{"id":19092,"date":"2013-09-19T13:37:58","date_gmt":"2013-09-19T11:37:58","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=19092"},"modified":"2013-09-19T13:37:58","modified_gmt":"2013-09-19T11:37:58","slug":"riaperta-san-michele-arcangelo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/riaperta-san-michele-arcangelo\/","title":{"rendered":"Riaperta San Michele arcangelo"},"content":{"rendered":"
\"La<\/a>
La chiesa di San Michele arcangelo<\/figcaption><\/figure>\n

Domenica 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, con una solenne messa \u00e8 stata riaperta al culto la chiesa di S. Michele Arcangelo in Acquaiura di Spoleto, inagibile a seguito dei danni causati dal terremoto del 1997. La celebrazione \u00e8 stata presieduta dal parroco mons. Eugenio Bartoli e vi hanno partecipato, nonostante il maltempo, un gran numero di persone. Gli abitanti di Acquaiura, avendo perso ogni speranza di poter usufruire dei contributi regionali, considerato l\u2019attaccamento alla chiesa, si sono tassati in maniera consistente, integrando cos\u00ec il fondo messo a disposizione dal parroco per la messa in sicurezza dell\u2019edificio di culto. Rimangono ora da restaurare gli affreschi conservati all\u2019interno. Alla festa erano presenti anche il vice sindaco di Spoleto Stefano Lisci, il comandante della Polizia municipale Vincenzo Russo, e il consigliere comunale Enzo Alleori, saliti nella frazione spoletina anche per l\u2019inaugurazione del restauro della fontana del paese.<\/p>\n

La prima notizia dell\u2019esistenza della chiesa viene dai registri delle decime del contando di Spoleto raccolte da Pietro Sella nel Rationes decimarum Italiae<\/em> nei secoli XIII e XIV, Umbria (Citt\u00e0 del Vaticano, 1952), che riporta la villa di Acquaiura in cartografia con il simbolo della chiesa. Successivamente l\u2019edificio di culto viene citato nella Visita pastorale del Pelosius (seconda met\u00e0 del 1300) come Sant\u2019Angelo di Acquviuola, antico toponimo della localit\u00e0, facente parte della Pievana di San Pietro in Montanis e dotata di curato.<\/p>\n

Pi\u00f9 tardi la si trova nel catasto del 1401 nel repertorio degli enti ecclesiastici ed ospedali: possedeva ben 28 appezzamenti di terreno, tra boschi, vigne e terre coltivate o al sodo. Si trattava quindi di una chiesa piuttosto importante nonostante la posizione decentrata. La chiesa \u00e8 registrata anche nel catasto del 1545, quando conta ancora numerosi possedimenti.<\/p>\n

\u00c8 verosimile che la sua forma attuale sia il frutto dell\u2019ampliamento di una chiesa pi\u00f9 piccola corrispondente all\u2019ambiente di ingresso, che appare, infatti, come un organismo autonomo per l\u2019impianto murario, per il diverso orientamento (nord-sud) e per lo stacco nel disegno della pavimentazione. Probabilmente il nucleo originario della chiesa era una piccola edicola votiva con abside e altare, chiusa da una cancellata lignea (ancora presente), come ne esistono molte nel territorio. Probabilmente intorno alla met\u00e0 del 1500 fu costruita la navata della chiesa attuale.<\/p>\n

Gli affreschi che decorano il presbiterio \u2013 che necessitano di un restauro \u2013 riportano una iscrizione con i nomi dei santesi che ne curarono l\u2019esecuzione: due personaggi vissuti nella seconda met\u00e0 del \u2018500. Sulla base dell\u2019analisi stilistica e dei confronti con altri lavori, sono attribuibili al pittore spoletino Piermatteo Gigli, mentre quelli della cappellina della Vergine sembrano della scuola dello Spagna.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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