodo di coinvolgimento adottato, sia nei contenuti fondanti l’ordinamento regionale che lo Statuto dovrebbe delineare. Per questo la Consulta ha ritenuto suo dovere partecipare con questo documento al processo di riforma dello Statuto regionale. \tLe pagine che seguono, frutto di un lungo e delicato lavoro di riflessione, di esame e di confronto, anche con il prezioso contributo di esperti, mentre offrono indicazioni circa i lineamenti dello Statuto, sono altres\u00ec una testimonianza di quel legame inscindibile – e per questo appassionato – che la comunit\u00e0 cristiana sente con la societ\u00e0 nella quale vive. Il testo, pertanto, non si ferma ad una semplice presentazione di principi generali, ovviamente ben presenti nella filigrana del documento. E’ il frutto di un attento discernimento teso a mettere in dialogo i principi generali con la vicenda tutta particolare del regionalismo in Umbria. \tIn maniera schematica si possono individuare tre principi guida che presiedono il documento. Anzitutto i diritti fondamentali della persona, quali la tutela della vita umana, la pace tra i popoli, la sicurezza, la giustizia e la solidariet\u00e0 internazionale, la lotta alla povert\u00e0 e all’emarginazione al fine di tutelare in ogni circostanza e condizione la dignit\u00e0 di ogni essere umano. \tIn secondo luogo il principio di sussidiariet\u00e0, sempre sostenuto dalla dottrina sociale della Chiesa e oramai recepito a livello sia nazionale che europeo. Tale principio va reso esplicito non solo quale misura per l’articolazione delle istituzioni e per l’attribuzione di competenze a ciascuna di esse, ma anche nella dimensione “orizzontale” che caratterizza il rapporto tra istituzioni e comunit\u00e0. Il dinamismo delle formazioni sociali non soltanto va rispettato e salvaguardato, ma dev’essere accompagnato e sostenuto in una prospettiva di democrazia viva, rispettosa dei valori che animano la vita sociale, riconoscendo e valorizzando il loro apporto nello svolgimento di un ruolo e nell’assunzione di responsabilit\u00e0 anche pubbliche. In questo contesto \u00e8 essenziale che sia esplicitamente richiamata la prima e naturale formazione sociale, cio\u00e8 la famiglia. In linea con i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica, anche la Regione \u00e8 impegnata a sostenere la famiglia, come soggetto giuridico, nella disciplina delle molte materie attribuite alla propria competenza e che toccano largamente la vita familiare (si pensi solo all’assistenza, alla sanit\u00e0, all’istruzione). Se molte scelte sono affidate alle leggi, tuttavia lo Statuto \u00e8 sede opportuna per indicazioni di principio che ispireranno le leggi e ne orienteranno l’interpretazione. \tE infine, l’altro grande principio: la solidariet\u00e0. Esso \u00e8 fondamentale non solo come garanzia per i pi\u00f9 deboli e svantaggiati, ma come elemento costitutivo e di tenuta complessiva del tessuto sociale. E’ ovvio che lo Statuto non deve limitarsi a enunciarlo solo teoricamente, ma deve piuttosto deliberare “istituzioni della solidariet\u00e0”, sollecite a promuovere l’accoglienza, idonee ad assicurare dignitose condizioni di vita nelle situazioni di bisogno delle persone e delle famiglie; deve orientare e sostenere l’azione di quanti, individualmente o in forma associata, operano attuando la solidariet\u00e0 con iniziative delle quali deve essere preservata la spontaneit\u00e0, l’autonomia e l’originalit\u00e0. Oggi, nel nuovo clima culturale e politico venutosi a creare dopo gli attentati terroristici in America, l’affermazione del principio della solidariet\u00e0 nella sua dimensione universale diviene ancor pi\u00f9 urgente per accrescere in tutti l’impegno a partecipare alla costruzione di una societ\u00e0 pi\u00f9 aperta, pi\u00f9 fraterna e pi\u00f9 giusta. \tQuesto testo, rivolto in particolare ai Gruppi consiliari regionali e ai partiti politici, \u00e8 offerto anche a tutti i credenti e a tutti i cittadini per favorire il dibattito e per far crescere in ciascuno la responsabilit\u00e0 di partecipare alla realizzazione del bene di tutti. Sappiamo bene, infatti, che l’Umbria, nella legittima e auspicabile dialettica culturale e politica, non crescer\u00e0 se non insieme. Per questo \u00e8 urgente un ampio confronto culturale sia per evitare l’appiattimento nel proprio particolare, e soprattutto per immaginare con coraggio il futuro della regione. E’ fin troppo ovvio ricordare che la riscrittura dello Statuto regionale \u00e8 un’occasione opportuna per tracciare le linee guida di una regione come la nostra posta tra localit\u00e0 e globalizzazione. \tLa Consulta regionale per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace, della Conferenza episcopale umbra, senza presunzione ma cosciente dell’opportunit\u00e0 del momento, offre questo documento per aiutare il dibattito attorno allo Statuto. E’ un contributo offerto con lealt\u00e0 e con passione civile. Ma c’\u00e8 all’origine quella sapienza umana che nasce dalla peculiarit\u00e0 dell’esperienza cristiana che spinge a operare nella costruzione di un mondo degno dell’uomo avendo lo sguardo rivolto verso il cielo. Abraham Joshua Heschel, un grande sapiente ebreo contemporaneo, scrive: “Questa \u00e8 la risposta al problema della civilt\u00e0: non fuggire dal regno dello spazio, lavorare con le cose dello spazio, ma essere innamorati dell’eternit\u00e0. Le cose sono i nostri attrezzi; l’eternit\u00e0, il Sabato, \u00e8 l’oggetto del nostro amore”. L’apostolo Paolo lo diceva ai primi cristiani con altre parole: “..il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto \u00e8 vostro; ma voi siete di Cristo e Cristo \u00e8 di Dio”(1 Cor 3, 21-22). Questo orizzonte trascendente sollecita i credenti a non vivere per se stessi ma per la crescita della fraternit\u00e0 e della solidariet\u00e0. E’ questo lo spirito che anima le pagine seguenti tutte tese al servizio del bene di tutti. 