{"id":19499,"date":"2013-10-03T15:57:50","date_gmt":"2013-10-03T13:57:50","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=19499"},"modified":"2015-07-14T14:30:41","modified_gmt":"2015-07-14T12:30:41","slug":"a-servizio-del-ricordo-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/a-servizio-del-ricordo-di-dio\/","title":{"rendered":"A servizio del ricordo di Dio"},"content":{"rendered":"
\"Papa<\/a>
Papa Francesco tra i fedeli prima della messa per la Giornata dei catechisti, in occasione dell\u2019Anno della fede<\/figcaption><\/figure>\n

Il ricco non ha un nome, \u00e8 semplicemente \u201cun ricco\u201d. Il povero si chiama Lazzaro, che vuol dire \u201cDio aiuta\u201d. La parabola, narrata da Luca nel suo Vangelo, vuole sottolineare il rapporto tra il credente e le ricchezze, e stigmatizza la spensieratezza di chi non si accorge di ci\u00f2 che gli accade attorno. Per usare un\u2019espressione di Papa Francesco, \u00e8 la \u201cglobalizzazione dell\u2019indifferenza\u201d: quel ricco, che veste abiti lussuosi, non pensa a chi sta seduto alla sua porta e desidera sfamarsi delle briciole che cadono dal suo tavolo. Nessun elogio della povert\u00e0, della condizione di miseria: ma solo una messa in guardia di fronte al rischio che nella condizione di ricchezza e di benessere arrivi la spensieratezza che ci fa dimenticare l\u2019altro, la nostra condizione e, soprattutto, ci fa dimenticare Dio.<\/p>\n

Domenica Papa Francesco<\/strong> ha celebrato sul sagrato della basilica vaticana la messa per i catechisti, venuti dai cinque Continenti. Ha citato il profeta Amos: \u201cGuai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri… e non si curano dei problemi degli altri\u201d. Parole, afferma il Papa, \u201cche ci mettono in guardia da un pericolo che tutti corriamo\u201d, cio\u00e8 \u201cil rischio di adagiarsi, della comodit\u00e0, della mondanit\u00e0 nella vita e nel cuore, di avere come centro il nostro benessere\u201d.<\/p>\n

Quel ricco non ha nome perch\u00e9 Luca vuole sottolineare che il rischio dell\u2019indifferenza pu\u00f2 toccare ognuno di noi, fino ad arrivare a far credere che nell\u2019avere di che vivere e prosperare c\u2019\u00e8 una sorta di autosufficienza non solo materiale ma anche spirituale: non abbiamo bisogno di nulla, e non dobbiamo chiedere nulla a Dio. Nella povert\u00e0 di Lazzaro, invece, c\u2019\u00e8 un affidarsi totalmente al Signore, e tutto ha senso perch\u00e9 tutto ci riguarda.<\/p>\n

Rivolgendosi ai catechisti, Francesco ricorda che \u201cse le cose, il denaro, la mondanit\u00e0 diventano centro della vita, ci afferrano, ci possiedono, e noi perdiamo la nostra stessa identit\u00e0 di uomini\u201d. Le cose che il ricco del Vangelo possiede \u201csono il suo volto, non ne ha altri\u201d. Quando ci chiudiamo e mettiamo la nostra sicurezza nelle cose, \u201cche alla fine ci rubano il volto\u201d, perdiamo \u201cla memoria di Dio\u201d e tutto, afferma Francesco, \u201csi appiattisce, tutto va sull\u2019io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano pi\u00f9 nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l\u2019avere\u201d.<\/p>\n

Il catechista \u00e8 colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio. Torna, nelle parole di Francesco, il verbo custodire<\/em>, che significa non solo proteggere, tenere nel proprio cuore, ma anche far crescere, portare con s\u00e9, mostrare agli altri. \u00c8 il compito del catechista, dunque, custodire e fare memoria di Dio, custodirla e risvegliarla negli altri: \u201cSe perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo. Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullit\u00e0\u201d, perch\u00e9 – afferma il Vescovo di Roma – siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non delle cose, degli idoli.<\/p>\n

Il brano di Luca dice anche qualche altra cosa sul destino ultimo dei due: \u201cUn giorno il povero mor\u00ec e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Mor\u00ec anche il ricco e fu sepolto\u201d. Che diversit\u00e0. Pi\u00f9 ricca di dettagli la fine di Lazzaro, quasi un inciso la morte del ricco; forse per ricordarci che gli ultimi saranno i primi. Francesco ci aiuta con un\u2019altra immagine: Maria \u201cche, davanti all\u2019azione meravigliosa di Dio nella sua vita, non pensa all\u2019onore, al prestigio, alle ricchezze, non si chiude in se stessa\u201d. Non solo accoglie l\u2019annuncio dell\u2019angelo e mette al mondo il figlio di Dio, ma va dall\u2019anziana Elisabetta, \u201canch\u2019essa incinta, per aiutarla; e nell\u2019incontro con lei il suo primo atto \u00e8 la memoria dell\u2019agire di Dio, della fedelt\u00e0 di Dio nella sua vita, nella storia del suo popolo, nella nostra storia\u201d.<\/p>\n

La fede, afferma Francesco, \u201ccontiene proprio la memoria della storia di Dio con noi, la memoria dell\u2019incontro con Dio che si muove per primo, che crea e salva, che ci trasforma\u201d. E il catechista \u00e8 \u201cun cristiano che mette questa memoria al servizio dell\u2019annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di s\u00e9, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedelt\u00e0\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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