{"id":20693,"date":"2013-11-21T20:26:47","date_gmt":"2013-11-21T18:26:47","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=20693"},"modified":"2015-06-15T10:26:06","modified_gmt":"2015-06-15T08:26:06","slug":"metti-vangelo-24","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/metti-vangelo-24\/","title":{"rendered":"Un Re vero, e sconvolgente"},"content":{"rendered":"

Tempo fa scrivevamo che per molti di noi non \u00e8 facile comprendere il titolo di questa ultima domenica dell\u2019anno liturgico: \u201csolennit\u00e0 di nostro Signore Ges\u00f9 Cristo re dell\u2019universo\u201d. La mente va spontaneamente alle residue istituzioni monarchiche, in cui re e regine, almeno nei Paesi pi\u00f9 avanzati, non hanno un vero potere, ma sono poco pi\u00f9 che figure simbolico-rappresentative. Non cos\u00ec Ges\u00f9. Per intendere il significato autentico di questa solennit\u00e0, dobbiamo entrare nel linguaggio della Bibbia, sempre presente nella liturgia.<\/p>\n

La prima lettura narra l\u2019unzione di Davide come re delle dodici trib\u00f9 di Israele. Il primo re fu Saul, che fin\u00ec con l\u2019alienarsi la simpatia di una parte del popolo, e a causa della disobbedienza fu ripudiato anche dal Signore. Poi Saul mor\u00ec in battaglia insieme ai suoi figli; anche il resto della sua famiglia e i suoi seguaci scomparvero; cosicch\u00e9 fu chiaro per tutto il popolo che conveniva seguire tutti insieme questo giovane guerriero, Davide. Da lui ebbe principio quella dinastia che, attraverso complesse vicende, prosegu\u00ec fino a Ges\u00f9 Cristo. Fin dalle prime generazioni, i cristiani riconobbero nel re Davide non solo un antenato carnale di Ges\u00f9, ma la figura profetica del Re-Messia.<\/p>\n

La seconda lettura<\/strong>, tratta dalla Lettera ai Colossesi<\/em>, \u00e8 un inno a Cristo Re, sebbene questo titolo non compaia esplicitamente. Quando l\u2019apostolo Paolo la scrisse, l\u2019inno veniva cantato nelle liturgie gi\u00e0 prima di lui; egli lo inser\u00ec all\u2019apertura della lettera, preceduto da una preghiera di ringraziamento al Padre, \u201cche dalle tenebre ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore\u201d. Ges\u00f9 quindi \u00e8 Re di un regno di amore, che nulla ha che vedere con i regni politici e dominatori della terra. L\u2019inno canta Ges\u00f9 \u201cimmagine del Dio invisibile\u201d.<\/p>\n

Il Vangelo secondo Giovanni<\/em> scriver\u00e0 nel prologo: \u201cDio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che \u00e8 Dio ed \u00e8 nel seno del Padre, \u00e8 lui che lo ha rivelato\u201d (Gv<\/em> 1,18). Ges\u00f9 ha reso visibile in se stesso il Dio invisibile. Per questo gli antichi cristiani cominciarono a dipingere icone di Ges\u00f9, convinti che vi si poteva intuire qualcosa di Dio Padre. Poi canta ancora che Egli \u00e8 prima di tutte le cose; esse furono create in Lui e in vista di Lui. Nella seconda parte si dice che Egli \u00e8 il capo del Corpo, cio\u00e8 della Chiesa; che \u00e8 il primo di tutti noi che risorgeremo dalla morte; che a prezzo del suo sangue ha messo pace fra Dio e tutte le cose esistenti.<\/p>\n

La pagina evangelica<\/strong> \u00e8 nota: descrive la scena immediatamente successiva alla crocifissione di Ges\u00f9. Pochi versetti densi di significato. L\u2019evangelista inquadra alcuni personaggi: il popolo, i capi, i soldati, i due briganti crocifissi ai suoi lati. Del popolo dice che \u201cstava a vedere\u201d, pensoso per quanto accadeva. I capi invece lo \u201cschernivano\u201d. Anche i soldati lo deridevano e \u201cgli porgevano dell\u2019aceto\u201d. Uno dei due briganti lo insultava; l\u2019altro invece rimproverava il collega per le sue cattive parole; riconosceva le proprie responsabilit\u00e0 e chiedeva a Ges\u00f9 di ricordarsi di lui quando sarebbe entrato nel suo Regno.<\/p>\n

Sulla bocca di tutti i personaggi risuona una parola cruciale; essa contiene il senso non solo di questa scena, ma dell\u2019intera vicenda storica del rapporto dell\u2019uomo con Dio: \u201csalvare\u201d. I capi sghignazzavano: \u201cHa salvato altri! Salvi se stesso, se \u00e8 il Messia di Dio, l\u2019eletto\u201d. Nell\u2019ideologia classica dei Giudei si aspettava un Messia vincitore. Quel condannato alla pena degli schiavi rivoltosi non poteva essere il Re-Salvatore. I soldati romani furono ancora pi\u00f9 diretti: \u201cSe sei il re dei Giudei, salva te stesso\u201d. Parole simili a quelle dei capi dei Giudei, ma con significato e coloriture diverse. Per loro il \u201csalvatore\u201d assoluto era l\u2019imperatore di Roma; come poteva pretendere quel ribelle inchiodato in croce di salvare qualcuno, se non era capace di salvare nemmeno se stesso? Anche il \u201ccattivo ladrone\u201d parl\u00f2 di salvezza: \u201cSalva te stesso e noi!\u201d Il \u201cbuon ladrone\u201d invece gli chiese semplicemente di ricordarsi di lui nel giorno dell\u2019ingresso nel suo Regno.<\/p>\n

Con queste parole lo riconosceva Re. In quel momento il mondo culturale giudaico e quello pagano compirono l\u2019antica profezia: \u201cSi sollevarono i re della terra e i principi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo\u201d (Sal<\/em> 2,2). Dopo la risurrezione di Ges\u00f9, un giorno gli apostoli, sfuggiti alle grinfie del tribunale giudaico, innalzarono questa preghiera: \u201cDavvero in questa citt\u00e0 Erode e Ponzio Pilato, con le nazioni e i popoli d\u2019Israele, si sono alleati contro il tuo santo servo Ges\u00f9\u201d (At<\/em> 4,27). Essere cristiani \u00e8 portarsi dentro una certezza: Cristo Re \u00e8 l\u2019unico che pu\u00f2 salvare, non solo dall\u2019inferno nella vita futura, ma anche oggi, dal non-senso, dalla paura, dall\u2019angoscia, dalla disperazione, dall\u2019odio, dai morsi dell\u2019invidia, dalla tristezza.<\/p>\n

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