{"id":22235,"date":"2014-02-13T17:41:57","date_gmt":"2014-02-13T15:41:57","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=22235"},"modified":"2015-07-31T12:08:49","modified_gmt":"2015-07-31T10:08:49","slug":"foibe-gli-europei-hanno-capito","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/foibe-gli-europei-hanno-capito\/","title":{"rendered":"Foibe: gli europei hanno capito?"},"content":{"rendered":"
\"Operazioni<\/a>
Operazioni di recupero dei resti delle vittime in una Foiba<\/figcaption><\/figure>\n

Sono trascorsi due lustri da quando il Parlamento italiano, il 30 marzo 2004, ha istituito il Giorno del Ricordo, scegliendo la data del 10 febbraio per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e dell\u2019esodo giuliano-dalmata. Sono trascorsi quasi 70 anni; i testimoni diretti si riducono di stagione in stagione, e per questo diviene ancora pi\u00f9 impellente il dovere della memoria. Ma non per antistoriche rivendicazioni territoriali o per pericolosi (e purtroppo sempre e ovunque presenti) rigurgiti nazionalistici. Non affidare quegli avvenimenti all\u2019oblio della Storia, risponde, innanzitutto, al dovere di onorare il debito morale che il nostro Paese ha contratto con coloro che patirono violenze fisiche e morali inenarrabili, e la cui vicenda per troppo tempo \u00e8 stata avvolta nel silenzio connivente delle istituzioni. Quasi dovesse essere loro addebitata la colpa per essere state le vittime di un regime \u2013 quello di Tito \u2013 che nella sua cieca violenza non si distaccava da quelli, nazista e fascista, che l\u2019avevano preceduto in quegli stessi territori, cercando nell\u2019ideologia la propria giustificazione. Se quegli uomini e quelle donne a migliaia avevano concluso la loro esistenza terrena nelle foibe che violentano la pietra del Carso penetrando nella sua anima pi\u00f9 profonda; se avevano dovuto abbandonare, da un giorno all\u2019altro, le loro case di Fiume o di Pola, i loro cari nei cimiteri sparsi in tanti paesini di Istria e Dalmazia; se tutto questo era avvenuto, un motivo \u201cvalidante\u201d doveva esserci stato. Dinanzi a chi \u201cpretendeva addirittura\u201d di conoscere il luogo dove recitare una preghiera e portare un fiore in ricordo dei propri familiari, le porte rimanevano sempre chiuse: era meglio che di loro non si parlasse e che sulle loro storie scendesse una damnatio memoriae<\/em> durata oltre mezzo secolo. Ma c\u2019\u00e8 un secondo, forse ancora pi\u00f9 importante motivo, per cui \u00e8 importante celebrare la giornata del 10 febbraio. Gli avvenimenti di allora devono rappresentare un monito per gli europei di oggi, specie per le nuove generazioni. Nelle foibe non sono finiti italiani, sloveni, tedeschi, militari, funzionari pubblici, sacerdoti\u2026 sono finiti uomini e donne di lingua, cultura, religione diverse ma divenuti fratelli e accomunati nello stesso tragico destino dell\u2019essere vittime di una violenza cieca e brutale il cui obiettivo principale era distruggere la dignit\u00e0 dell\u2019uomo. Il resto (l\u2019ideologia, il credo politico\u2026) erano solo tentativi per cercare di giustificare quello che in ogni caso non poteva n\u00e9 doveva n\u00e9 deve essere giustificato. A leggere per\u00f2 la storia europea di questi ultimi decenni, a ripensare a quanto avvenuto nei Paesi della ex Jugoslavia alla fine del secolo scorso, ci rendiamo conto di come troppo breve sia la nostra memoria. \u201cPulizia etnica\u201d, fosse comuni, deportazioni di massa sono parole ritornate frequentemente nelle cronache dei mass media. Per essere, altrettanto velocemente, dimenticate. Fino alla prossima occasione. Eppure, per i credenti, il dovere del ricordo non avrebbe senso se non si accompagnasse a un preciso impegno per la riconciliazione. Una riconciliazione che va ben oltre il perdono ma indica un gesto da compiere insieme: \u201cNon possiamo non intraprendere \u2013 ricord\u00f2 il beato Giovanni Paolo II<\/strong> durante la sua storica visita a Sarajevo nell\u2019aprile 1997 \u2013 il difficile ma necessario pellegrinaggio del perdono che porta a una profonda riconciliazione\u201d. E solo da esso, sia detto senza retorica, pu\u00f2 passare la costruzione di un futuro diverso per il nostro Continente. Un impegno, ancora pi\u00f9 impellente e significativo, se espresso in questo 2014 in cui si ricordano i 100 anni dall\u2019inizio di quella che la voce inascoltata e solitaria di Papa Benedetto XV defin\u00ec la \u201cinutile strage\u201d.<\/p>\n

A Perugia e Marsciano<\/h3>\n

Il \u201cGiorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell\u2019esodo giuliano – dalmata, delle vicende del confine orientale\u201d \u00e8 stato celebrato con una cerimonia ufficiale anche a Perugia con la deposizione di una corona di alloro nel parco \u201cVittime delle foibe\u201d di Madonna Alta. La Giunta comunale era rappresentata dall\u2019assessore Lorena Pesaresi, presenti la presidente del Comitato 10 Febbraio, Raffaella Rinaldi, il consigliere Varasano e il consigliere Castori. Anche a Marsciano \u00e8 stata deposta una corona di alloro in largo Vittime delle foibe, nella zona del palazzetto dello sport.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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