<\/a>Entra nel vivo la \u201cStrategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull\u2019orientamento sessuale e sull\u2019identit\u00e0 di genere\u201d voluta dal Governo italiano tramite il dipartimento per le Pari opportunit\u00e0 della presidenza del Consiglio dei ministri. La \u201cstrategia\u201d si propone di agire nella societ\u00e0 affinch\u00e9 nessuno in famiglia, nella scuola, nei mass media, in chiesa, si \u201cpermetta\u201d di proporre concezioni educative che dissentano da modelli \u201cgender\u201d.<\/p>\n\u201cStrategia\u201d affidata solo a 29 associazioni Lgbt.<\/strong> Nel documento governativo si \u00e8 individuato il campo di analisi della situazione italiana, istituendo un \u201cGruppo nazionale di lavoro Lgbt\u201d, acronimo che significa \u201clesbiche, gay, bisex e transgender\u201d. Il Governo precedente (Monti) ha radunato nel \u201cgruppo nazionale\u201d 29 associazioni di settore (p.es. Arcigay, Arcilesbica), non facendo sapere nulla di questa operazione se non a cose fatte, provocando di fatto l\u2019esclusione di numerose altre associazioni e realt\u00e0 educative che potevano dare un prezioso contributo nella riflessione su cosa significhi oggi la \u201cdiscriminazione\u201d su base sessuale. Il primo punto affrontato \u00e8 consistito nell\u2019indagine statistica su come gli italiani concepiscano le discriminazioni verso \u201cla comunit\u00e0 omosessuale\u201d. I risultati emersi darebbero un quadro di accettazione e tolleranza (60%) verso le relazioni omosessuali, anche se poi solo il 43,9% sarebbe favorevole ai matrimoni gay e il 20% all\u2019adozione da parte di coppie omosessuali. Da questi dati le \u201cPari opportunit\u00e0\u201d hanno iniziato a finanziare campagne nazionali di comunicazione contro l\u2019omofobia, l\u2019ultima col titolo perentorio: \u201cE non c\u2019\u00e8 niente da dire. S\u00ec alle differenze. No all\u2019omofobia\u201d. Ovviamente siamo tutti d\u2019accordo sul non odiare i gay, ma se qualcuno pensasse che l\u2019omosessualit\u00e0 non \u00e8 un \u201cbene\u201d? Oppure la considerasse una forma di \u201cdisordine\u201d del comportamento? Sarebbe per queste opinioni, di per stesse opinabili, perseguibile?<\/p>\nRischio di forte pressione culturale.<\/strong> Proseguendo nell\u2019azione, le \u201cPari opportunit\u00e0\u201d hanno siglato un accordo col ministero dell\u2019Istruzione, dando vita a una estensione della Settimana contro la violenza<\/em> nelle scuole (avviata dal 2009) che dal 2013 ha ampliato la sua sfera di azione alle diverse forme di discriminazione sessuale e \u201cdi genere\u201d. Se al suo interno c\u2019\u00e8 un obiettivo valido, quello di combattere il \u201cbullismo\u201d che a volte si scatena nei confronti di qualche giovane gay o lesbica (si parla di 140 casi nel 2012, e del 24% di omosessuali italiani che hanno dichiarato di aver subito discriminazioni a scuola), in realt\u00e0 lo scopo \u00e8 quello di compiere una forte pressione culturale per far passare la visione \u201cgender\u201d.<\/p>\nAssociazioni Lgbt in cattedra?<\/strong> La strategia non si limita a produrre iniziative da attuare nelle scuole, ma investe il mondo del lavoro, la sanit\u00e0 (donazione di sangue, riconversione chirurgica del sesso ecc.), le prigioni, gli alloggi, i mass media. Pertanto, ad esempio, a scuola verranno proposte iniziative didattiche \u201cin maniera adeguata e sistematica\u201d per docenti e alunni, utilizzando \u201cl\u2019expertise<\/em> delle associazioni Lgbt\u201d, cio\u00e8 saliranno in cattedra direttamente coloro che vivono questa condizione sessuale. Non si pensa di coinvolgere i genitori o le associazioni familiari, chiedendo loro un parere. E poi, con quale autorevolezza didattica, poniamo, di un \u201ctransgender\u201d: ci vorr\u00e0 una laurea specifica, oppure il solo fatto di essere un \u201ctrans\u201d dar\u00e0 diritto a diventare docente? E ancora: perch\u00e9 non affidare il tema del rispetto delle \u201cdiversit\u00e0\u201d agli stessi docenti che sono tenuti a educare ai valori costituzionali di rispetto della persona? Infine: \u00e8 giusto, sul piano didattico e formativo, offrire agli studenti un solo indirizzo culturale ed etico su una materia cos\u00ec delicata per lo sviluppo completo della personalit\u00e0? Tutti questi interrogativi assillano i genitori come i docenti. Dare una risposta coerente ed equilibrata pu\u00f2 essere un bene per tutti.<\/p>\nLa visione \u201cgender\u201d<\/h3>\n
“Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull\u2019orientamento sessuale e sull\u2019identit\u00e0 di genere\u201d \u00e8 il titolo piuttosto lungo e complesso dell\u2019azione, voluta dal Governo italiano tramite il dipartimento per le Pari opportunit\u00e0 della presidenza del Consiglio dei ministri. Dietro questa terminologia asettica c\u2019\u00e8 una visione antropologica secondo la quale \u00e8 finito il tempo in cui l\u2019umanit\u00e0 si divide naturalmente in due sessi: i maschi e le femmine, gli uomini e le donne. Nella visione \u201cgender\u201d, su cui si fonda la \u201cstrategia\u201d italiana, ci\u00f2 che conta non \u00e8 il sesso biologico e la relativa azione educativa che normalmente si riceve in famiglia, e poi nella scuola, in parrocchia o altrove. Tutto questo sarebbe superato da una nuova auto-consapevolezza di maschi e femmine che potrebbero scoprire di voler essere femmine in un corpo maschile, o maschi in un corpo femminile, o omosessuali o lesbiche o bisessuali o altro ancora. Invocando una libert\u00e0 assoluta di diventare ci\u00f2 che si desidera essere, qualsiasi ostacolo o condizionamento o concezione culturale che proponga un altro percorso educativo, anche semplicemente quello naturale di maschio o femmina, viene considerato sbagliato e addirittura \u201cdiscriminatorio\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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