14 febbraio 2002Festa di S. Valentino, Patrono di Terni’ Vincenzo PagliaVescovo di Terni – Narni – AmeliaPresidente della Consulta regionale per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la PaceIntroduzione1.\tComunit\u00e0 ecclesiale e riforme politiche\tLa Regione dell’Umbria \u00e8 impegnata nell’opera di riforma del proprio Statuto. Le Comunit\u00e0 ecclesiali che vivono nella regione avvertono la responsabilit\u00e0 di prendere parte, nelle forme opportune, a questo processo. Esso certamente riguarda i singoli credenti, uomini e donne che in quanto battezzati sono parte di quelle stesse Chiese. Ma vi \u00e8 in questa occasione anche una responsabilit\u00e0 delle stesse Chiese che va assunta ed esercitata. \tPerch\u00e9 l’esercizio di questa responsabilit\u00e0 sia fedele e comprensibile \u00e8 necessario esplicitarne le motivazioni e rispettarne i limiti. \tLa Chiesa, con Ges\u00f9 Cristo, per la forza dello Spirito santo, fiduciosa nella misericordia del Padre, vive profondamente immersa nella storia umana. Come il recente Grande Giubileo ha ricordato, la misura del coinvolgimento della Chiesa nella storia degli uomini e delle donne \u00e8 data e dettata sin da principio nell’evento della Incarnazione. “Le gioie e le speranze le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, e dei poveri soprattutto, sono le gioie e le speranze le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e non vi \u00e8 nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (Costituzione conciliare Gaudium et Spes, n. 1): questo \u00e8 quanto ci ha ricordato ed insegnato il Concilio come aspetto costitutivo della nostra fede e della nostra vita cristiana, e questo \u00e8 quanto il Magistero ecclesiale ha costantemente richiamato. \tL’essenziale umanit\u00e0 della fede cristiana, che a quella non si riduce ma che quella tutta lascia pervadere e ricreare dalla Grazia, non implica in alcun modo che ogni evento sociale abbia la stessa rilevanza per i credenti, n\u00e9 che questi dispongano di una soluzione per ogni problema personale o sociale (cfr. C.E.I., La Chiesa italiana e le prospettive del paese). Il credente in Ges\u00f9 crocifisso condivide con l’Umanit\u00e0 l’esperienza del peccato, e con l’Umanit\u00e0 ed il suo Signore quella della debolezza, del buio, del dubbio, della ricerca (Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, n.24). Attingendo non solo alla Rivelazione, ma anche all’esperienza dei credenti di altre generazioni, e nel confronto con la sapienza e la conoscenza umana, anche i cristiani sentono come una responsabilit\u00e0 la ricerca di soluzioni comunque sempre provvisorie a quelle situazioni sociali in cui la dignit\u00e0 e la libert\u00e0 delle persone sono negate od a rischio, o possono con qualche sforzo conoscere un sempre auspicato maggiore e pi\u00f9 concreto riconoscimento. \tPerci\u00f2, come insegna in molti passi gi\u00e0 il Nuovo Testamento (Lettera ai Romani 13,1ss; 1 Lettera ai Corinti 6,1ss e 2,8 ss), non ogni evento sociale (economico, politico, culturale, ecc.) ha necessariamente la stessa rilevanza per la coscienza credente. Ve ne sono di trascurabili e ve ne sono di decisivi. La riforma dello Statuto regionale \u00e8 un evento istituzionale e partecipativo decisamente importante. A tale riguardo la Chiesa italiana ha invitato le Comunit\u00e0 ecclesiali a porre attenzione “al mutamento in atto nel contesto sociale e culturale italiano, avviato verso una profonda riforma istituzionale e legislativa che ridisegna i luoghi decisionali” e ha sollecitato “un maggior impegno di attenzione e di presenza soprattutto a livello di Conferenze episcopali regionali” (cfr. CEI, Comunicato finale Consiglio Permanente del 3 aprile 2001, n’2). 2.\tLe principali questioni\tEntrando pi\u00f9 dettagliatamente nel merito delle ragioni che ci animano, riteniamo che nella vicenda della riforma dello Statuto regionale ci siano in gioco alcune possibilit\u00e0 capaci di interpellare seriamente la responsabilit\u00e0 dei credenti e delle Comunit\u00e0 ecclesiali. Ricordiamo appena quattro gruppi di ragioni che spingono a questo responsabile interesse da parte delle Chiese. a)\tLe grandi ed importanti competenze al momento attribuite al Governo regionale, rafforzate dalla riforma del Titolo V della Costituzione, incidono non certo marginalmente sul grado di abitabilit\u00e0 del contesto sociale di cui le persone che vivono in Umbria possono godere. b)\tGli assetti istituzionali attuali della Regione dell’Umbria meritano, a nostro avviso, l’avvio di un profondo processo di riforma. c)\tRispetto ad alcuni deficit funzionali del sistema politico regionale, le Chiese che sono in Umbria riconoscono anche la loro responsabilit\u00e0 per non essere state adeguatamente coscienza critica di quelle istituzioni e di quelle politiche regionali che andavano ripensati e riformati. d)\tInfine, le Comunit\u00e0 ecclesiali hanno il dovere – condensato dal Magistero nel richiamo al cosiddetto “principio di sussidiariet\u00e0” – di essere vicine a quelle formazioni sociali ed a quelle istituzioni municipali oggi impegnate, in Umbria ed altrove, a ridimensionare il processo di centralizzazione sia statuale che regionale, nonch\u00e9 a superare l’eccessiva pervasivit\u00e0 sociale dei poteri politici. 