{"id":21696,"date":"2014-01-23T17:24:18","date_gmt":"2014-01-23T15:24:18","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=21696"},"modified":"2015-07-15T12:53:09","modified_gmt":"2015-07-15T10:53:09","slug":"tesori-darte-nella-storia-dei-cappuccini-in-umbria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/tesori-darte-nella-storia-dei-cappuccini-in-umbria\/","title":{"rendered":"Tesori d\u2019arte nella storia dei Cappuccini in Umbria"},"content":{"rendered":"
\"Palma<\/a>
Palma il Giovane, Crocifissione<\/figcaption><\/figure>\n

La Provincia dell\u2019Umbria dei frati minori Cappuccini ha di recente dato alle stampe il volume L\u2019arte dei Cappuccini dell\u2019Umbria<\/em>, frutto di un lavoro di ricognizione e catalogazione di tutto il patrimonio mobile a oggi conservato presso i conventi sparsi sul territorio regionale. \u201cDi convento in convento abbiamo preso coscienza di una \u2018collezione\u2019 alquanto ricca di opere d\u2019arte, la maggior parte delle quali mai o poco studiata, detenenti una qualit\u00e0 di tutto rispetto\u201d scrive nella presentazione Marco Droghini<\/strong>, lo storico dell\u2019arte che, insieme alla restauratrice Daniela De Ritis<\/strong>, ha portato avanti il lavoro, coadiuvato da fra\u2019 Daniele Giglio<\/em>, responsabile per la tutela del patrimonio culturale della provincia, e su particolare interesse di padre Antonio Maria Tofanelli<\/strong>, ministro provinciale dei Cappuccini dell\u2019Umbria. Nel giro di due anni e mezzo \u00e8 stato ispezionato tutto il patrimonio, valutandone lo stato di conservazione e schedando dipinti, mosaici, disegni, incisioni, cornici di quadri, sculture, paramenti liturgici, arredi sacri, oreficeria, oggetti d\u2019uso quotidiano e varie suppellettili. Scoprendo che – sottolinea ancora Droghini – \u201csi tratta solo di una minima parte di quanto esistente nel passato, soprattutto se riferita al periodo di massima floridezza, cio\u00e8 al Settecento\u201d. Il patrimonio della provincia dei Cappuccini nei secoli successivi fu infatti oggetto di una forte diaspora dei propri beni mobili e immobili, sia a seguito della soppressione degli Ordini religiosi che per le requisizioni napoleoniche.<\/p>\n

Dalla ricerca risulterebbero dispersi circa gli 8\/10 dell\u2019antico patrimonio. \u201cFattore questo \u2013 spiega ancora Droghini \u2013 che crea seri problemi nella ricostruzione filologica dell\u2019arte dei Cappuccini in Umbria\u201d. Nel volume l\u2019autore ha voluto introdurre la disamina del patrimonio artistico con un contributo dedicato alla ricostruzione della storia della provincia cappuccina, con l\u2019elencazione di tutti i conventi che l\u2019hanno composta, partendo subito dopo l\u2019anno 1525, epoca a cui si fa risalire la diffusione in Umbria dell\u2019Ordine cappuccino. Nel 1605 c\u2019erano 42 conventi (il numero massimo raggiunto in Umbria) che non vennero costruiti tutti ex novo<\/em> ma anche adattando fabbricati esistenti, tra cui primeggiano quelli gi\u00e0 occupati dai Benedettini e piccoli romitori di campagna. Tali conventi con le soppressioni post-unitarie si ridussero di due terzi. La loro forma era ispirata \u201call\u2019altissima povert\u00e0\u201d, come stabilito dalle Costituzioni dell\u2019Ordine, cos\u00ec come \u201cpiccole, povere ed honeste\u201d dovevano essere le chiese, e altrettanto le suppellettili, il corredo liturgico e i paramenti. Altri capitoli sono dedicati alla trattazione delle vie principali di composizione del patrimonio artistico, fino alla problematica della loro dispersione.<\/p>\n

Nella seconda parte del volume, introdotta da un capitolo dedicato agli artisti caratterizzanti i Cappuccini dell\u2019Umbria quali Durante Alberti, Paolo Piazza e altri, vengono presentate le opere pi\u00f9 significative rinvenute: dipinti d\u2019altare e dai conventi, ritratti di san Francesco e dei Cappuccini, stampe e sculture. Un capitolo a parte viene dedicato al ritrovamento pi\u00f9 significativo, il \u201cCrocifisso con la Vergine e i santi Giovanni Evangelista, Maria Maddalena, Francesco, Chiara e angeli\u201d (1610-15), assegnabile a Jacopo Negretti detto Palma il Giovane (Venezia 1548 – 1628), tra i pittori pi\u00f9 celebri del suo tempo. Un lavoro di grande potenza artistica, attualmente depositato nel convento dell\u2019Immacolata Concezione di Assisi ma, secondo quanto tramanda la tradizione orale, rintracciato arrotolato nei primi decenni del Novecento nel convento di Spoleto, il quale al momento non \u00e8 certo se si tratti della collocazione originaria. Attualmente l\u2019opera, alquanto illeggibile nei colori come nelle figure, \u00e8 sottoposta a un delicato restauro da parte di Daniela De Ritis.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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