{"id":19950,"date":"2013-10-10T14:49:40","date_gmt":"2013-10-10T12:49:40","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=19950"},"modified":"2015-06-15T10:39:24","modified_gmt":"2015-06-15T08:39:24","slug":"metti-vangelo-18","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/metti-vangelo-18\/","title":{"rendered":"Ricordarsi di ringraziare Dio"},"content":{"rendered":"

La liturgia di questo domenica mette in parallelo la guarigione di Naaman, un generale siriano dell\u2019VIII secolo a.C., e quella di un anonimo samaritano ai tempi dei Ges\u00f9. Tutti e due sono lebbrosi; tutti e due stranieri. Peggio: tutti e due nemici di Israele. Il cammino che li porta alla fede \u00e8 presentato come esemplare per tutti noi che partecipiamo alla celebrazione domenicale. La prima lettura riporta solo la conclusione dell\u2019episodio del militare siriano lebbroso.<\/p>\n

Di lui la Bibbia racconta che, su consiglio di una ragazzetta ebrea rapita in una razzia, si rec\u00f2 dal re di Israele, chiedendo di essere guarito. Il re, insospettito della strana richiesta, lo allontan\u00f2, gridando: \u201cSono forse Dio per dare la morte e la vita\u2026?\u201d. Il profeta Eliseo venne a sapere la cosa e gli mand\u00f2 a dire di immergersi sette volte nel fiume Giordano. Questi in un primo momento si rifiut\u00f2, ritenendola una cosa stupida; poi su consiglio dei subalterni, lo fece, e fu guarito. Grato per quanto gli era avvenuto, torn\u00f2 dal profeta per ringraziarlo, e riconobbe l\u2019unicit\u00e0 del Dio di Israele, come si narra nella lettura di oggi.<\/p>\n

Ges\u00f9 accenn\u00f2<\/strong> a questo episodio in occasione del suo primo ritorno a Nazaret, il villaggio della sua infanzia. Dinanzi alla gente che in sinagoga si era arrabbiata per certe sue affermazioni, disse che nessun profeta \u00e8 bene accolto al suo paese; e cit\u00f2 in proposito l\u2019episodio dell\u2019incontro del profeta Elia con una vedova siriana e quello della guarigione di Naaman, anche lui siriano. Infatti all\u2019epoca, disse Ges\u00f9, sebbene in Israele ci fossero molte vedove e molti lebbrosi, Dio manifest\u00f2 la sua misericordiosa potenza su due stranieri. Questo discorso fece arrabbiare ancora di pi\u00f9 i paesani, che non potevano ammettere che Dio preferisse gli stranieri. Tant\u2019\u00e8 che tentarono di ucciderlo (Lc<\/em> 4).<\/p>\n

Il tema dello straniero \u00e8 centrale anche nel racconto della guarigione dei dieci lebbrosi. L\u2019episodio avviene durante il viaggio di Ges\u00f9 verso Gerusalemme. Il gruppo dei lebbrosi cammina fuori del villaggio: la legge vietava loro di vivere in mezzo ai sani, ai quali non potevano nemmeno avvicinarsi. La norma rispondeva a una forma di prevenzione sanitaria; ma aveva a che fare anche con alcune osservanze religiose: un lebbroso era automaticamente considerato un peccatore. Se poi avveniva che guarisse, la cosa doveva essere ufficialmente certificata dalle autorit\u00e0 competenti, che allora erano i sacerdoti. Questo spiega perch\u00e9 il gruppo si ferma a distanza da Ges\u00f9 e dai discepoli, e anche perch\u00e9 Ges\u00f9 li inviti ad andare a presentarsi ai sacerdoti.<\/p>\n

L\u2019attenzione<\/strong> dell\u2019evangelista Luca per\u00f2 \u00e8 concentrata su un solo personaggio del gruppo: il samaritano. Lo straniero che torn\u00f2 indietro a \u201crendere gloria a Dio\u201d.Tutti e dieci hanno creduto alla parola di Ges\u00f9; tutti e dieci si sono messi in cammino; tutti e dieci sono stati purificati dalla lebbra, ma solo uno straniero, un samaritano, si sentir\u00e0 dire da Ges\u00f9: \u201cAlzati e va\u2019, la tua fede ti ha salvato\u201d. Per i nove che non sono tornati a ringraziare, la cosa importante fu ottenere il certificato di guarigione, che permetteva loro di rientrare in famiglia nei rispettivi villaggi. Il samaritano invece capisce che Dio \u00e8 pi\u00f9 importante della salute e percepisce il vivo sentimento di essere entrato in contatto con una Potenza vitale. Egli vede, anzi constata di essere guarito. Questa presa di coscienza attraverso la vista \u00e8 una risposta allo sguardo di Ges\u00f9, che per primo aveva risposto con uno sguardo all\u2019appello dei lebbrosi.<\/p>\n

C\u2019\u00e8 riconoscenza affettuosa in quell\u2019\u201cavendo visto\u201d del samaritano (v. 15) per l\u2019\u201cavendo visto\u201d di Ges\u00f9 (v. 14). Lo sguardo riconoscente del samaritano \u00e8 una risposta allo sguardo misericordioso di Ges\u00f9. Egli senza esitare n\u00e9 tardare, senza andare dai sacerdoti per ritirare il certificato di guarigione, torna da Ges\u00f9; interiorizza la sua guarigione, rafforza la sua fiducia iniziale, completa la sua conversione, sperimenta un inizio di Risurrezione. Questa storia dei lebbrosi dice anche quello che accade nelle nostre vite. Se ci pensiamo un momento, dobbiamo riconoscere che ci\u00f2 che attendiamo essenzialmente da Dio \u00e8 la salute, la protezione nei pericoli, il sostegno nella sofferenza\u2026. Non \u00e8 cosa cattiva, anzi! Ma dovremmo guardare un po\u2019 pi\u00f9 in alto. Un Salmo<\/em> (50,15) coglie sulla bocca del Signore queste parole: \u201cNella sventura, invocami. Io ti esaudir\u00f2 e tu mi darai gloria\u201d. Noi, a somiglianza dei dieci lebbrosi, spesso obbediamo alla prima parte del versetto. Il samaritano ne ha compiuto anche la seconda parte. \u201cGlorificare Dio\u201d e \u201crendere grazie\u201d: sono queste le parole che aspettano di ritrovare il loro significato originario anche nella nostra vita.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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