3.\tLe attese della Comunit\u00e0 ecclesiale\tQuali attese e quali auspici guidano, dunque, in termini generali l’impegno delle Chiese che sono in Umbria nei confronti del processo di revisione dello Statuto regionale? a)\tIn Italia, e soprattutto in Umbria, va ridotta la pervasivit\u00e0 sociale della politica. Le funzioni degli istituti politici e gli obiettivi delle politiche delle Amministrazioni (centrali e locali) vanno ricondotti alle loro funzioni. La cultura delle “societ\u00e0 aperte” democratiche e liberali, la cui matrice \u00e8 cristiana, chiede essenzialmente alla politica di garantire la sicurezza nelle relazioni sociali e di favorire, direttamente ed indirettamente, una ridistribuzione delle risorse quanto meno diseguale possibile nella forma di opportunit\u00e0 individuali. In questo contesto – come pure l’insegnamento sociale della Chiesa auspica e la Costituzione italiana detta – \u00e8 compito dei pubblici poteri svolgere una funzione diretta a promuovere pari opportunit\u00e0 di cittadinanza sociale. b)\tChiedere meno alla politica in generale ed alle istituzioni politiche regionali in particolare \u00e8 in questo momento condizione essenziale per ottenere da queste un prodotto politico di qualit\u00e0 migliore? Viene da rispondere di s\u00ec, soprattutto per ricordare ai cittadini ed alle loro associazioni quanto profondo sia il dovere di concorrere all’incremento della qualit\u00e0 civile della vita sociale e come tale dovere sia particolarmente urgente in una regione come quella umbra abituata a vivere anche grazie a processi molto favorevoli di territorializzazione della spesa pubblica statale. c)\tForte, inoltre, \u00e8 l’auspicio che la riforma dello Statuto regionale comporti una radicale assunzione del principio di trasparenza che dovrebbe strutturare sia le attivit\u00e0 politiche che quelle sociali. Il cittadino, unico sovrano, deve poter sempre e con facilit\u00e0 conoscere la provenienza e l’allocazione di ogni genere di risorse gestite dai pubblici poteri, nonch\u00e9 l’imputabilit\u00e0 personale delle responsabilit\u00e0 che producono le decisioni. d)\tAltrettanto sistematica deve essere dunque la ricerca di una strutturazione degli istituti e delle procedure che evidenzi la responsabilit\u00e0 degli individui pro tempore impegnati in ruoli del sistema politico, e renda questa stessa responsabilit\u00e0 imputabile da parte degli elettori – contribuenti nel modo volta per volta pi\u00f9 diretto possibile. Soprattutto nella definizione di uno Statuto, seppur negli ambiti per ora messi a disposizione dalla Costituzione, \u00e8 decisivo e qualificante lo sforzo dedicato a precisare procedure, responsabilit\u00e0 e loro imputabilit\u00e0 democratica. Per questo l’opinione pubblica deve essere messa in grado di vigilare su quelle abitudini del ceto politico interessate a sostituire la precisione delle forme con affermazioni di principio che da sole rischiano di rimanere vuote e spesso fuorvianti. I valori vivono nelle coscienze e se vivono anche, e certamente, nelle istituzioni sociali e politiche \u00e8 perch\u00e9 col\u00e0 vi assumono una forma precisa, preziosa e cogente. Questo si chiede allo Statuto della Regione dell’Umbria per quanto le compete: non solo evocare valori, ma dare forma efficace e trasparente ai valori della democrazia inclusa la coscienza dei propri limiti e delle proprie specificit\u00e0. e)\tAttraverso una normativa adeguata il nuovo Statuto dovr\u00e0 descrivere l’identit\u00e0 regionale. Una precisa identit\u00e0 facilmente condivisa dai cittadini dell’Umbria, tale che le sue istituzioni di governo non siano confondibili con uno o pi\u00f9 partiti. In questo senso saranno decisivi i meccanismi elettorali e le norme che definiranno i poteri del Presidente, della Giunta e del Consiglio regionale. f)\tL’identit\u00e0 dell’Umbria non pu\u00f2 prescindere dall’essere stata terra natale di grandi Santi quali Benedetto e Francesco, Chiara e Rita e tanti altri. La cultura e l’arte, il costume e le tradizioni dell’Umbria sono profondamente intessuti di cristianesimo. Questo \u00e8 patrimonio comune dei credenti e dei non credenti. Tenere conto e valorizzare questo patrimonio, trasfonderlo nelle dovute forme nei principi ispiratori dello Statuto, nel rispetto del pluralismo, non costituisce forzatura alcuna, anzi disvela l’intima struttura e le fibre costitutive della societ\u00e0 umbra. A tutto ci\u00f2 aggiungasi quel che di culturalmente valido hanno apportato nel corso dei secoli fino ai giorni nostri personaggi di notevole valore, credenti e non credenti, che hanno fatto dell’Umbria, territorialmente piccola, una regione qualitativamente grande e particolarmente significativa nella sua originalit\u00e0. \tNe deriva che l’Umbria nello Statuto dovr\u00e0 recepire i grandi principi che stanno alla base della societ\u00e0 umana all’inizio del terzo millennio e che sono contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo proclamata dall’ONU ed in quella dei diritti dell’infanzia. L’Umbria riaffermer\u00e0 nello Statuto, come base per ogni sua presenza e come mete