{"id":19406,"date":"2013-10-03T15:11:27","date_gmt":"2013-10-03T13:11:27","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=19406"},"modified":"2015-06-15T10:41:06","modified_gmt":"2015-06-15T08:41:06","slug":"metti-vangelo-17","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/metti-vangelo-17\/","title":{"rendered":"Fede: piccola ma autentica"},"content":{"rendered":"
La liturgia di questa domenica ruota attorno un nocciolo che ha a che fare strettamente con la fede. Nella prima lettura, divisa in due parti, il profeta Abacuc ne discorre in termini drammatici. La prima parte \u00e8 una supplica accorata a Dio, che ha tanto l\u2019aria di rimprovero; gli domanda come mai non intervenga di fronte a tanta violenza e a tanti scandali che si consumano nella citt\u00e0: \u201cFino a quando implorer\u00f2 aiuto e non ascolti\u2026 e resti spettatore dell\u2019oppressione?\u201d. Nella seconda parte della lettura il Signore risponde: anzitutto raccomanda di fare bene attenzione alla risposta, anzi la metta in scritto, perch\u00e9 parla di qualcosa che certamente si realizzer\u00e0, nonostante i ritardi. La risposta da scrivere \u00e8 questa: \u201cEcco, soccombe colui che non ha l\u2019animo retto, mentre il giusto vivr\u00e0 per la sua fede\u201d.<\/p>\n
L\u2019espressione non \u00e8 di immediata comprensione per le nostre orecchie occidentali. L\u2019ebraico sembra ancora pi\u00f9 ostico, ma forse ci aiuta a capire il senso complessivo: \u201cEcco, \u00e8 gonfia d\u2019orgoglio, non \u00e8 retta la sua coscienza (dell\u2019empio), ma il giusto per la sua fedelt\u00e0 vivr\u00e0\u201d. Sono descritti in sostanza due stili di vita: uno, quello dell\u2019orgoglioso che si gonfia, che presume della propria autosufficienza, ma alla fine perir\u00e0; l\u2019altro, quello del giusto, che avr\u00e0 vita da Dio, a causa della sua fedelt\u00e0, non ostante le apparenze contrarie. Questa Parola rimanda al capitolo 15 del libro della Genesi; come \u00e8 noto, vi si narra del giusto Abramo, che non dubit\u00f2 dell\u2019affidabilit\u00e0 di Dio, ma credette alla promessa di avere una lunga discendenza, nonostante la sua tarda et\u00e0.<\/p>\n
La pagina evangelica<\/strong> inizia con la scena degli apostoli che chiedono a Ges\u00f9 di accrescere in loro la fede. La richiesta era suggerita dai discorsi ascoltati poco prima, di fronte ai quali si sentirono evidentemente inadeguati: il discorso sullo scandalo e quello sul perdono. A proposito del primo, Ges\u00f9 paradossalmente aveva detto: piuttosto che mettere inciampo sul cammino di un discepolo, \u00e8 meglio andare ad affogarsi. Del perdono aveva detto che deve essere dato senza limiti o condizioni. I poveracci si accorsero onestamente che il loro attuale livello di fede non ne era all\u2019altezza. Per questo chiesero: \u201cAccresci in noi la fede\u201d.<\/p>\n Inaspettatamente, Ges\u00f9 rispose che ne sarebbe bastata pochissima, purch\u00e9 autentica. Autentica quanto un semino di senape, talmente piccolo da essere quasi invisibile a occhio nudo. Nonostante le dimensioni, \u00e8 carico di verit\u00e0; \u00e8 autentico; non \u00e8 finto. Tanto vero e tanto autentico da portare dentro di s\u00e9 miliardi di informazioni che lo faranno diventare un albero. Ma se anzich\u00e9 seminare un seme vero, seminate qualcosa che gli somiglia, ma non lo \u00e8 (un pezzetto di plastica o una pietruzza\u2026), non vedrete mai una pianta. Cos\u00ec la fede. Se \u00e8 autentica, \u00e8 in grado di sradicare un albero e trapiantarlo in mare; ma se si tratta di qualcosa che ritieni sia fede, ma in realt\u00e0 \u00e8 solo un sentimento che le somiglia, non smuoverai nemmeno un capello.<\/p>\n Questa piccolissima parabola<\/strong>, dall\u2019apparenza cos\u00ec innocua e vagamente consolatoria, ci interroga spietatamente. Essa mette in questione la qualit\u00e0 della fede di ciascuno di noi. Chiss\u00e0 se la mia fede, o la tua, o quella della vicina di banco, apparentemente cos\u00ec devota, o del tuo prete, \u00e8 autentica o semplicemente lo sembra? \u201cDai frutti la riconoscerete\u201d (Mt<\/em> 7,20). San Paolo nella Lettera ai Galati<\/em> li chiama \u201cfrutti dello Spirito\u201d; e li enumera: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bont\u00e0, fedelt\u00e0, mitezza, dominio de s\u00e9 (5,22). Solo quando questi diventano visibili, si pu\u00f2 cominciare a parlare di fede. Non prima. Non \u00e8 dunque una questione di quantit\u00e0, ma di qualit\u00e0. L\u2019ultima parte della lettura evangelica presenta ancora una breve parabola.<\/p>\n Ges\u00f9 immagina un modesto contadino che ha un suo schiavo, la cui giornata lavorativa non termina nei campi, ma in casa, dove deve preparare la cena e servirla. Lo schiavo qui non fa altro che il proprio dovere, e il padrone non ha alcun motivo particolare per dimostrargli la sua gratitudine (era la mentalit\u00e0 del tempo). Come per ogni parabola, il significato va scoperto da ciascun ascoltatore, che \u00e8 chiamato a domandarsi: che cosa sta dicendo Ges\u00f9 alla mia vita? Suggerimento: Dio ha dato una prospettiva alla nostra vita, e delle indicazioni per vederla compiuta. Quando viviamo secondo la sua legge (\u201cci\u00f2 che vi \u00e8 stato ordinato\u201d) non abbiamo alcun motivo di gloriarci, n\u00e9 alcun merito particolare da presentargli per rivendicarne il merito e il relativo compenso. Anche questo mette in discussione molte nostre attitudini, che concepiscono spesso il rapporto con Dio come un mercanteggiare i Suoi favori. Citare esempi sarebbe anche troppo facile. Dio \u00e8 gratuit\u00e0 assoluta e totale. Nessuno di noi possiede qualcosa da dargli, per poi esigerne il contraccambio.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La liturgia di questa domenica ruota attorno un nocciolo che ha a che fare strettamente con la fede. Nella prima lettura, divisa in due parti, il profeta Abacuc ne discorre in termini drammatici. 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