{"id":1879,"date":"2001-06-29T00:00:00","date_gmt":"2001-06-28T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1879"},"modified":"2015-07-07T14:50:12","modified_gmt":"2015-07-07T12:50:12","slug":"israele-una-terra-insanguinata-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/israele-una-terra-insanguinata-2\/","title":{"rendered":"Israele: una terra insanguinata"},"content":{"rendered":"

La Terra Santa \u00e8 di nuovo in fiamme. Il motivo \u00e8 sempre l’annosa vicenda dei difficili rapporti tra Israeliani e Palestinesi. Su questo delicato argomento abbiamo sentito il professor Gustavo Reichenbach del Centro Culturale Ebraico di Perugia. “La situazione in Terra Santa \u00e8 tragica e prima o poi sar\u00e0 necessario che queste due popolazioni raggiungano un accordo. Israeliani e Palestinesi potrebbero vivere in due Stati autonomi, solo che ci sono elementi da entrambe le parti e anche dai Paesi Arabi circostanti che non vogliono una Palestina democratica e prospera. Per cui si creano queste tensioni che sfociano in quegli atti sanguinosi che sono ormai sotto gli occhi di tutti. Non serve a nulla mandare dei soldi per aiutarli ma \u00e8 importante creare una situazione di pace. C’era stato un momento di grande speranza in seguito agli accordi di Oslo fra Rabin e Arafat poi si \u00e8 tornati indietro con l’assassinio di Rabin da parte di un fanatico e di una certa intolleranza verso questi due Stati. L’Europa potrebbe fare qualcosa ma forse non ha mai avuto una politica sua. Quando venne eletto Sharon speravo che potesse riuscire a fare la pace in Terra Santa per\u00f2 questo ancora non \u00e8 successo”. Sulla delicata questione abbiamo anche sentito il parere di alcuni studenti che frequentano l’Universit\u00e0 per Stranieri della nostra citt\u00e0. “La mia opinione \u00e8 troppo personale – dice un giovane palestinese – perch\u00e9 io sono stato in mezzo a questa storia per diversi anni. La situazione in Medio Oriente \u00e8 una conseguenza della rigidit\u00e0 e durezza della posizione israeliana di ritirarsi dai territori occupati cos\u00ec come stabilito dagli accordi di Oslo (la pace in cambio della terra). Praticamente loro dovevano ritirarsi entro un certo periodo dalla zona concordata. Purtroppo per\u00f2 passato questo periodo gli Israeliani non hanno rispettato questi obblighi e quindi \u00e8 successo che i Palestinesi si sono trovati in una situazione disagiata. Questa situazione ha peggiorato anche la situazione economica in Palestina. L’ingresso nelle spianata delle moschee da parte di Sharon (che i musulmani hanno visto come un vero e proprio atto di sfida) ha scatenato la reazione dei religiosi perch\u00e9 per loro quella zona \u00e8 sacra e loro pretendono di avervi libero accesso perch\u00e9 l\u00ec c’\u00e8 la roccia di Maometto. E’ stato questo uno dei fattori che ha determinato come conseguenza diretta lo sviluppo attuale di questa situazione”. Dello stesso avviso un altro studente un po’ pi\u00f9 anziano. “Il prolungarsi di una certa situazione di stallo di non-pace e di non-guerra e il deterioramento della situazione economica hanno aumentato il focolaio della reazione dei palestinesi contro l’occupante israeliano. Le frange estreme del movimento palestinese non vedono in questo tipo di processo di pace una cosa positiva perch\u00e9 non credono nelle garanzie che danno Usa e Israele che appunto dovevano essere garanti di tale processo. Cos\u00ec hanno aumentato le loro azioni contro l’occupante israeliano prima con il lancio di sassi (l’Intifada) poi quando le reazioni israeliane sono state pi\u00f9 violente con l’intervento dei carri armati e il bombardamento di luoghi militari e civili causando numerose vittime anche civili si \u00e8 arrivati all’esasperazione dei palestinesi che ha portato a disperate azioni suicide. Loro non vedono nessuna prospettiva di soluzione per raggiungere la pace se non lo slogan “quello che \u00e8 stato preso con la forza non potr\u00e0 essere restituito se non con la forza”. C’\u00e8 tuttavia una certa preoccupazione che la situazione possa precipitare in un conflitto molto pi\u00f9 esteso. “Israele capisce solo il linguaggio della forza e della violenza – dice una giovane signora – e questo ha portato a un irrigidimento da entrambe le parti. Le soluzioni che sono state adottate non erano una via positiva per arrivare a uno stato palestinese che vivesse pacificamente con i suoi confinanti. Non avendo rispettato i loro impegni nell’esecuzione dei piani di pace ci\u00f2 ha portato alle soluzioni estreme. Il popolo palestinese crede che l’unica soluzione sia quella di cacciare l’occupante con la forza e di conseguenza gli atti dei kamikaze sono una risposta a questa situazione. La paura pi\u00f9 grande \u00e8 che la situazione degeneri in una guerra religiosa che \u00e8 il peggiore dei mali perch\u00e9 l\u00ec non c’\u00e8 pi\u00f9 possibilit\u00e0 di conciliazione e di trovare punti di intesa per un discorso di pace. Israele dal canto suo insiste nel dire che quei territori gli appartengono per motivi storici e soprattutto religiosi e non \u00e8 assolutamente disposto a fare marcia indietro. E cos\u00ec il processo di pace si arresta e non va pi\u00f9 avanti”. Di tutt’altro avviso un altro studente che difende la rigida presa di posizione da parte di Israele. “La firma del 1993 ad Oslo del trattato per i rapporti con l’Olp ad opera di Rabin rappresenta la riduzione al minimo della sicurezza e stabilit\u00e0 dello Stato di Israele per il quale \u00e8 praticamente impossibile accettare un futuro territoriale Palestinese a forma di tenaglia che sarebbe nociva per la sicurezza dei suoi territori. Infatti la richiesta da parte dell’Olp del territorio per la fondazione e costruzione dello stato palestinese con l’inclusione della Cisgiordania e della striscia di Gaza oltre che pericolosa \u00e8 anche completamente campata per aria per le tre componenti principali dell’Olp: Hamas, Al Fatah e Hezbollak, tutte di stampo terroristico. A mio parere si tratta di un’ipotesi di Stato fallimentare innanzitutto per la evidente non convivenza fra gli Ebrei e i Palestinesi e poi per il diritto ineliminabile dello stato di Israele alla sua sopravvivenza nella sicurezza e stabilit\u00e0 che non possono certo essere garantite con il terrorismo”. Impressionata dai gravi fatti di sangue di questi giorni l’opinione pubblica occidentale sembra pi\u00f9 che mai disorientata. Anche in Umbria, e soprattutto a Perugia, dove l’Universit\u00e0 per Stranieri ha, da oltre un secolo, determinato una convivenza di fatto fra etnie e religioni diverse, si vive di riflesso una tensione che da queste colline sembra meno lontana. Tuttavia dalle testimonianze da noi raccolte emerge fra questi uomini “diversi” una univoca volont\u00e0 di pace. Chiss\u00e0 che da questa terra umbra, tradizionalmente conosciuta nel mondo, come una terra di pace, non possa partire un segnale di distensione che riesca a placare gli animi e a far prevalere la ragione.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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