{"id":2116,"date":"2001-12-07T00:00:00","date_gmt":"2001-12-06T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2116"},"modified":"2015-07-13T17:11:14","modified_gmt":"2015-07-13T15:11:14","slug":"in-pellegrinaggio-a-cascia-per-iniziare-lavvento","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/in-pellegrinaggio-a-cascia-per-iniziare-lavvento\/","title":{"rendered":"In pellegrinaggio a Cascia per iniziare l’Avvento"},"content":{"rendered":"

Con l’Avvento comincia l’anno liturgico. Il termine “Avvento” indica “venuta”: \u00e8 il tempo di preparazione alla nascita del Salvatore. E’ un periodo in cui il cristiano \u00e8 richiamato all’incontro nella fede con il Signore, mentre attende la sua venuta definitiva nella gloria. Per la comunit\u00e0 di Spoleto-Norcia si tratta dell’Avvento dell’anno liturgico nel quale ci si avvia alla conclusione del Sinodo diocesano, che costituisce un autentica occasione di grazia per riscoprire la via comune alla santit\u00e0 e la comunione nella Chiesa. L’arcivescovo, mons. Riccardo Fontana, ha voluto far giungere ai fedeli della diocesi un suo particolare messaggio, richiamando l’attenzione di tutti e l’urgenza di non perdere questa nuova opportunit\u00e0 di riflessione e di conversione per un autentico incontro con Cristo. La lettera dell’Arcivescovo ripropone una storia concreta di santit\u00e0, quella di Rita da Cascia che, fra i figli illustri della nostra Chiesa, mostra pi\u00f9 di altri che \u00e8 possibile per tutti diventare santi, a partire dalla fedelt\u00e0 semplice agli impegni quotidiani della vita. LA SANTA DELLA SPINAIl messaggio riporta sul frontespizio l’immagine della “Santa della spina”, cos\u00ec come appare sul sarcofago ligneo che ne conserv\u00f2 il corpo dalla morte fino al 1745. La Santa, dal volto leggermente pensoso ma simbolicamente sereno, leva ben alta la spina che ottenne dal Cristo Crocifisso, durante il quaresimale predicato a Cascia dal beato Giacomo della Marca. Cristo rende partecipe della sua Passione la monaca agostiniana che accoglie quell’impronta tumorale come segno di amore e di comunione con il suo Signore. “Con la fede – scrive mons. Fontana – Rita trova un senso anche per il dolore… rovescia la mentalit\u00e0 degli uomini e fa credibile il Vangelo del Regno. La croce, segno di maledizione, con Ges\u00f9 Crocifisso diventa salvezza per tutti… Cascia allora cominci\u00f2 a essere il colle dalla speranza”. E di che cosa hanno bisogno gli uomini del Terzo Millennio, se non di speranza? L’Avvento \u00e8 proprio tempo di speranza. LO SCOGLIO E LE APIAccanto alla spina, lo “scoglio” di Roccaporena, il picco roccioso ove cos\u00ec spesso si recava la Santa. Fu lass\u00f9 che nacque la sua preghiera, il suo anelito di contemplazione. Ed ecco l’esortazione del Vescovo: “Se hai voglia di uscire dal meschino, dal grigiore talvolta squallido, capisci benissimo questa storia di una ragazza di altri tempi, capace di parlare al tuo cuore”.Accanto poi alla spina e allo scoglio, troviamo le api. “Nell’immaginario medievale, le api esprimono la virt\u00f9 della perseveranza: laboriose, sempre all’opera, capaci di dolcezza”. E’ l'”apis argumentosa” (cio\u00e8 laboriosa e significativa) alla quale aveva gi\u00e0 fatto riferimento Sant’Ambrogio. Le api avevano volteggiato attorno a Rita, ancora piccolina, senza tuttavia pungerla. In tutta la sua vita, scrive ancora il Vescovo, “Rita mette una laboriosit\u00e0 quasi da ape”, a cominciare da Roccaporena, dove all’interno della famiglia e nella piccola comunit\u00e0 la sua condotta \u00e8 esemplare proprio per la laboriosit\u00e0 che si manifesta per la premura verso i bisognosi e per la dedizione al marito e ai figli. “Fino a quando le sue fatiche sembrano spazzate dal vento, come quando lo sciame pare disperso dalla tempesta… una donna scomoda, non cercata da nessuno… ma, piccola ape dal miele dolcissimo, vola al monastero per mettere la sua laboriosit\u00e0 nell’imitazione di