{"id":18514,"date":"2013-08-01T11:38:14","date_gmt":"2013-08-01T09:38:14","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=18514"},"modified":"2015-06-10T11:39:10","modified_gmt":"2015-06-10T09:39:10","slug":"metti-abat-jour-3","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/metti-abat-jour-3\/","title":{"rendered":"Si pu\u00f2 diversamente, si pu\u00f2"},"content":{"rendered":"

\"DON<\/a>Come cappellano della casa di riposo di via Cavour, tra luned\u00ec e marted\u00ec scorso ho amministrato per cinque volte il sacramento dell\u2019unzione degli infermi ad altrettanti ospiti. Si chiama cos\u00ec, oggi, quello che un tempo era l\u2019estrema unzione, e la gente la temeva come il segno dell\u2019imminente partenza. A S. Maria di Burano (racconta don Bruno Pauselli) quando lui come parroco entrava in casa dell\u2019infermo con cotta e stola, e in una mano l\u2019aspersorio e nell\u2019altra il piccolo contenitore dorato dell\u2019olio degli infermi, l\u2019interessato si metteva a cantare, e alla domanda perch\u00e9 cantasse, rispondeva: \u201cPerch\u00e9 finch\u00e9 canto non canta lei!\u201d. La mia esperienza come parroco fu in proposito molto diversa. Se uno aveva in casa un persona cara e stava morendo, e io gli chiedevo se potevo andare a somministrargli l\u2019unzione degli inermi, la risposta era: \u201cMa ancora non ha perso i sensi!\u201d. Un bell\u2019esempio di teologia negativa (possiamo chiamarla cos\u00ec?): per essere dentro la grazia di Dio, occorre essere fuori di testa.<\/p>\n

Forse per me quell\u2019incarico che il Vescovo mi ha affidato \u00e8 stata una grazia di Dio. La morte l\u00ec \u00e8 all\u2019ordine del giorno, come l\u2019arrivo della frutta o la lotta per accaparrarsi l\u2019ascensore. All\u2019ordine del giorno. Nella prima met\u00e0 dell\u2019anno scorso, su 90 ricoverati ne sono deceduti 21. L\u00ec la morte \u00e8 troppo frequente per essere tragica. No, \u00e8 solo spiacevole (di meno non si pu\u00f2).<\/p>\n

Ma fuori di l\u00ec, quante ne abbiamo inventate, per esorcizzare la morte! A cominciare dal Carnevale, per passare poi al robusto repertorio di gesti scaramantici, alla teorica classica del gatto nero che attraversa la strada, al bisogno di non esporre sulle pareti di casa il ritratto delle persone care che ci hanno lasciato, all\u2019attenzione a non ripassare l\u00e0 dove una persona cara, passando, aveva perso la vita.<\/p>\n

Esorcizzare la morte. Ma non ce n\u2019era bisogno! La morte arriva solo quando arriva, e non guarda in faccia a nessuno; e fa parte della vita, soprattutto per noi cui \u00e8 stato concesso di credere che la morte \u00e8 solo un chiudere gli occhi sul mondo per riaprirli poco dopo su un altro mondo, infinitamente pi\u00f9 bello.<\/p>\n

Si pu\u00f2 morire come Papa Giovanni, le cui ultime, flebili parole furono rivolte, con l\u2019ultimo, tenue sorriso, al suo segretario mons. Capovilla: \u201cDon Loris, quando tutto sar\u00e0 finito, vada a trovare sua madre: \u00e8 troppo tempo che non ci va!\u201d.<\/p>\n

O si pu\u00f2 morire come Leone XIII. Il suo segretario gli annunciava, com\u2019era suo dovere, che era ora di andarsene, e doveva dirglielo in latino, ma dimentic\u00f2 qualche particolare della lingua di Cicerone e gli sugger\u00ec, quando respirava ancora ma gli occhi eran chiusi da un pezzo: \u201cBeatissime Pater, oportet moriri<\/em>\u201d. Il Leone morente apr\u00ec un occhio e disse: \u201cSufficit mori\u201d. Lux aeterna<\/em>!<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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