{"id":20363,"date":"2013-10-31T15:23:21","date_gmt":"2013-10-31T13:23:21","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=20363"},"modified":"2015-05-04T11:36:15","modified_gmt":"2015-05-04T09:36:15","slug":"reportage-di-don-saulo-scarabattoli-dal-convegno-nazionale-dei-cappellani-delle-carceri","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/reportage-di-don-saulo-scarabattoli-dal-convegno-nazionale-dei-cappellani-delle-carceri\/","title":{"rendered":"\u201cReportage\u201d di don Saulo Scarabattoli dal Convegno nazionale dei cappellani delle carceri"},"content":{"rendered":"
\"Foto<\/a>
Foto di gruppo dei cappellani con papa Francesco<\/figcaption><\/figure>\n

Il Papa in carcere<\/em>? S\u00ec, mercoled\u00ec scorso, 23 ottobre, \u00e8 come se Papa Francesco<\/strong> fosse entrato in carcere – o meglio, in ognuna delle oltre 200 carceri sparse sul territorio del nostro Paese. \u201cDite ai carcerati che il Papa prega per loro… Dite che Dio abita anche nelle loro celle\u201d. Eravamo 150 cappellani, provenienti da ogni parte d\u2019Italia, a Roma per il nostro Convegno nazionale. Erano passati 15 anni dal convegno precedente, anche se rappresentanti di tutte le regioni, in genere due volte l\u2019anno, ci incontriamo con il responsabile generale (ispettore, si chiama) per riflettere e offrire indicazioni al lavoro di ognuno di noi. Il Papa ci ha aperto il suo cuore, come \u00e8 solito fare, e ci ha confidato alcuni sentimenti ed esperienze degli incontri che ha potuto avere con questi uomini, e donne, e anche ragazzi, prima a Buenos Aires e poi in Italia (ancora solo nel carcere minorile di Casal del Marmo, Roma). Chi vede i carcerati solo attraverso la lente – deformata! – delle notizie di cronaca nera, non riesce ad avvicinarsi al mistero della loro vita, al mistero di ogni vita. La cronaca, per forza di cose, riporta la fotografia solamente esteriore e superficiale dei protagonisti.<\/p>\n

Ma il \u201ccuore\u201d delle persone \u00e8 ben al di l\u00e0 del racconto dei fatti… Il Papa ha confidato che, quando andava a parlare con qualcuno che aveva commesso un delitto, alla fine dell\u2019incontro aveva come una specie di visione: se anche lui si fosse trovato nelle stesse situazioni (di abbandono, di solitudine, di disperazione, di angoscia) di quelle persone, chiss\u00e0 se avrebbe avuto la stessa sorte? Perch\u00e9 loro sono l\u00ec, e noi invece siamo qui<\/em>?Una domanda, questa, che ogni cappellano, penso, si pone quando entra nel \u201crecinto\u201d – l\u00ec dove i rumori della cronaca, e l\u2019urlo dei titoli dei giornali, svaniscono, e resta la persona con il suo volto che, visto da vicino, \u00e8 cos\u00ec diverso dalle foto di prima pagina! Guardare le persone negli occhi – a volte persi, spenti, a volte avidi di luce… – ti d\u00e0 la sensazione di entrare in uno spazio \u201csacro\u201d, che non puoi attraversare senza aver tolto i calzari (un po\u2019 come Mos\u00e8 davanti al roveto ardente). Lo so che possono sembrare parole di circostanza, retoriche e anche fastidiose per certe orecchie: ma noi che le incontriamo tutti i giorni, sentiamo che questo \u00e8 vero… Ed \u00e8 anche l\u2019unico modo di entrare in relazione vera (\u201ccomunione\u201d, diciamo da cristiani) con il mistero della loro vita. Ce lo ha detto, nel momento della adorazione, anche mons. Bregantini<\/strong>, che all\u2019inizio del suo ministero da prete \u00e8 stato cappellano nel carcere di Palmi, in Calabria – dove poi ha impegnato la sua vita da Vescovo per liberare gli uomini dalle grinfie delle mafie -: si tratta di assomigliare a Ruth (protagonista del libro omonimo della Bibbia), che \u00e8 entrata nel popolo che non era suo, condividendo poi tutto… Se noi cappellani, ha sottolineato Bregantini, non \u201centriamo\u201d nel popolo dei carcerati, saremo degli impiegati, non i pastori inviati dal Pastore ad assorbire l\u2019odore – a volte sgradevole! – delle pecore.<\/p>\n

Nei tre giorni del convegno abbiamo potuto riflettere ancora, e celebrare con altri vescovi e anche con il card. Bagnasco<\/strong>, attuale presidente dei Vescovi italiani (Cei). Ma l\u2019emozione pi\u00f9 profonda l\u2019abbiamo vissuta alla testimonianza di due donne, ambedue vedove perch\u00e9 alcuni assassini hanno ucciso i loro mariti. La cronaca del loro dramma \u00e8 apparsa viva davanti a noi nel dolore del loro racconto, nella emozione della voce, nelle lacrime ancora l\u00ec, sulla soglia degli occhi, come quel giorno (del 1980 per l\u2019una, del 2011 per l\u2019altra). Erano un carabiniere e un poliziotto, che mentre esercitavano il loro lavoro, sono stati uccisi in maniera crudele e gratuita… Si pu\u00f2 perdonare chi ti ha ucciso un marito – o un figlio, o un genitore? No, non \u00e8 possibile – con le nostre povere forze. Ma Claudia<\/strong> e Lina<\/strong> hanno testimoniato che, guardando al Crocifisso, magari dopo mesi e anni di stordimento e di preghiera, hanno sentito nascere dentro di loro questa dolcezza e questa pace. E hanno sentito di poter incontrare gli assassini dei loro mariti, e hanno vissuto il miracolo di un abbraccio che non veniva da loro, ma era il prolungamento di quello che Ges\u00f9 ha dato al ladrone pentito. Gli studiosi la chiamano \u201cgiustizia riconciliativa\u201d; noi la possiamo chiamare meraviglia dell\u2019amore che nasce da Dio. Un convegno per riempire il nostro cuore di cappellani di tante emozioni. Con la gioia di essere anche noi, umilmente, a operare in un settore di quell\u2019\u201cospedale da campo\u201d che, come dice Papa Francesco, \u00e8 – deve<\/em> essere! – la Chiesa.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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