{"id":2271,"date":"2002-03-08T00:00:00","date_gmt":"2002-03-08T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2271"},"modified":"2021-12-02T19:03:24","modified_gmt":"2021-12-02T17:03:24","slug":"il-motto-del-suo-stemma-episcopale-nulla-anteporre-a-cristo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-motto-del-suo-stemma-episcopale-nulla-anteporre-a-cristo\/","title":{"rendered":"Il motto del suo stemma episcopale “Nulla anteporre a Cristo”"},"content":{"rendered":"

Sembrerebbe un’intervista. Assolutamente no. Tentiamo solo di metter gi\u00f9 una conversazione improvvisata, senza nulla di preordinato, con un registratore tascabile. Ma questa ci d\u00e0 il vero don Gino.Abbiamo saputo del suo motto episcopale, quello a cui si ispirer\u00e0 per tutta la vita: “Nulla anteporre a Cristo”. Ci potrebbe dire le ragioni della scelta?”Il motto \u00e8 tratto dalla Regola di san Benedetto ‘Nihil Christo anteponere’ e mi pare descriva in maniera profonda e totale il ministero del vescovo nella Chiesa: ‘nulla anteporre a Cristo Ges\u00f9, nulla anteporre alla Chiesa, nulla anteporre al servizio del Signore che incontriamo nel volto e nella storia di ogni fratello’. Il richiamo benedettino, oltre a conservare il ricordo e il legame con la mia terra d’origine, mi aiuter\u00e0 a tenere fisso lo sguardo su Ges\u00f9, unico pastore del suo gregge e a conformarmi a lui nel servizio che sono chiamato a svolgere nella diocesi di Porto-Santa Rufina”. Dica la verit\u00e0: il potere non d\u00e0 un po’ alla testa?”Quale potere? Il Vescovo conserva oggi la potest\u00e0 nella Chiesa, ma si tratta di intenderci. Sono finiti i tempi del potere fine a se stesso e, grazie a Dio, vanno anche scomparendo quei segni equivoci che potrebbero far pensare a un potere sui fedeli. La potest\u00e0 del Vescovo \u00e8 il dono che Cristo stesso gli affida, di diventare guida e maestro nel popolo. Il contenuto e lo stile dell’esercizio del ministero episcopale rimangono quelli di Cristo stesso che ammonisce i suoi discepoli, primi fra tutti i vescovi, a farsi servi dei fratelli: ‘Il primo di voi sia come colui che serve’. Ogni vescovo perci\u00f2 eserciter\u00e0 il suo ufficio e la sua potest\u00e0 nella misura in cui sapr\u00e0 essere attento alle attese della gente, dei poveri, e vorr\u00e0 dedicare interamente la sua vita alla Chiesa, senza misurare minimamente le forze nel lavoro di evangelizzazione e di santificazione del popolo”. Dunque, un’autentica vocazione al servizio. Per lei, certo niente di nuovo, tali e tanti sono i servizi da lei gi\u00e0 affrontati fra noi. Un buon tirocinio per il suo nuovo Ministero!”Ogni prete \u00e8 chiamato al servizio. E la mia esperienza \u00e8 quella di tutti i nostri preti. Ho cercato sempre di servire la Chiesa attraverso quegli uffici che giorno per giorno mi venivano richiesti: nella parrocchia, nel mondo delle comunicazioni, nella scuola, nel Tribunale ecclesiastico, nella cura dei beni culturali della Chiesa, nell’Ufficio di Vicario generale della diocesi”. Ma ha in mente qualche servizio che ricorda particolarmente ricco di indicazioni per la sua nuova missione?”Un servizio che negli ultimi tempi mi \u00e8 stato chiesto \u00e8 stato quello del coordinamento dei lavori del Sinodo diocesano che la Chiesa di Spoleto-Norcia sta celebrando. Un servizio fatto soprattutto di ascolto. E poi di aiuto ai sinodali che, con attese e stili diversi, hanno preso a cuore questa formidabile grazia nella diocesi. Il mio compito \u00e8 stato quello di mettermi, ancora di pi\u00f9 se cos\u00ec si pu\u00f2 dire, in sintonia e in perfetta collaborazione con l’Arcivescovo che ha voluto condurre la nostra Chiesa sulla strada della sinodalit\u00e0 e della pi\u00f9 profonda comunione. Ho visto, durante questi due anni, tanta