{"id":2140,"date":"2001-12-21T00:00:00","date_gmt":"2001-12-20T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2140"},"modified":"2015-07-03T11:24:26","modified_gmt":"2015-07-03T09:24:26","slug":"scuola-diocesana-di-teologia-inaugurato-un-nuovo-anno-di-studi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/scuola-diocesana-di-teologia-inaugurato-un-nuovo-anno-di-studi\/","title":{"rendered":"Scuola diocesana di teologia: inaugurato un nuovo anno di studi"},"content":{"rendered":"

La Scuola di teologia di Orvieto, strumento di formazione pensato nel contesto del “Progetto culturale cristianamente ispirato” proposto dalla Chiesa italiana al Convegno ecclesiale di Palermo (1995), \u00e8 giunta ormai al quarto anno di attivit\u00e0. Collegata alla Pontificia Universit\u00e0 “Angelicum” di Roma, la Scuola offre vari corsi di studio: Sacra Scrittura, Teologia, Storia della Chiesa, Filosofia… La Scuola viene riconosciuta dalla diocesi anche come aggiornamento per gli insegnanti di religione. Vi partecipano, soprattutto, persone interessate ad approfondire il rapporto tra fede e vita, attraverso un itinerario organico di formazione culturale. E’ organizzata su un percorso triennale, al termine del quale viene rilasciato un diploma-attestato di partecipazione. Anche quest’anno, e precisamente gioved\u00ec 29 novembre, la Scuola ha inaugurato in modo solenne l’inizio dell’Anno accademico. E’ stato invitato mons. Chiarinelli, vescovo di Viterbo, presidente del Comitato delle settimane sociali dei cattolici italiani e della Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, a svolgere una lezione-meditazione sul tema “Paura e Speranza”. Sembra che dopo i tragici eventi dell’11 settembre il mondo sia in preda ad una paura che, da decenni, ci sembrava di aver dimenticato. La paura non era scomparsa, ma sembrava relegata prevalentemente nella sfera personale e privata. Adesso si \u00e8 riaffacciata invece una paura collettiva. Che cosa succede? Eppure non \u00e8 la prima volta che eventi storici di particolare gravit\u00e0 sembrano sconvolgere i nostri abituali modi di vivere. Non successe la stessa cosa quando i Visigoti di Alarico conquistarono Roma nel 410 dC? Allora ci fu S. Agostino che, con la Citt\u00e0 di Dio, aiut\u00f2 a leggere quell’evento come un fatto, per quanto drammatico, della storia, e non come un segnale della imminente fine della storia. Per i pagani la crisi di Roma era stata, addirittura, causata dall’avvento del cristianesimo. Anche allora una paura collettiva, nella visione cristiana della storia avanzata da Agostino, che prospettava la perenne dialettica tra la Civilt\u00e0 dell’amore e la civilt\u00e0 dell’odio, si rovesci\u00f2 in speranza collettiva. Non bisogna tuttavia pensare solo ai grandi fatti sociali e politici, che certamente, anche per effetto dei mezzi di comunicazione, raggiungono in maniera pi\u00f9 efficace l’opinione pubblica. Ci sono anche fatti apparentemente meno eclatanti ma non per questo meno importanti. Basti pensare alle scoperte dell’ ingegneria genetica. Oltre all’11 settembre, ha detto mons. Chiarinelli, occorre ricordare anche la data del 26 giugno 2000, quando la comunit\u00e0 scientifica mondiale ha comunicato che l’uomo ormai conosce quasi tutta la sua mappa genetica (il genoma). Non \u00e8 anche questo un evento sconvolgente? Nella situazione odierna, sfuggendo al doppio errore della rassegnazione e della reazione emotiva, occorre ripartire – ha detto mons. Chiarinelli – dall’essenziale. Che \u00e8 innanzitutto la centralit\u00e0 della persona umana, che si costruisce attorno ai valori della verit\u00e0, dell’amore, della giustizia e della pace. In nome di tali valori dovremmo smantellare le logiche perverse dell’individualismo, del consumismo, della ricerca affannosa dell’effimero. Occorre riscoprire la forza del paradosso cristiano, cos\u00ec bene espresso dalla Lettera a Diogneto. La Lettera parla infatti di una “cittadinanza paradossale” del cristiano, per il quale “ogni terra straniera \u00e8 patria e ogni patria \u00e8 terra straniera”. Il cristiano deve dunque portare nel mondo il sale di una santa inquietudine, che non \u00e8 la paura pagana. E’ anzi la speranza della Citt\u00e0 celeste, nella quale avr\u00e0 stabile dimora la giustizia e la pace. Sperare nell’avvento della Citt\u00e0 celeste significa credere nella profezia che “anche il deserto fiorir\u00e0” (Isaia). La meditazione di mons. Chiarinelli ha stimolato il pubblico presente che \u00e8 intervenuto numeroso. Al termine della “conferenza” si \u00e8 quindi svolto un vivace e interessante dibattito. Il tema pi\u00f9 sentito \u00e8 stato quello della identit\u00e0 del cristiano, che sul piano naturale \u00e8 come tutti gli altri uomini, ma che \u00e8 chiamato anche a rendere ragione della speranza che \u00e8 in lui: la speranza del Risorto. Senza questa speranza \u00e8 uno come gli altri, anche se questa speranza non lo sottrae alle paure di tutti. E’ qui, per\u00f2, che il cristianesimo deve dimostrare la sua novit\u00e0. Anche dove tutte le ragioni umane dovessero stare da una parte – e il tema ragione e fede \u00e8 stato al centro del dibattito – il cristiano ha in pi\u00f9 la risorsa della fede. Ogni soluzione che eluda l’apporto della fede, e quindi della carit\u00e0, \u00e8 una soluzione inaccettabile per un cristiano.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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