costantemente da perseguire, la tutela della vita umana dal concepimento alla morte, la pace fra tutti i popoli del mondo, la sicurezza e la giustizia internazionale, la solidariet\u00e0 interna ed internazionale, l’accoglienza degli stranieri, l’impiegabilit\u00e0 per tutti in mercati aperti e concorrenziali, l’impegno contro l’esclusione sociale, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente e quanto altro necessario e utile a difendere condizioni dignitose di vita per ognuno e qualit\u00e0 della vita per tutti. \tL’Italia si \u00e8 avviata ormai a diventare uno Stato a forte autonomia regionale e le Regioni avranno sempre pi\u00f9 ampi poteri legislativi in moltissime materie. In questo quadro riteniamo, tuttavia, che il regionalismo italiano non faccia venire meno principi fondamentali quali la sussidiariet\u00e0, l’interdipendenza e la solidariet\u00e0. 4. Il metodo del discernimento\tQuanto riassunto ci ha consigliato di procedere secondo lo stile cristiano, ma anche profondamente umano, del discernimento, “espressione dinamica della comunione ecclesiale e metodo di formazione spirituale, di lettura della storia e di progettazione pastorale” (CEI, Nota pastorale Con il dono della carit\u00e0 dentro la storia, n.25). Il Vangelo ha ispirato ed ispira ricchissime culture sociali, ed anche politiche, antitetiche anche nella forma alle ideologie. \tIl credente, la cui fede non \u00e8 mai riducibile ad una cultura sociale, e tanto meno ad una cultura politica, nella preghiera, nella meditazione, nel dialogo e nella ricerca, nell’azione, \u00e8 chiamato a mettere ogni volta in gioco con umilt\u00e0 tutte le sue esperienze e tutte le sue convinzioni culturali, lasciandole provare dalla vita e dalla Rivelazione che ha luogo sempre in Parole ed Opere. \tDunque crediamo si debba partire dal riconoscimento dei problemi e delle alternative reali, cercare nella fede, e nella esperienza umana e cristiana, luce per cogliere il valore dei problemi e delle alternative, individuare delle gerarchie e delle decisioni realisticamente possibili. \tSe questo circuito del discernimento \u00e8 vitale e costante, la fede prende a giocare un ruolo sempre pi\u00f9 decisivo anche nel primissimo momento, quello del riconoscimento dei problemi pressanti e delle alternative in gioco, a volte assai diversi da quelli generalmente ritenuti tali. \tLa comunicazione ecclesiale e la meditazione del Magistero sociale – tradite e svuotate se trattate come ideologie e come matrici di progetti – vivono nel discernimento e nel discernimento orientano ad una sempre pi\u00f9 esigente sequela. 5.\tA chi ci rivolgiamo\tQuesto testo \u00e8 rivolto a coloro che possono avere una qualche influenza nella formazione del nuovo Statuto regionale ed anche a tutta l’opinione pubblica regionale. \tE’ rivolto in particolare ai Consiglieri regionali, ai Gruppi consiliari regionali, al Governo regionale ed a tutti i partiti politici, che invitiamo ad operare in questo periodo di riforme istituzionali in modo tale da favorire la fuoriuscita dalla crisi di fondo della nostra societ\u00e0 contrassegnata dalla scarsa partecipazione dei cittadini, specie giovani, alla vita politica, dalla scarsa considerazione dei cittadini verso gli attori della politica, dal distacco tra istituzioni e societ\u00e0 civile e dall’affievolimento del concetto di bene comune. \tInvitiamo inoltre tutti i nostri interlocutori ad operare in modo da sviluppare il senso di appartenenza alle diverse comunit\u00e0 politiche, ciascuna secondo il suo ordine interno, dal Comune, alla Regione, alla Repubblica, fino all’Unione europea ed alla comunit\u00e0 politica internazionale. \tInfine il presente testo, offerto alla considerazione di tutti, vale anche come stimolo e come richiamo particolare per tutti noi, uomini e donne credenti, ed in particolare per coloro tra noi in questo momento pi\u00f9 attivamente impegnati nei processi politici. \tNon ci nascondiamo che tale impegno prende oggi le forme di un tale pluralismo da far a volte dubitare che la fede giochi ancora un qualche ruolo effettivo nelle scelte politiche del credente. Con tutta la Chiesa rinnovata dal Concilio noi continuiamo a pensare che il pluralismo politico dei cattolici rappresenti un obiettivo. S\u00ec, un obiettivo, non un mero dato di fatto od un diritto astratto, fermi restando ovviamente i diritti di ogni coscienza. \tInfatti, come ci insegnano le esperienze delle Chiese e dei cattolici che operano in altri Paesi, tanto pi\u00f9 si affermano i principi e le forme concrete della democrazia pluralista, della poliarchia, della societ\u00e0 aperta, quanto pi\u00f9 \u00e8 possibile e spesso fruttuoso il pluralismo delle scelte politiche tra i cristiani, che si manifesta in opzioni che si distinguono per aspetti ed in ambiti meno drammatici. \tAl contrario, tanto meno procede lo sviluppo democratico, quanto pi\u00f9 diviene difficile affermare concretamente il pluralismo delle scelte politiche. Il pluralismo politico \u00e8 insomma possibilit\u00e0 che dipende direttamente dallo sviluppo democratico dei sistemi politici nel quadro del complessivo sviluppo poliarchico delle societ\u00e0. \tRiteniamo, allora, che l’impegno per un sistema regionale di governo meno invasivo, pi\u00f9 efficace, pi\u00f9 trasparente, pi\u00f9 responsabile, debba essere largamente condiviso in fase di redazione del nuovo Statuto regionale dai credenti, e da questi con la pi\u00f9 gran parte possibile degli uomini e delle donne di buona volont\u00e0 impegnati nella vita politica in Italia ed in Umbria. \tCi rivolgiamo, pertanto, a tutte le Chiese particolari che sono in Umbria perch\u00e9 raccolgano e sviluppino questo testo che avvia e rilancia, non conclude, un opera di discernimento e di invito alla responsabilit\u00e0 pubblica dei credenti in Ges\u00f9 Salvatore nostro, di ciascuno e di tutti. Il regionalismo in Umbria6.