{"id":20044,"date":"2013-10-10T16:44:19","date_gmt":"2013-10-10T14:44:19","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=20044"},"modified":"2015-06-10T10:49:53","modified_gmt":"2015-06-10T08:49:53","slug":"il-volto-di-cristo-negli-ultimi-della-terra","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-volto-di-cristo-negli-ultimi-della-terra\/","title":{"rendered":"Il volto di Cristo negli ultimi della Terra"},"content":{"rendered":"

\"SERAFICO<\/a>Uno dei significati pi\u00f9 autentici dello storico viaggio di Papa Francesco ad Assisi, che ha toccato tutti i luoghi pi\u00f9 importanti del francescanesimo nella citt\u00e0 del Poverello, pu\u00f2 essere efficacemente rintracciato in due momenti che sono stati carichi di alto valore simbolico: l\u2019incontro mattutino con i bambini disabili e ammalati dell\u2019Istituto Serafico di Assisi; e la visita, all\u2019imbrunire, al \u201csacro tugurio\u201d di Rivotorto, le due anguste e modestissime casupole dove trovarono rifugio i primi compagni di san Francesco.<\/p>\n

Nella visita al Serafico \u2013 sorto alla fine dell\u2019Ottocento per la volont\u00e0 del beato padre Lodovico da Casoria per ridare una speranza a una moltitudine di ragazzi sordi e ciechi, a quelle \u201ccreature infelici e abbandonate\u201d dal mondo \u2013 il Santo Padre ha avuto un incontro autentico con le \u201cpiaghe\u201d della sofferenza. (Segue a pagina II)<\/p>\n

\u201cNoi siamo fra le piaghe di Ges\u00f9 – ha detto Francesco nel corso dell\u2019incontro – e queste piaghe vanno ascoltate!\u201d. Nella visita al Sacro Tugurio \u2013 l\u2019ambiente povero, squallido e disadorno che accolse inizialmente Francesco dopo essersi spogliato dei beni terreni, insieme ad alcuni compagni come Bernardo da Quintavalle e Pietro Cattani \u2013 il Vescovo di Roma ha potuto vedere, invece, \u201cla culla della fraternit\u00e0 francescana\u201d, ovvero la scelta della povert\u00e0 come \u201cmemoria dell\u2019incarnazione\u201d.<\/p>\n

In questi due momenti, che sono stati non casualmente la tappa iniziale e finale del viaggio ad Assisi, si pu\u00f2 cogliere efficacemente il significato profondo di questo storico itinerario umbro: portare il lieto annunzio agli ultimi e ai poveri. In questo itinerario non c\u2019\u00e8 spazio per alcuna lettura sociologica della povert\u00e0 n\u00e9 tanto meno per una rivendicazione politica. L\u2019unico orizzonte \u00e8 quello delle Beatitudini, che dipingono il volto di Ges\u00f9 descrivendone la carit\u00e0, e quello del Concilio, che delinea la necessit\u00e0 del rinnovamento della Chiesa nel mondo contemporaneo, pur nel rispetto della Tradizione.<\/p>\n

In quei due incontri assisani, dunque, c\u2019\u00e8 spazio unicamente per l\u2019annuncio autentico e vigoroso della bellezza del Vangelo. Un Vangelo annunciato ai malati e ai bambini, ai poveri e alle famiglie. Un Vangelo annunciato, prima di tutto, agli ultimi della Terra. Nel Testamento scritto poco prima di morire, san Francesco annot\u00f2: \u201cNessuno mi insegnava quel che io dovevo fare; ma lo stesso Altissimo mi rivel\u00f2 che dovevo vivere secondo il santo Vangelo\u201d. E in virt\u00f9 di questa consapevolezza, scelse \u201csorella povert\u00e0\u201d come imitatio Christi rinunciando alla seduzione della mondanit\u00e0 e vivendo gioiosamente come un \u201cgiullare\u201d.<\/p>\n

Il richiamo fortissimo di Papa Francesco al \u201cpericolo della mondanit\u00e0\u201d che \u201cuccide la Chiesa\u201d, perch\u00e9 \u00e8 \u201clo spirito contrario alle Beatitudini\u201d, invita a non dimenticare che l\u2019episcopato \u00e8 sempre \u201cun ministero di salute per le anime\u201d e non rappresenta mai una tappa della carriera degli ecclesiastici.\u00a0Oggi come in passato, \u00e8 assolutamente fondamentale fuggire dalla mondanit\u00e0, perch\u00e9 il Signore, come ci ha esortato pi\u00f9 volte il Papa, ci \u201cvuole Pastori con l\u2019odore delle pecore\u201d e \u201cnon pettinatori di pecore\u201d.<\/p>\n

Inizia da questa consapevolezza la nuova evangelizzazione in una societ\u00e0 che, ormai, sempre pi\u00f9 tende a \u201cpremiare i diritti individuali\u201d a discapito della famiglia. L\u2019evangelizzazione del tempo presente significa, innanzitutto, il superamento della \u201ccultura del provvisorio\u201d, perch\u00e9 \u201cGes\u00f9 non ci ha salvato provvisoriamente ma definitivamente\u201d, e l\u2019abbandono della \u201ccultura dello scarto\u201d, perch\u00e9 non esistono scarti n\u00e9 tra i lebbrosi n\u00e9 tra i poveri. Contestualmente l\u2019annuncio del Vangelo deve poter favorire la vocazione del \u201ccustodire\u201d attraverso la rivoluzione della tenerezza e della misericordia. L\u2019esperienza del carcere e della guerra avevano portato san Francesco, come scrisse il suo primo biografo Tommaso da Celano, \u201ca vivere nella gioia di poter custodire Ges\u00f9 Cristo nell\u2019intimit\u00e0 del cuore\u201d.<\/p>\n

La vocazione del \u201ccustodire\u201d, oggi, non riguarda soltanto i cristiani, ma ha una \u201cdimensione che precede\u201d ogni convincimento laico o religioso ed \u201c\u00e8 semplicemente umana, riguarda tutti\u201d. Tutti siamo chiamati ad essere custodi del creato e dell\u2019intera umanit\u00e0, chinandoci con amore materno e spirito paterno verso i pi\u00f9 poveri e i pi\u00f9 deboli, perch\u00e9 nel volto dei sofferenti si trova sempre il volto di Cristo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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