gente, tanti laici impegnarsi con grande passione ai lavori sinodali e molti di essi mi hanno dato l’esempio di come si ama e si serve la Chiesa”. Monsignor Fontana, il nostro arcivescovo, ha voluto definirla il “prete dei terremotati”. Vorrebbe dirci qualcosa in proposito?”Il terremoto fa parte della nostra storia; la nostra terra \u00e8 stata sempre ballerina. Ricordo ancora la paura provocata dal terremoto della Valnerina nel 1979. Era di notte e cercai subito di visitare la gente delle mie comunit\u00e0: la trovai spaventata e disorientata di fronte ai danni provocati dal sisma e ai cinque morti che vi furono. Le nostre case furono in gran parte distrutte e cominci\u00f2 per tutti un lungo periodo di vita prima in tenda e poi nei containers. Anche le nostre chiese furono rese inagibili e noi celebravamo l’Eucaristia all’aperto. Mi tocc\u00f2 fare molti funerali in quelle condizioni, anche sotto la pioggia. Poi cominci\u00f2 la faticosissima opera di ricostruzione e mi trovai caricato della responsabilit\u00e0 su questo fronte. Non avevamo ancora finito quel lavoro che vennero altri terremoti fino a quello del 1997 che mi fece fare terribili esperienze in diretta, come la distruzione di Sellano e quella di Preci. Dobbiamo certo convivere con il terremoto che \u00e8 un banco di prova della capacit\u00e0 che abbiamo di essere solidali con la gente che soffre”. Partire \u00e8 un po’ morire: lo dicono tutti, specie quelli che restano, in un vuoto innaturale e amaro. Anche oggi cos\u00ec?”Subito dopo la pubblicazione della mia nomina, la liturgia ci ha fatto leggere la vocazione di Abramo: ‘Vattene dal tuo paese e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicher\u00f2… Allora Abramo part\u00ec, come gli aveva ordinato il Signore’. Voglio avere la stessa fiducia di Abramo, e parto come mi ha ordinato il Signore. Certo, sento la difficolt\u00e0 del distacco da questa terra, da questa Chiesa, da tante persone che mi hanno aiutato e mi hanno voluto bene, ma so anche che la nuova destinazione non mi porta lontanissimo e i legami dureranno. Incontrer\u00f2 a Porto-Santa Rufina tanta gente che \u00e8 nata qui e \u00e8 partita prima di me verso quella terra. La loro emigrazione certamente fu dura perch\u00e9 li spingeva la necessit\u00e0 di trovare un lavoro e nuova speranza di vita. Quella terra e quella Chiesa il Signore vuole che siano la mia terra e la mia Chiesa. Sia benedetto il Signore”. Dunque, il regista \u00e8 Lui, il Signore. Allora andr\u00e0 bene anche per noi. Dica una preghiera per noi e ci benedica.”Con tutto il cuore. Sempre vicini, in Cristo non ci sono distanze”. La consacrazione nel fulgore di PasquaLa Consacrazione episcopale di mons. Gino Reali avr\u00e0 luogo nella cattedrale di Spoleto nel pomeriggio della domenica in Albis, 7 aprile. Presumibilmente alle 17.00, ma avremo modo di comunicare successivamente ogni dettaglio con estrema precisione. Arcivescovo consacrante, cui si collegheranno gli eccellentissimi conconsacranti, sar\u00e0 il nostro mons. Riccardo Fontana, il pi\u00f9 vicino, spiritualmente e psicologicamente, al nuovo eletto. Oltre al nostro presbiterio, si assoceranno come concelebranti molti altri amici e confratelli di altre diocesi, a cominciare dai numerosi vescovi. Ci auguriamo che la splendida liturgia ci faccia sentire in profondit\u00e0 cosa \u00e8 veramente la Chiesa, il capolavoro di Dio nella storia dell’uomo. L’ultima ordinazione episcopale nella nostra cattedrale fu quella di mons. Giuseppe Chiaretti, attuale arcivescovo di Perugia-Citt\u00e0 della Pieve. E… ha portato veramente bene. La nuova ordinazione rinverdir\u00e0 una tradizione che \u00e8 tradizione di secoli.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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