\tLa tradizione regionalista\tUn’analisi del regionalismo in Umbria dal 1970 ai giorni nostri, seppure condotta senza alcuna velleit\u00e0 di essere esaustiva, non pu\u00f2 non procedere da alcune considerazioni di carattere storico. \tNella nostra regione forse pi\u00f9 che altrove si \u00e8 avvertito da sempre uno scarto culturale tra la regionalizzazione a cui negli anni e con diversi interventi amministrativi gli “umbri” sono stati sottoposti e il cosiddetto regionalismo. \tVale la pena ricordare qui la differenza sostanziale tra questi due termini. Con regionalismo s’intende una cultura che definisce il senso di appartenenza ad un territorio attraverso il modo di rappresentarlo verso le altre realt\u00e0 regionali e lo Stato. La regionalizzazione \u00e8, invece, un metodo amministrativo usato dallo stesso Stato per meglio organizzare il proprio sistema di governo. \tProprio con riferimento a quest’ultimo aspetto, va rilevato che questa regione sin dallo Stato pontificio ha conosciuto diverse forme di regionalizzazione. Infatti l’Umbria che oggi conosciamo nasce con la grande Provincia nel 1860 (comprendente anche Rieti e Gubbio) e con le successive modificazioni del 1923 (passaggio della Sabina al Lazio) e del 1927 (istituzione della provincia di Terni). \tA ci\u00f2 si aggiunga che a partire dalla fine degli anni ’50 in Umbria si assiste al sorgere di una “questione umbra” portata a livello nazionale attraverso una proposta di legge “per l’istituzione della Regione Umbra”, di cui si erano fatti promotori con suffragio di cinquantamila firme di cittadini le province di Perugia e di Terni. \tNon si pu\u00f2 dunque non rilevare come nella definizione regionale del territorio dell’Umbria, per le oggettive variet\u00e0 di influssi culturali, nulla era unitario e tutto era informato al locale e al municipale. E di tale influenza municipalistica ancora oggi \u00e8 fortemente permeata la nostra regione. 7.\tL’attivit\u00e0 di riordino istituzionale \tNel 1970, con la nascita dell’ente Regione, si \u00e8 assistito ad una progressiva formazione di strutture intermedie settoriali. Per primi, accanto alle due province, sono sorti 12 comprensori economico – urbanistici, che, attraverso raggruppamenti di territori omogenei, dovevano corrispondere ai mutamenti di vocazione intervenuti sul territorio regionale. Poi \u00e8 stata la volta di altri organismi (Ussl, Azienda Turismo, Comunit\u00e0 montane). \tVa osservato che una siffatta organizzazione territoriale sotto la guida del Governo regionale, ha determinato un intreccio assolutamente non funzionale rispetto ai servizi prestati. Da qui un’oggettiva difficolt\u00e0 della Regione nel programmare i propri interventi in una logica di quadro legislativo dovendo, allo stesso tempo, dare risposte a pioggia alle esigenze poste. Conseguenza di ci\u00f2 \u00e8 stato che se da un lato l’attivit\u00e0 regionale ha inciso profondamente nella realt\u00e0 economica umbra, dall’altra non sempre \u00e8 riuscita a porre in essere interventi efficaci tesi ad eliminare la presenza degli squilibri territoriali esistenti. \tSul piano delle competenze funzionali attribuite alla Regione e da essa ai Comuni, alle Province, alle Comunit\u00e0 montane e ad altri enti locali, in attuazione della cosiddetta riforma Bassanini ha provveduto la legge regionale 2 marzo 1999 concernente appunto il riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi del sistema regionale e locale delle autonomie dell’Umbria. Con tale strumento normativo, la Regione \u00e8 stata messa in condizione di operare scelte di allocazione delle funzioni amministrative pi\u00f9 consone alle proprie peculiarit\u00e0 territoriali, economiche e sociali, nel rispetto della stessa L. 59\/97 e del principio di sussidiariet\u00e0. 8. L’attivit\u00e0 legislativa della Regione\tEsaminando alcuni aspetti particolari, in Umbria come in altre realt\u00e0 dell’Italia centrale si \u00e8 assistito allo sviluppo della piccola e media impresa (1), soprattutto nella provincia di Perugia, accanto alla crisi profonda dell’industria pubblica presente in regione, alla felice conclusione dei processi di privatizzazione dei grandi insediamenti siderurgici e al passaggio di propriet\u00e0 di importanti e storici gruppi privati. Il calo crescente dell’occupazione in agricoltura \u00e8 stato compensato dagli occupati nei settori manifatturiero e del terziario pubblico e privato. \tDi fronte alla crisi degli anni ’90, la Regione \u00e8 stata impegnata sul piano della rete istituzionale e dell’intervento pubblico in un’ottica di programmazione intesa come uso razionale delle risorse disponibili. Tale impegno oggi pi\u00f9 che mai si rende necessario nel contesto di crescente integrazione internazionale e di rispetto di vincoli posti dall’Unione europea. L’Umbria in questo senso ha dato prova di possedere una cultura delle istituzioni, che le permette di essere tra le Regioni che maggiormente utilizzano gli strumenti comunitari in tutte le direzioni possibili. \tL’attivit\u00e0 legislativa della Regione Umbria si caratterizza, infatti, per una preponderanza di interventi di natura amministrativa a prevalente contenuto finanziario. Da questo punto di vista non \u00e8 stato dato respiro ad una necessaria programmazione di provvedimenti – cornice utili per una definizione dell’identit\u00e0 regionale aperta al confronto con le altre regioni italiane e il resto d’Europa, se non in maniera parziale e contingente (2). 