{"id":20695,"date":"2013-11-21T20:33:12","date_gmt":"2013-11-21T18:33:12","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=20695"},"modified":"2013-11-21T20:33:12","modified_gmt":"2013-11-21T18:33:12","slug":"abat-jour-4","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/abat-jour-4\/","title":{"rendered":"L\u2019ultimo sternuto della corazzata"},"content":{"rendered":"

L\u2019impegno sociale della Regione Umbria e, al suo interno, l\u2019Asl Umbria n. 1 dispone (\u00e8 il verbo esatto) di una corazzata (\u00e8 il sostantivo esatto), una gigantesca cooperativa, l\u2019Asad. Per il suo tramite, l\u2019Asl ci ha sempre tenuto sempre sotto tiro, da quando \u00e8 nata, poco dopo che eravamo nati noi. Ultimamente poi la regina dei mari s\u2019\u00e8 specializzata in piccole carognate, volte solo a fastidiose provocazioni, come e non pi\u00f9 di uno sternuto.<\/p>\n

Una sua corazzata da 600 unit\u00e0, a tanto assommano i suoi soci, dipendenti, soci dipendenti. L\u2019Asad ha un\u2019ottima dirigenza (Carlo Biccini) e molti ottimi operatori, anche a Gubbio, come Paola Minelli e Claudio Larocco e Gianni Pauselli e – dicono – Marco Rufoloni.<\/p>\n

Ma il problema non \u00e8 la qualit\u00e0 della dirigenza e degli operatori, il problema vero \u00e8 l\u2019uso politico\/partitico della corazzata<\/em>. Tra le figure contemplate dalla Costituzione c\u2019\u00e8 la cooperativa come spazio possibile di identificazione tra datore di lavoro e lavoratore, e il partito come cinghia di trasmissione del volere popolare in vista della creazione della classe politica destinata a realizzare il bene comune. Cooperazione e partito, piani diversi, indipendenti nel loro ordine, cio\u00e8 nell\u2019attuazione della propria missione. Non per nulla l\u2019Alleanza delle cooperative italiane di Ravenna nel gennaio del 2012, per celebrare l\u2019Anno internazionale delle cooperative, ha avviato un discorso che per volere di Legacoop, Agci e Confcooperative (cito dal suo comunicato finale) progressivamente si \u00e8 concentrato su due principi fondamentali della cooperazione, quello dell\u2019autonomia e dell\u2019indipendenza e quello dell\u2019impegno verso la collettivit\u00e0.<\/p>\n

Ma dalla nostra Asl, all\u2019obiezione che muovevamo loro di non avere mai assegnato al nostro diurno di Gubbio, tra il 2010 e oggi, tutt\u2019e dieci i soggetti bisognosi di ricovero che avevamo concordato, hanno risposto: \u201cPrima bisogna che facciamo lavorare i nostri\u201d.<\/p>\n

I nostri.<\/em> Prima bisogna che facciamo lavorare i nostri<\/em>. Obiezione, Vostro Onore: ma noi quel numero di presenze l\u2019avevamo concordato con voi<\/em>, commisurando su di esso il numero degli operatori da assumere. Ma soprattutto, che senso ha quell\u2019\u201ci nostri\u201d? Oh\u00e9! Anche il nostro<\/em> barcone \u00e8 vostro<\/em>, esattamente quanto lo \u00e8 la corazzata; questo almeno da quando anche la Regione Umbria, in ritardo su altre Regioni e castrandolo con mediocre furbizia, ha inserito nel suo Statuto il principio di sussidiariet\u00e0.<\/p>\n

Ultimamente poi l\u2019Asl 1 l\u2019ha fatta proprio grossa: ad assistere un nostro ospite bisognoso di due ore di assistenza supplementare, ci ha mandato in casa un operatore Asad. Un bravo operatore, ma io ho reagito male, malissimo, battendo il pugno sul muro e gridando: \u201cCavolo!!\u201d con due \u201cz\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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