{"id":21579,"date":"2014-01-16T16:39:26","date_gmt":"2014-01-16T14:39:26","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=21579"},"modified":"2015-08-06T13:01:04","modified_gmt":"2015-08-06T11:01:04","slug":"messaggio-del-papa-per-la-giornata-del-migrante-19-gennaio-urge-una-cultura-dellincontro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/messaggio-del-papa-per-la-giornata-del-migrante-19-gennaio-urge-una-cultura-dellincontro\/","title":{"rendered":"Messaggio del Papa per la Giornata del migrante (19 gennaio). Urge una cultura dell\u2019incontro"},"content":{"rendered":"

\"Lampedusa-sbarchi-immigrati-clandestini\"<\/a>\u00c8 passato un secolo da quando, nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, commosso dalla drammatica situazione di migliaia di rifugiati e profughi e di persone e famiglie espulse dai Paesi europei tra loro belligeranti, Benedetto XV<\/strong> scrisse a tutti i Vescovi italiani invitandoli a celebrare in ogni parrocchia una Giornata di preghiera e di solidariet\u00e0 per i migranti. Da allora, ogni anno, in Italia prima e poi in tutto il mondo, questa Giornata \u00e8 diventata una tappa fondamentale del magistero della Chiesa sulle migrazioni.<\/p>\n

Quest\u2019anno, Papa Francesco<\/strong>, dopo averci sollecitato nelle prime sue due visite in Italia – a Lampedusa e al Centro Astalli di Roma – a guardare al cammino drammatico dei migranti e dei rifugiati, nel suo Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato<\/em> ci invita a leggere le migrazioni come una risorsa per costruire un mondo migliore.<\/p>\n

Di fronte alla paura e ai pregiudizi, alle crescenti discriminazioni nei confronti dei migranti, allo sfruttamento che scade in una rinnovata tratta degli schiavi, Francesco invita anzitutto le nostre comunit\u00e0 cristiane a costruire un alfabeto e uno stile di vita diverso, che aiuti a passare nelle nostre citt\u00e0 \u201cda una cultura dello scarto a una cultura dell\u2019incontro\u201d.<\/p>\n

Lo sviluppo integrale della persona e dei popoli chiede d\u2019impegnarsi oggi, anche in Italia, in due direzioni. Anzitutto rafforzare, e non indebolire – come sta avvenendo nel nostro Paese e in Europa -, le risorse della cooperazione internazionale che aiutano persone e famiglie a non lasciare il proprio Paese. Inoltre, superare situazioni vergognose in cui vengono accolti o vivono i migranti anche in Italia.<\/p>\n

Le drammatiche morti di 366 persone, uomini, donne e bambini, nel tratto di Mediterraneo di fronte a Lampedusa, come i sette operai cinesi arsi vivi nell\u2019azienda tessile di Prato, ci hanno ricordato l\u2019incapacit\u00e0 di avere adeguate strutture di accoglienza in un confine d\u2019Italia che \u00e8 anche d\u2019Europa. Ma ancor pi\u00f9 l\u2019inazione, se non la tolleranza, visti i pochissimi casi di denuncia – 80 riscontrati nel 2012 in sole tre Regioni italiane (70 casi in Puglia, 7 in Campania e 3 in Emilia Romagna) – rispetto alle situazioni di sfruttamento e di lavoro nero di migliaia di immigrati, uomini e donne, dal Nord al Sud del nostro Paese: nelle aziende, nei servizi alla persona, in agricoltura, nei porti. In questi anni il mondo dei lavoratori immigrati in Italia \u00e8 cresciuto, arrivando a 2.300.000 unit\u00e0: un lavoratore su 10 in Italia \u00e8 un lavoratore immigrato.<\/p>\n

La crisi economica non pu\u00f2 giustificare una caduta cos\u00ec grave della nostra democrazia nella tutela dei diritti dei lavoratori e delle loro famiglie: in Italia i lavoratori immigrati \u201csotto-inquadrati\u201d sono il 61% contro il 17% dell\u2019Europa; le retribuzioni dei lavoratori immigrati \u00e8 inferiore a quella degli italiani del 24,2%; 100 mila infortuni sul lavoro denunciati riguardano lavoratori immigrati – con una percentuale doppia e talora tripla rispetto a quella degli italiani – senza contare i cosiddetti \u201cinfortuni invisibili\u201d.<\/p>\n

L\u2019incapacit\u00e0 legislativa di fare incontrare domanda e offerta di lavoro nel mondo dell\u2019immigrazione, oltre a generare continuamente irregolarit\u00e0 di permanenza nel nostro Paese, alimenta naturalmente lo sfruttamento lavorativo e il lavoro nero. Per queste ragioni, il cammino \u201cverso un mondo migliore\u201d, in compagnia dei migranti, deve essere animato da \u201csete di giustizia\u201d, perch\u00e9 la storia di molte persone diventi anche la nostra storia sociale ed ecclesiale, e il Mediterraneo sia, come amava dire Giorgio La Pira<\/strong>, non una barriera, un presidio, ma \u201cuna fontana\u201d: un luogo comune su cui costruire il domani.<\/p>\n

Domenica 19 gennaio<\/strong>, con Papa Francesco, nelle nostre parrocchie siamo invitati a una preghiera comune e a condividere gesti di solidariet\u00e0, perch\u00e9 il mondo della mobilit\u00e0 umana sia, almeno per un giorno, al centro della comunit\u00e0, nello spirito evangelico e conciliare della preferenza per i poveri.<\/p>\n

In Umbria<\/h3>\n

Nella nostra regione, la popolazione straniera residente<\/strong> al 31 dicembre 2013 ammontava a 92.794 persone (51.750 donne, 41.044 uomini). A seguire, i dati Istat – sempre relativi all\u2019Umbria – suddivisi per aree geografiche, aggiornati al 2011 e considerando solo i gruppi superiori alle mille unit\u00e0, sia comunitari (Ue) che extra: Albania<\/strong>, 17.021 persone; Algeria<\/strong> 1.340; Bulgaria<\/strong> 1.275; Cina<\/strong> 1.900; Ecuador<\/strong> 3.825; Filippine<\/strong> 1.613; Germania<\/strong> 1.109; India<\/strong> 1.526; Macedonia<\/strong> 4.804; Marocco<\/strong> 10.335; Moldova<\/strong> (Moldavia) 2.919; Nigeria<\/strong> 1.114; Per\u00f9<\/strong> 2.022; Polonia<\/strong> 3.007; Regno Unito<\/strong> 1.407; Romania<\/strong> 24.321; Tunisia<\/strong> 1.624; Ucraina<\/strong> 4.855.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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