Cristo”. Una laboriosit\u00e0 densa di frutti che vengono significati dai fichi d’inverno e dalle rose tra la neve. Lei stessa, quasi morente, chiese i fichi e le rose dal suo orto di Roccaporena: Santa degli impossibili ci ricorda che tutto \u00e8 possibile a Dio. E chi crede in Lui \u00e8 capace di cose grandi come il perdono e la pace. “Infatti il perdono genera la pace, \u00e8 il filo d’oro della vita di Santa Rita – scrive ancora mons. Fontana – la ‘diversit\u00e0’ che la fa grande e incomprensibile ai meschini”. Sembrano storie d’altri tempi, ma, a pensarci bene, sono di un’attualit\u00e0 senza pari: c’\u00e8 bisogno di perdono e di pace in quest’anno difficile, a Betlemme di Giudea dove non \u00e8 “possibile scendere nella grotta della Nativit\u00e0, mentre i cristiani muoiono di fame nella terra di Ges\u00f9 e l’assurda violenza di pochi criminali ha scatenato il mostro della guerra”. LA SACCA DEI PELLEGRINILa lettera del Vescovo \u00e8 stata presentata alla schiera di ragazzi che sabato scorso sono saliti a Cascia per il grande incontro con Rita. Quei ragazzi, che avevano occupato ogni posto disponibile nella chiesa di San Francesco, hanno gridato alto il loro entusiasmo, ognuno con la sua “sacca del pellegrino”, lo zaino del cammino, a simboleggiare il cammino della vita. E, nella sacca quattro simboli formidabili: un sassolino, ricordo dello “scoglio”, a richiamare la preghiera e le “ascese quasi quotidiane della giovane Rita”. E poi, una croce, a evocare il dono della spina sulla fronte di Rita; qualche fico, a esprimere quella dovizia di frutti che il mondo attende dai giovani, anche in stagioni impossibili nel Terzo Millennio. Infine, un vasetto da colmare di miele, anche in questo nostro tempo che sembra piuttosto il tempo dell’amarezza e non della dolcezza che rende gli uomini pi\u00f9 vicini. E i giovani hanno immediatamente capito il messaggi, come hanno poi dimostrato nelle attivit\u00e0 di gruppo e nel dibattito-confronto nel Santuario di Cascia. A ROCCAPORENAFin dal primo pomeriggio, l’Arcivescovo aveva accolto genitori e famiglie a Roccaporena, il paese della Santa, che vide la fanciullezza e la giovinezza di Rita, il suo matrimonio e la sua difficile vita familiare, la tragedia dell’assassinio del marito e la morte dei figli. Mons. Fontana ha guidato gli adulti e i bambini pi\u00f9 piccoli in un pellegrinaggio alle memorie ritiane di Roccaporena: la casa natale, l’antica chiesa parrocchiale di San Montano dove Rita celebr\u00f2 le sue nozze e dove sono sepolti il marito e i figli, il lazzaretto dove la Santa cur\u00f2 i malati, l’orto delle rose e dei fichi, dove \u00e8 stato ricordato lo stupefacente prodigio dell’impossibile che si fa realt\u00e0. I genitori hanno seguito con grande interesse il percorso e l’invito dell’Arcivescovo a farsi educatori dei figli, come Rita lo fu per i suoi. NEL SANTUARIO LA CONCLUSIONE DELLA GIORNATAInfine, tutti nella Basilica di Cascia, giovani e genitori, per la preghiera conclusiva. Ancora una volta il tema del perdono e della pace, poich\u00e9 quello che \u00e8 appena iniziato, pur con tante tragedie di terrorismo, di guerra e di violenza, dovr\u00e0 essere il millennio della giustizia e della pace. L’Arcivescovo ha voluto regalare ad ognuno degli intervenuti, insieme al suo messaggio pastorale, una copia del Vangelo. La giornata si \u00e8 chiusa con la cena comune e lo spettacolo musicale, animato dai ragazzi del gruppo Bisse di San Nicol\u00f2. Poi, il ritorno a casa ricordando la grande testimonianza di Rita e l’impegno comune a diventare ognuno portatore di speranza. “Se nell’Avvento – scrive ancora mons. Fontana – saprai raccogliere dai grandi testimoni l’invito a riprendente il cammino nella fede giorno per giorno, da cristiano, verso il Natale del Signore, stai certo, anche il tuo deserto interiore potr\u00e0 fiorire”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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