9.\tProvvedimenti d’interesse ecclesiale\tI rapporti tra Regione civile e istituzione ecclesiale sono stati disciplinati in prevalenza con Intese su materie di interesse comune. Poste alcune disposizioni circa contributi per la celebrazione di anniversari centenari (san Francesco d’Assisi e beata Angela da Foligno) ovvero per le celebrazioni annuali in onore del Santo Serafico e di san Benedetto da Norcia (LR 26\/95), un’eccezione \u00e8 certamente costituita dalla LR 39\/87, oggi abrogata con l’art. 39 della LR 8\/94, che per la prima volta in Italia riconosceva, normandola, l’attivit\u00e0 di accoglienza degli istituti religiosi. \tPer quanto concerne le intese, esse riguardano per lo pi\u00f9 la salvaguardia e la valorizzazione dei beni e dei servizi culturali forniti da enti ecclesiastici ma di interesse pubblico. A tale proposito si ricorda il Protocollo d’intesa sottoscritto il 22 febbraio 1994 tra la Regione Umbria e la Conferenza episcopale umbra per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni e servizi culturali ecclesiastici. Un ulteriore accordo, in fase di prossima sottoscrizione, prevede l’allestimento di reti museali e di altri beni ecclesiastici per una loro fruizione aperta alla comunit\u00e0 regionale tutta. \tTutti questi strumenti contemplano anche altre materie, come l’Intesa tra i medesimi suddetti enti del 26 gennaio 1995 per l’istituzione di un Osservatorio regionale sulle povert\u00e0 in Umbria, organizzato con successiva convenzione del 2 marzo 1995 tra Regione, Caritas regionale e IRRES. In quest’ultima Intesa si auspica una sinergia tra la realt\u00e0 civile e quella ecclesiale, che fondata “su uno stesso spirito di servizio possa contribuire a sollecitare su queste problematiche l’attenzione dell’intera comunit\u00e0 regionale concorrendo cos\u00ec alla promozione ed alla crescita di un’autentica cultura della solidariet\u00e0”. Un’ulteriore recente Protocollo d’Intesa ha, infine, riguardato l’assistenza religiosa di confessione cattolica presso le strutture di ricovero del Servizio sanitario regionale. \tL’incontro tra istituzione civile ed ecclesiale ha certamente trovato un momento culminante negli ultimi anni in occasione della preparazione del Grande Giubileo del 2000. Anche in questa occasione \u00e8 stata siglata una prima Intesa il 22 febbraio 1996, per disciplinare il particolare evento, si spirituale e religioso ma con implicazioni organizzative afferenti la sfera delle competenze civili. Per un’individuazione degli interventi da effettuare in attuazione delle previsioni in favore di localit\u00e0 al di fuori del Lazio, una seconda Intesa venne siglata il 17 dicembre 1997. \tSi ritiene di dover osservare in conclusione di quest’ultimo punto che i rapporti Regione – Chiesa cattolica in Umbria sono stati condotti da parte dell’ente regionale sempre all’insegna dell’intervento funzionale e contingente, essendo mancate iniziative di pi\u00f9 largo respiro atte a sottolineare la peculiarit\u00e0 della presenza cristiana anche in Umbria. D’altra parte \u00e8 pur vero che questa linea di condotta risulta perfettamente legittima visto che nello Statuto regionale (cfr. art. 9) non si fa alcun riferimento alla innegabile valenza che tale presenza ha avuto nel corso dei secoli e continua ad avere nella vita di questa regione. 10.\tAlcuni orientamenti di sintesi\tL’ampiezza e la profondit\u00e0 della storia del regionalismo in Umbria si intrecciano con gli elementi peculiari della storia istituzionale e politica. Non si pu\u00f2 certo disconoscere l’impegno con il quale diverse tradizioni politiche hanno contribuito a radicare nel tessuto civile e politico della regione un’identit\u00e0 politica coerente con i valori costituzionali anche se, inevitabilmente, condizionata dallo sviluppo delle diverse culture politiche. \tCi\u00f2 nonostante si pu\u00f2 oggi attingere solo in parte alla tradizione del regionalismo umbro per ispirare l’azione di riforma politica legata alla revisione dello Statuto regionale. Molti simboli della recente storia regionale e parte delle politiche che in essa hanno trovato espressione mostrano tutti i limiti di una cultura istituzionale costruita su una visione ottimistica dell’intervento dei pubblici poteri a fini sociali e sulla sottovalutazione degli effetti perversi della crescita delle burocrazie pubbliche. \tIl sistema politico regionale, sempre pi\u00f9 condizionato dall’intreccio tra burocrazie di partito e burocrazie pubbliche (3), ha cos\u00ec intrapreso politiche di intervento sempre pi\u00f9 costose (come implicitamente denunciato dal recente proposito di costruire una nuova Regione “leggera”) (4), finendo con lo scivolare lentamente verso un modello istituzionale socialmente invasivo, spesso centralistico, legato da una forte dipendenza amministrativa, economica e finanziaria dai poteri centrali (cio\u00e8 dalle \u00e9lite nazionali dei partiti, dal vecchio sistema delle partecipazioni statali e dai trasferimenti assicurati dai meccanismi della spesa pubblica). Hanno cos\u00ec pi\u00f9 difficilmente trovato spazio, nel momento se ne avvertiva l’urgenza, politiche di sviluppo fondate sul protagonismo delle comunit\u00e0 locali e sulla loro capacit\u00e0 di costruire reti territoriali in grado di moltiplicare i fattori di crescita. \tIl regionalismo in Umbria \u00e8 dunque un’eredit\u00e0 complessa dalla quale – in qualche caso – prendere anche le distanze. E tuttavia il nuovo non pu\u00f2 che costruirsi partendo dal meglio che la storia politica regionale ha dato, sul piano delle istituzioni come su quello delle singole tradizioni politiche. Per un governo regionale efficiente e responsabile11.