{"id":1904,"date":"2001-07-13T00:00:00","date_gmt":"2001-07-13T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1904"},"modified":"2001-07-13T00:00:00","modified_gmt":"2001-07-13T00:00:00","slug":"preoccupano-le-condizioni-di-precarieta-di-santa-croce-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/preoccupano-le-condizioni-di-precarieta-di-santa-croce-2\/","title":{"rendered":"Preoccupano le condizioni di precariet\u00e0 di Santa Croce"},"content":{"rendered":"

E’ la chiesa di maggiore importanza della citt\u00e0, eppure S. Croce, dal ’97, a causa del noto sisma, versa ancora in una condizione di precariet\u00e0. Non irrilevante, non da sottovalutare. I danni sono gravi. E si continua a ripeterlo: crepe della parete di sinistra, crolli nella volta in controfacciata, il distaccamento dei costoloni dell’abside e allentamenti sul rosone, nonch\u00e9 su determinate zone della facciata; pessime le condizioni del tetto. In previsione ipotetica, ma probabile nella nostra terra, di un nuovo movimento tellurico, la chiesa crollerebbe. E con lei la dimensione storico-artistica pi\u00f9 pregnante della citt\u00e0 di Bastia. In brevi cenni storici e riassuntivi, la chiesa venne fondata nel 1295, insieme all’annesso convento dei frati minori e vanta l’elegante facciata a capanna che presenta il motivo assisiate a fasce di pietra bianca e rosa di Assisi con portale e rosoni gotici. La chiesa fu restaurata e non adeguatamente nel 1855, a seguito di due terremoti che la distrussero in gran parte. Fu medicata insomma, ma non guarita. Il tetto venne appesantito con travature di materiale non ligneo. Lo stesso problema di S. Francesco ad Assisi. Dal 1962, con la consacrazione della nuova parrocchiale, la chiesa non \u00e8 pi\u00f9 adibita al culto, ma custodisce le opere d’arte provenienti da demoliti complessi cittadini. Tra di esse, importantissima, la “Madonna con bambino fra i SS. Michele Arcangelo e Sebastiano” di Niccol\u00f2 di Liberatore detto l’Alunno, 1499, determinante anche per essere l’ultima opera datata dall’artista. All’indifferenza o all’impossibilit\u00e0 d’agire fa comunque da alibi la motivazione pi\u00f9 risolutiva: mancanza di fondi, nessun finanziamento post terremoto riservato a seconde chiese, in pi\u00f9 sconsacrate. “Non appena saranno disponibili, l’amministrazione solleciter\u00e0 la Regione, come gi\u00e0 fatto per S. Paolo, a prevedere una somma per la ristrutturazione della chiesa”. Queste le parole dell’assessore alla Cultura Ermanno Spoto. Intanto si attende e si spera: che i contributi arrivino, che la chiesa non venga gi\u00f9, che le forze rappresentative della citt\u00e0, in primis la parrocchia, affidataria del bene, “collabori di pi\u00f9 con l’amministrazione” come osserva ancora Spoto, “perch\u00e9 se ci fosse anche una spinta, anzi per prima partisse dalle altri istituzioni competenti nell’interesse del progetto, si potrebbe lavorare sinergicamente al perseguimento dell’obiettivo”. Cos\u00ec, mentre si aspetta che qualcuno per primo, prima o poi si muovi, si “sogna” e si prospetta una chiesa-pinacoteca, struttura strategica per iniziative culturali, magari fornita da enti pubblici o da privati di donazioni artistiche, in modo da costituire un ulteriore punto di sosta per il turismo assisano e una possibilit\u00e0 di nuovo lavoro nella citt\u00e0. E su questo quasi tutti d’accordo: la maggioranza, l’opposizione, le associazioni culturali, la commissione diocesana dei beni culturali. Quello su cui non si \u00e8 d’accordo, a quanto pare, \u00e8 contro chi scagliarsi. Giuliano Monacchia, rappresentante del partito d’opposizione e professore di Storia dell’arte, ad esempio, se la prende con la Soprintendenza. “I fondi ci sono – asserisce Monacchia – e per certo, ma non sono giustamente e con criterio distribuiti”. L’argomentazione che sostiene la sua presa di posizione \u00e8 alimentata dalla poca attenzione verificata nei confronti di Bastia e delle piccole risorse artistiche che le competono. S. Croce venne ricostruita a ridosso della prima e pi\u00f9 antica cinta muraria, sorta per delimitare i confini di quello che si sarebbe identificato come primo territorio della citt\u00e0 di Bastia. Un muro fatto di ciottoli che alternava bastioni (da cui il nome della citt\u00e0) a torrette e dove S. Croce nacque come secondo edificio sacro, con la funzione anche tattica di avvistamento dei nemici e di avvertimento del loro arrivo tramite il suono delle campane. Era infatti simmetrica all’asse dell’arco che conduceva alla chiesa del centro storico, S. Angelo, e per questo nominata alle origini chiesa dell’Aggiunta. La poco professionalit\u00e0, ancora a detta di Monacchia, gi\u00e0 verificatasi nella cura del monastero benedettino e dei resti della cinta muraria che lo cingono, compiuta con un restauro non fedele, \u00e8 lo stesso termine con cui viene relegata in una zona di non rilevanza quella che \u00e8 la base del nostro passato, la rivendicazione di un’identit\u00e0 storica e anche l’unico nostro patrimonio artistico, destinato a non mantenersi pi\u00f9 tale, quando non gli venga riconosciuta o non venga compresa la sua tipologia caratteristica. Anche Teresa Morettoni, membro della commissione diocesana dei beni culturali delegato ai musei e alle opere d’arte, aveva fatto nuovamente presente la labile situazione alla comunit\u00e0 cristiana durante l’ultimo consiglio pastorale. D’altra parte di appelli ne sono stati fatti e continuano a farsi, “ma \u00e8 sconcertante come il problema passi inosservato e non ci sia una presa di posizione o un movimento di opinione pubblica, o iniziative varie per sensibilizzare enti preposti”, sostiene la Morettoni. Le prospettive potrebbero essere molteplici: interessare le scuole, “adottare il monumento”, affidarsi alla generosit\u00e0 di sponsor. Tanto pi\u00f9 che il prezzo di recupero per un’opera di tale prestigio ammonta ad un miliardo e 200 milioni, non una cifra esagerata visto investimenti pi\u00f9 criticabili e meno utili, scelti per Bastia. Infine S. Croce \u00e8 nel progetto che la diocesi di Assisi sta predisponendo nel circuito museale ecclesiastico, inserito nel network culturale. E’ anche giusto che Bastia consegni alle generazioni future la continuit\u00e0 del suo passato. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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