{"id":18485,"date":"2013-08-01T10:50:20","date_gmt":"2013-08-01T08:50:20","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=18485"},"modified":"2015-06-15T10:54:58","modified_gmt":"2015-06-15T08:54:58","slug":"metti-vangelo-11","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/metti-vangelo-11\/","title":{"rendered":"La sete di possesso? Vanit\u00e0…"},"content":{"rendered":"

Alla liturgia di questa domenica potremmo dare un titolo come questo: l\u2019accumulo non salva la vita. La lettura evangelica \u00e8 esplicita: \u201cAnche se uno \u00e8 nell\u2019abbondanza, la sua vita non dipende da ci\u00f2 che egli possiede\u201d. La prima lettura, tratta dal libro biblico chiamato Qoh\u00e8let<\/em>, con linguaggio diverso, dice sostanzialmente la stessa cosa. Paolo, nella seconda lettura, \u00e8 pi\u00f9 radicale: \u201cRivolgete il pensiero alle cose di lass\u00f9, non a quelle della terra\u201d. Dinanzi a Ges\u00f9 ci sono due gruppi di persone: una folla molto numerosa (Lc<\/em> 12,1) e il gruppetto dei discepoli. Quel tale che chiede a Ges\u00f9 di dirimere la questione dell\u2019eredit\u00e0 con il fratello non \u00e8 un discepolo, ma \u201cuno della folla\u201d.<\/p>\n

Dicono alcuni studiosi che capitava che ci si rivolgesse a un rabbi<\/em>, come a persona affidabile, per fare da giudice di pace. Ges\u00f9 per\u00f2 si rifiuta, affermando che nessuno lo ha investito di tale autorit\u00e0. La risposta negativa per\u00f2 mirava ben pi\u00f9 lontano. Ne prese occasione per rivolgersi alla folla: \u201cFate attenzione\u2026\u201d. La risposta si articola in tre momenti: l\u2019affermazione di carattere universale (vv. 14-15), la parabola confermativa (16-20), la conclusione parenetica (21). Proviamo a immaginare la scena: i due fratelli probabilmente sono ambedue presenti.<\/p>\n

Il padre \u00e8 morto recentemente. Uno dei due reclama giustizia, perch\u00e9 l\u2019altro si rifiuta di applicare la legge, che stabiliva il modo di dividere l\u2019eredit\u00e0 paterna. Ambedue evidentemente ritengono che la vita stia nel possesso. Per questa ragione, il primo si \u00e8 impossessato di ci\u00f2 che non gli apparteneva; il secondo, per la stessa ragione, non teme di trascinare davanti al giudice il proprio fratello. La risposta di Ges\u00f9 rimette le cose in ordine: il vero problema non sta nella trasgressione della legge da parte di uno dei due, ma nel ritenere che il fondamento della vita stia nel possesso.<\/p>\n

Tutti e due i fratelli ritengono che \u201cpi\u00f9 hai, pi\u00f9 sei\u201d. Ges\u00f9 ricorda a tutti che la vita non coincide con l\u2019avere. La parola greca che l\u2019italiano traduce con \u201ccupidigia\u201d indica la brama di avere di pi\u00f9, la voglia di usurpare, la sete di dominio. Per rendere pi\u00f9 realistico l\u2019insegnamento, Ges\u00f9 crea una parabola: maniera d\u2019insegnare tipica dei rabbini del tempo. Il protagonista unico \u00e8 un ricco proprietario terriero della Galilea. Quell\u2019anno i raccolti nella zona si preannunciavano molto pi\u00f9 abbondanti del solito. Fatti due conti, l\u2019agrario prevede che i silos di sua propriet\u00e0 non saranno sufficienti a immagazzinare tutto quanto i suoi contadini raccoglieranno per lui. Allora progetta strutture pi\u00f9 capaci. I tempi sono ristretti, perch\u00e9 i giorni del raccolto si avvicinano. Nessun problema: costringer\u00e0 i suoi operai a turni massacranti.<\/p>\n

Intanto si compiace con se stesso, pensando che. con tutta quella roba accumulata, potr\u00e0 godersi a lungo la vita senza pensieri. Ma non aveva messo in conto una variabile: la possibilit\u00e0 della morte; che invece arriv\u00f2 inesorabile la notte successiva, forse per infarto. La conclusione di Ges\u00f9 \u00e8 rapida: cos\u00ec avviene di chi pensa solo ad accumulare per s\u00e9 e non arricchisce presso Dio. Il male del ricco proprietario non fu di avere previsto un raccolto cos\u00ec abbondante e di averne ben organizzato la conservazione; ma di averlo fatto solo in vista di s\u00e9. I suoi contadini, i suoi operai non ne avrebbero in alcun modo partecipato. La parabola insegna che non si deve accumulare egoisticamente, ma spartire i propri beni; solo cos\u00ec si arricchisce presso Dio.<\/p>\n

La prima lettura<\/strong>, come si \u00e8 accennato in apertura, \u00e8 tratta dal Qoh\u00e8let<\/em>. Non abbiamo molte occasioni di ascoltarlo nelle liturgie domenicali. \u00c8 uno scritto di carattere sapienziale di grande interesse, che indaga spietatamente sull\u2019incapacit\u00e0 dell\u2019uomo nel trovare un senso agli avvenimenti. Egli intuisce che il tutto ha un senso, ma riconosce di non riuscire ad abbracciarlo interamente, perch\u00e9 il suo orizzonte \u00e8 limitato. La parola guida del libretto (appena 12 capitoli) \u00e8 \u201cvanit\u00e0\u201d; non nel senso che normalmente le diamo in italiano ma piuttosto nel senso etimologico di \u201cvuoto\u201d, inconsistenza e incomprensibilit\u00e0, in qualche momento anche \u201cassurdo\u201d.<\/p>\n

La liturgia di oggi riporta il primo versetto del primo capitolo e tre versetti del secondo. E in un brano cos\u00ec breve, la parola \u201cvanit\u00e0\u201d torna ben sette volte. In 2,21 l\u2019autore trova incomprensibile il fatto che \u201cchi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovr\u00e0 poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato\u201d. Nel versetto successivo si domanda \u201cquale profitto viene all\u2019uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole?\u201d. Confessa di non saperlo. Dopo tre, forse quattro secoli, sar\u00e0 san Paolo a dare la risposta, quando scrive che il senso della sua vita e delle sue fatiche sta \u201cnella croce del Signore nostro Ges\u00f9 Cristo, per mezzo della quale il mondo per me \u00e8 stato crocifisso, come io per il mondo\u201d (Gal<\/em> 6,14).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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