\tPremessa\tLa riforma dello Statuto regionale rappresenta un passaggio molto importante per valutare l’attenzione della classe dirigente umbra alla questione dell’efficienza e della responsabilit\u00e0 delle istituzioni politiche. \tDiversi assetti istituzionali possono naturalmente condurre a risultati soddisfacenti, sia sul piano dell’efficienza che su quello della responsabilit\u00e0. Tuttavia, in questo specifico passaggio storico, la revisione dello Statuto regionale ruota attorno ad alcuni problemi istituzionali che assumono rilevanza strategica: la forma di governo; la legge elettorale (limitatamente ai criteri fondamentali); le competenze regionali in relazione alle competenze dei Comuni e delle Province; le garanzie relative all’azione dei pubblici poteri; il principio di sussidiariet\u00e0; le relazioni esterne della Regione. Conseguentemente non tutte le soluzioni possibili soddisfano, ai nostri occhi, le esigenze poste da questo documento. \tDue chiarimenti di carattere generale sembrano necessari per orientare la lettura di questa parte del documento. Innanzi tutto, a differenza di quanto molti vanno dicendo, la diversit\u00e0 di soluzioni istituzionali tra Regione e Regione rappresenta la fisiologia e non la patologia del sistema. Anche la Regione dell’Umbria dovr\u00e0 quindi individuare la sua soluzione istituzionale ai problemi del suo governo regionale. In secondo luogo non bisogna dimenticare che le diverse soluzioni offerte alle questioni che abbiamo riassunto dipendono dai diversi orientamenti politici e, quantomeno in eguale misura, dalle diverse “coalizioni di interesse” che si costituiscono a sostegno o contro le singole proposte. \tE’ opportuno, infine, esplicitare l’obiettivo strategico che \u00e8 stato assunto e che d\u00e0 conto degli orientamenti contenuti in questo documento. Scopo principale della revisione dello Statuto regionale dovrebbe essere quello di favorire lo sviluppo di un’azione di governo meno invasiva, cio\u00e8 consapevole del suo limite rispetto agli altri ambiti di organizzazione della societ\u00e0 (economia, scienza, religione); pi\u00f9 forte, cio\u00e8 capace di prendere decisioni, di farle attuare e di valutarne gli effetti; e pi\u00f9 responsabile, cio\u00e8 pi\u00f9 adeguata alle necessit\u00e0 del giudizio degli elettori. Un’azione, in altri termini, pi\u00f9 efficiente e pi\u00f9 responsabile. 12.\tIl sistema di governo: rafforzare la capacit\u00e0 decisionale\tUna prima questione riguarda il ruolo ed il peso del Presidente della Regione nel sistema politico e, pi\u00f9 esattamente, in quel reticolo di rapporti che lo lega alla sua Giunta ed alla maggioranza che lo sostiene nel Consiglio regionale. In questa sede possono compiersi scelte decisive per garantire quel modello di governo forte, responsabile ma non invasivo cui abbiamo accennato. \tLe diverse tendenze volte ad indebolire la posizione del Presidente della Regione – sul presupposto che la sua forza, acquisita con l’elezione diretta, debba essere in qualche modo circoscritta dall’ampliamento dei poteri del Consiglio regionale – ci pare che corrano il rischio di riportare indietro il dibattito istituzionale, abbandonando il tema della capacit\u00e0 di decisione dell’Esecutivo che \u00e8, viceversa, una risorsa a vantaggio dell’efficienza e della trasparenza nei confronti degli elettori. \tPer questo sembra opportuno sottolineare i limiti e le contraddizioni di queste tendenze: non per una pregiudiziale adesione ad un modello istituzionale piuttosto che ad un altro, quanto per la convinzione che – in questo passaggio storico – risulter\u00e0 decisiva la capacit\u00e0 di produrre assetti istituzionali efficienti e responsabili. \tPer questo occorre consentire al Presidente della Regione di governare (con l’apporto della sua Giunta e della sua maggioranza consiliare), non trascurando – se necessario – l’inserimento di ulteriori misure di razionalizzazione della forma di governo tra le quali, in primo luogo, la disponibilit\u00e0 di efficaci strumenti di controllo delle politiche di bilancio. Allo stesso tempo \u00e8 necessario garantire all’opposizione i mezzi per esercitare la sua funzione che \u00e8 di critica e di controllo (e non di negoziazione e di cogestione). Una politica pi\u00f9 forte e meno invasiva ha bisogno di vedere rafforzate le capacit\u00e0 di decisione e ridotte le incertezze nella individuazione delle responsabilit\u00e0, rendendo trasparenti i meccanismi di imputazione personale dell’azione politica. 13.