{"id":2227,"date":"2002-02-22T00:00:00","date_gmt":"2002-02-22T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2227"},"modified":"2002-02-22T00:00:00","modified_gmt":"2002-02-22T00:00:00","slug":"in-un-convento-nei-pressi-di-assisi-rivive-larte-delle-icone","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/in-un-convento-nei-pressi-di-assisi-rivive-larte-delle-icone\/","title":{"rendered":"In un convento nei pressi di Assisi rivive l’arte delle icone"},"content":{"rendered":"

E’ l’arte sacra per eccellenza nella Chiesa ortodossa ed oggi \u00e8 ricercata e praticata anche nella Chiesa cattolica. L’iconografia, l’arte di dipingere le icone, sta interessando sempre pi\u00f9 persone, non necessariamente artisti. Il corso che si \u00e8 tenuto a Rocca Sant’Angelo di Petrignano di Assisi, ne \u00e8 la dimostrazione. La comunit\u00e0 “Adveniat” (fondata vent’anni fa, si ispira a san Francesco e all’esperienza del Rinnovamento nello Spirito) ne ha gi\u00e0 organizzati altri e dall’autunno scorso ha iniziato un corso con cadenza settimanale seguito da una decina di persone. I corsi di iconografia si tengono nell’oratorio della chiesa dell’Eremo di Santa Maria in Arce, trasformato in laboratorio, che conserva alle pareti affreschi di scuola umbra del XIV\/XV secolo. Spicca il contrasto tra una Madonna con bambino dai tratti molto umani e la solennit\u00e0 della Madonna dell’icona che gli allievi stanno riproducendo. Il corso conclusosi la settimana scorsa era seguito da quindici persone, tra di loro due suore di clausura, un pensionato, un sacerdote in ‘anno sabbatico’, una casalinga, ed una giovane pugliese, Michela, che vorrebbe fare di questa arte sacra una attivit\u00e0 per vivere. Idea da criticare? Qualcuno potrebbe pensarlo. Ma il commercio non \u00e8 il fine di chi dipinge icone, che pure chiede il giusto compenso per l’opera svolta. A dirlo \u00e8 il “maestro” iconografo che ha guidato gli allievi nell’arte dell’icona, Giovanni Raffa, calabrese, che a soli 33 anni ne conta gi\u00e0 16 di esperienza e di corsi frequentati sotto la guida di “maestri” russi. Giovanni, e sua moglie Laura vivono di icone. Entrambi iconografi, si sono conosciuti ad un corso ed ora vivono nella citt\u00e0 di lei, Perugia. “Quando ho iniziato nessuno sapeva cosa fosse un’icona – racconta Giovanni – oggi tutti le conoscono e le comprano o vogliono imparare a farle, con un fine ben chiaro: pregare”. Ma il “maestro” non insegna a pregare, bens\u00ec a realizzare l’icona. Insegna la tecnica: come si comincia, come si stende il colore, come si fanno le ombre sui volti, la dorature e cos\u00ec via. Spiega anche cos’\u00e8 un’icona, la simbologia di cui \u00e8 ricca, e parla anche delle due correnti di iconografi che si confrontano sul tema della innovazione. In questi ultimi dieci anni, infatti, \u00e8 cresciuto il numero degli iconografi e sono soprattutto laici. Pochissimi monaci, frati, preti e suore. Non c’\u00e8 da stupirsi molto. In realt\u00e0 anche in oriente, in Russia, molti iconografi sono dei laici, magari sposati e con figli (come lo sono i preti ortodossi iconografi) e sono anche donne. L’idea secondo cui le icone sarebbero dipinte da monaci in preghiera \u00e8 pi\u00f9 un “mito” legato ai nomi di alcuni grandi maestri iconografi monaci, che una realt\u00e0 d’oggi. Se il maestro insegna la tecnica all’aspirante iconografo resta il dovere di coltivare la propria fede e la propria spiritualit\u00e0 perch\u00e9 quell’opera d’arte che \u00e8 l’icona nasce e vive, secondo la tradizione, in quanto “opera non fatta da mani d’uomo bens\u00ec dallo Spirito Santo”. Basta richiamare alla memoria le tre icone pi\u00f9 conosciute: “la Trinit\u00e0” di Rubliev, il “Ges\u00f9 Maestro” e la “Madonna della tenerezza”, solo per fare degli esempi. Ma in che modo e, soprattutto, chi pu\u00f2 oggi in Italia ‘certificare’ che quel “maestro” piuttosto che l’altro lavora guidato dallo Spirito Santo e che nella sua opera risplende l’immagine divina? Luigina, una delle fondatrici della comunit\u00e0 “Adveniat”, quella che ha desiderato e proposto i corsi di iconografia presso il convento, dopo averne seguiti alcuni, teme che la dimensione spirituale possa passare in secondo piano in alcune esperienze di iconografi e nel modo in cui vengono proposti alcuni corsi. “Certo qui abbiamo la condizione ideale – commenta Giovanni Raffa – perch\u00e9 con la comunit\u00e0 viviamo la preghiera e la meditazione della Parola di Dio, e anche quando lavoriamo \u00e8 pi\u00f9 facile farlo in spirito di preghiera”. La conferma arriva dai partecipanti al corso. Le suore di clausura come la giovane Michela e gli altri, raccontano di un dipingere che, se gi\u00e0 di per s\u00e9 sarebbe rilassante, acquista una profondit\u00e0 legata al soggetto che hanno tra le mani: il Ges\u00f9 maestro o Maria madre di Dio. Tra il canto gregoriano, spiegazioni e anche risate, per otto ore al giorno, per dieci giorni, gli allievi hanno gli occhi puntati sul grande mistero dell’amore di Dio. Un amore che ha preso un volto umano e che, solo grazie a questo, spiega il maestro iconografo, gli uomini possono osare rappresentarlo. E lo fanno in punta di piedi temendo di rinchiudere in un disegno ci\u00f2 che, dice la Bibbia “i cieli non possono contenere” al punto che nell’ebraismo come nell’islam \u00e8 proibito farsi immagini di Dio. E’ per questo che lo sguardo di Ges\u00f9 e della Madonna o dei santi rappresentati dalle icone spesso va oltre chi la guarda, come a rinviare ad una realt\u00e0 ulteriore, invisibile al solo occhio umano.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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