{"id":1872,"date":"2001-06-22T00:00:00","date_gmt":"2001-06-22T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1872"},"modified":"2001-06-22T00:00:00","modified_gmt":"2001-06-22T00:00:00","slug":"tutti-si-dicono-cattolici-ma-solo-il-137-va-a-messa-la-domenica-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/tutti-si-dicono-cattolici-ma-solo-il-137-va-a-messa-la-domenica-2\/","title":{"rendered":"Tutti si dicono cattolici ma solo il 13,7% va a messa la domenica"},"content":{"rendered":"

Quanti ternani, narnesi, amerini vanno a Messa ogni domenica? Per la prima volta da numerosi decenni si \u00e8 in grado di fornire una stima seria del fenomeno. Il 13,7% degli intervistati di un campione rappresentativo degli adulti che vivono nel territorio della diocesi si \u00e8 dichiarato in un sondaggio telefonico “cattolico” e “frequentante la Messa ogni domenica”. Il che significa circa 18.000 individui (su di un totale di circa 131.000 adulti residenti). Il che ovviamente significa anche che maggiore \u00e8 la quota di popolazione che in ciascuna domenica partecipa alla liturgia della Messa: essa infatti raggiunge quasi il 25%, poich\u00e9 ai cosiddetti “praticanti regolari” si somma ogni Domenica una quota di “praticanti saltuari”. Dalla stessa ricerca \u00e8 anche emerso che l’84,3% della popolazione adulta \u00e8 composta da cattolici che vanno alla Messa almeno una domenica all’anno, dal 5,5% di cattolici non praticanti, dall’1,5% di individui che si dichiara appartenente ad altra religione o confessione, e dal 7,4% che si definisce “ateo” od “indifferente” rispetto alla religione. La ricerca mette a disposizione una quantit\u00e0 notevole di informazioni sulle esperienze e gli atteggiamenti con cui la popolazione nel suo insieme (ma anche ciascuna sua componente in modo diverso) affronta la domenica e la sua dimensione di festa religiosa.Come valutare quel 13,7% di coloro che si dichiarano cattolici e vanno a messa ogni domenica? Quella percentuale significa contemporaneamente due cose molto diverse, anche se non necessariamente contraddittorie. 1′ Per un verso si tratta, come si supponeva, di una delle percentuali di pratica religiosa “cattolica” pi\u00f9 basse d’Italia, ed ai livelli minimi della stessa Italia centrale, che \u00e8 come noto una delle aree a maggiore crisi religiosa e soprattutto di “religione di chiesa”. Il livello rilevato non raggiunge neppure la met\u00e0 di quello nazionale ed anche di quello umbro. Allo stesso tempo, quei 18.000 adulti che ogni domenica si recano alla Messa costituiscono il fenomeno di partecipazione sociale collettiva, a carattere non economico ed ad alta frequenza (settimanale), di gran lunga pi\u00f9 diffuso in questo contesto sociale. Quel dato ci consegna dunque molti interrogativi, tra i quali: perch\u00e9 nell’Umbria meridionale sono cos\u00ec deboli le forme di partecipazione sociale collettiva? Perch\u00e9 a livelli tanto bassi scendono quelle di tipo religioso? Perch\u00e9, comunque, proprio quelle di tipo religioso sono le pi\u00f9 consistenti? 2′\tLa diocesi di Terni Narni Amelia non \u00e8 certo l’unica in Italia a registrare livelli molto bassi di “praticanti regolari”. Altri centri urbani medi ed altri centri grandi mostrano tendenze simili. Il punto forse pi\u00f9 importante \u00e8 un altro. Mentre in alcuni casi a questi bassi livelli di partecipazione corrispondono anche livelli piuttosto bassi di identificazione religiosa (meno della media sono coloro che si dicono “cattolici”), nel caso di Terni Narni ed Amelia ed in non molti altri avviene una cosa pi\u00f9 “strana”: i livelli di identificazione religiosa sono tra i pi\u00f9 alti del Paese, sfiorando addirittura il 90% della popolazione. Dunque non si pu\u00f2 dire che nell’Umbria meridionale si vada poco a Messa perch\u00e9 ci sono meno “cattolici”. Al contrario, in queste aree ci sono pi\u00f9 “cattolici” ed insieme meno “praticanti” che nella media italiana e regionale. Quello ternano appare ancora una volta un caso. In tale situazione la missione ecclesiale non dovrebbe portare notizie ma significati, non simboli ma motivi, non abitudini ma convinzioni. Lo fa? (Non si trascuri neppure il fatto che questo “strano incrocio” di larga identificazione e bassa partecipazione emerge anche in altre dimensioni di una cultura locale, ed innanzitutto nella sua dimensione politica. Si tratta del retaggio “trasversale” di una societ\u00e0 per lungo tempo “assistita”?) Gli elementi su cui riflettere sono numerosissimi e del massimo interesse. Vale la pena tornarci sopra pi\u00f9 analiticamente. Magari in altra occasione. C’\u00e8 ancora un aspetto da evidenziare, quale risulta dal confronto tra il territorio tenano e quello amerino e narnese. Mentre su scala nazionale si verifica la ben nota tendenza ad una riduzione della partecipazione alla Messa con il crescere delle dimensioni della realt\u00e0 urbana, nel nostro quadro di riferimento l’eccezione non \u00e8 costituita dal gap di Terni rispetto alla media fatta segnare dai piccoli comuni della diocesi (Alviano, Attigliano, Calvi, Configni, Giove, Guardea, Lugnano, Otricoli, Penna, Sangemini, Stroncone, Vacone). Imprevisto risulta invece il dato narnese che avrebbe teoricamente dovuto situarsi non al di sotto di quello ternano. Si conferma cos\u00ec che, nell’ambito della Diocesi, l’area a crisi di partecipazione religiosa ancor pi\u00f9 marcata \u00e8 quella del comune di Narni.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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