\tRidurre la frammentazione e rafforzare il bipolarismo\tLe questioni della trasparenza e della capacit\u00e0 decisionale tornano in campo anche in materia di sistema elettorale, cio\u00e8 a proposito delle modalit\u00e0 di relazione tra elettori ed eletti che includono la legge elettorale, la legislazione elettorale di contorno ed il funzionamento del sistema dei partiti. \tIn questo caso diversi sono per\u00f2 gli strumenti da adottare per raggiungere il medesimo obiettivo: garantire che l’elezione diretta del Presidente della Regione si accompagni alla riduzione del potere di condizionamento delle forze non coalizzabili; contenere la frammentazione del sistema dei partiti; dare pieno sviluppo della dinamica bipolare; tutelare le istituzioni dall’ingerenza degli apparati dei partiti. \tPer questo sembra opportuna la piena conferma del sistema di elezione diretta del Presidente della Regione che potrebbe essere anche utilmente accompagnata dall’introduzione – a rafforzamento del potere di scelta dell’elettore, come ha insegnato la felice esperienza dei Sindaci dopo il 1993 – del doppio turno con ballottaggio. \tPer quanto riguarda il sistema elettorale per l’elezione del Consiglio regionale, la ricerca del rispetto del principio di rappresentativit\u00e0 politica e territoriale dovrebbe essere equilibratamente perseguita, limitando il ricorso a sistemi elettorali proporzionali pi\u00f9 o meno puri a vantaggio di meccanismi di contenimento degli effetti di frammentazione partitica (sistemi misti, soglie di sbarramento, collegi elettorali ridotti, liste bloccate, etc.). Campagne elettorali, finanziamento della politica e selezione dei candidati dovrebbero infine essere regolate allo scopo di ridurre gli effetti di frammentazione del sistema dei partiti. Grande attenzione dovr\u00e0 essere posta al tema delle azioni positive rivolte a rimuovere gli ostacoli che impediscono una reale parit\u00e0 di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive. \tE’ da precisare che in questa materia ci troviamo di fronte ad una concorrenza di fonti normative: statuto, legge nazionale e legge regionale di disciplina del sistema elettorale. E’ tuttavia decisivo sottolineare come forma di governo e sistema elettorale debbano essere progettate e realizzate congiuntamente e coerentemente. 14.\tCostruire un modello rispettoso del pluralismo istituzionale\tIl tema delle relazioni tra Regione ed Autonomie locali \u00e8 particolarmente importante. Si tratta di definire un sistema di rapporti che scongiuri il rischio per cui al centralismo statale si sostituisce un neo-centralismo regionale, comprimendo lo spazio costituzionalmente garantito alle Autonomie locali e contraddicendo il cuore del principio di sussidiariet\u00e0 (5). \tMolte le questioni che interessano la revisione statutaria. In linea generale occorre sostenere un modello di relazioni nel quale i Comuni siano concepiti come uno dei livelli di governo costituzionalmente protetti, titolari della generalit\u00e0 delle funzioni amministrative, fatte salve quelle riservate alle Province, alle Regioni, allo Stato ed alle Autonomie funzionali. E non, viceversa, come terminali esecutivi delle politiche regionali\tPer far questo occorre agire su pi\u00f9 fronti. Innanzitutto occorre introdurre limiti statutari all’attivit\u00e0 legislativa regionale in materia di Autonomie locali, in attuazione di una lettura autonomistica della Costituzione e dei principi di sussidiariet\u00e0, adeguatezza e differenziazione contenuti nella riforma del suo Titolo V recentemente entrata in vigore. \tIn secondo luogo si ravvisa la necessit\u00e0 di circoscrivere lo spazio della funzione di indirizzo e coordinamento con disposizioni statutarie che ne impediscano un uso centralistico. \tIn terzo luogo occorre collocare il Consiglio delle Autonomie locali in una posizione strategica nella definizione degli atti legislativi, regolamentari ed amministrativi che riguardano le competenze delle Autonomie locali, con la previsione statutaria di poteri di rinvio (e, se del caso, di pareri obbligatori) e di adeguate strutture tecniche di supporto indipendenti dagli apparati burocratici regionali. \tInfine si deve puntare alla definizione di un sistema “ordinamentale” di trasferimenti finanziari dalla Regione alle Autonomie locali, sottratto ai “capricci” del bilancio annuale di previsione della Regione e legato alla partecipazione al gettito tributario regionale. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Presentazione Sono lieto di presentare questo documento elaborato dalla Consulta regionale per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace, della Conferenza episcopale umbra. E’ un testo che offre alcune prospettive in vista della elaborazione dello Statuto regionale, nella consapevolezza che la riforma dello Statuto, nel quadro della recente revisione costituzionale che […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"footnotes":""},"categories":[3691,6797,30,10],"tags":[1329],"acf":[],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/2277"}],"collection":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/1"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=2277"}],"version-history":[{"count":1,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/2277\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":49679,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/2277\/revisions\/49679"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=2277"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=2277"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=2277"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}