{"id":1844,"date":"2001-06-15T00:00:00","date_gmt":"2001-06-14T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1844"},"modified":"2015-07-06T11:33:43","modified_gmt":"2015-07-06T09:33:43","slug":"strutture-da-migliorare-ma-gli-anziani-vogliono-stare-a-casa-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/strutture-da-migliorare-ma-gli-anziani-vogliono-stare-a-casa-2\/","title":{"rendered":"Strutture da migliorare ma gli anziani vogliono stare a casa"},"content":{"rendered":"
Sabato 16 giugno presso il Sangallo Palace Hotel di Perugia si terr\u00e0 (ore 9) un incontro di studio e dibattito sul tema “Servizi agli anziani e prospettive del welfare in Umbria”. Nel pi\u00f9 ampio contesto delle prospettive del welfare a livello nazionale, sar\u00e0 trattato in particolare il tema delle residenze per anziani e delle politiche di welfare nella nostra regione. L’incontro \u00e8 stato voluto ed organizzato dall’Unione cristiana imprenditori e dirigenti di Perugia, per l’importanza che questo tema riveste, e in particolare per l’intreccio profondo tra aspetti etici ed economici che lo caratterizza, intreccio che costituisce sempre oggetto di specifico interesse per il Movimento. L’Ucid \u00e8 stata ‘rifondata inUmbria’ circa tre anni fa, ed ogi a tenere le fila tra i circa ottanta soci sono il presidente regionale Leonello Radi e Monica Federici, imprenditrice di Amelia. “Ci stiamo organizzando in due sezioni, una nell’area del perugino ed una nel ternano, ma senza campanilismi, perch\u00e9 non avrebbe senso farlo nell’epoca della globalizzazione”. L’Ucid svolge una attivit\u00e0 di formazione spirituale e culturale per aiutare i soci a vivere coerentemente la propria fede con particolare riferimento alla dottrina sociale della Chiesa. “Il convegno di sabato – spiega Federici – \u00e8 il momento ‘pubblico’ dell’attivit\u00e0 della associazione che ha gi\u00e0 affrontato il problema negli incontri di formazione”. La ricerca che il prof. Pierluigi Grasselli presenter\u00e0 sabato e che ci ha in parte anticipato in questo contributo, \u00e8 stata realizzata appositamente per il convegno.”Servizi agli anziani e prospettive del welfare in Umbria”. Di tale tema occorre sottolineare la sua centralit\u00e0 nella pi\u00f9 ampia questione del welfare, che riguardo alla asistenza agli anziani si ripropone in tutte le sue molteplici sfaccettature; ed il suo valore anche simbolico.Come \u00e8 stato osservato, proprio in riferimento alla tipologia delle cosiddette Residenze sanitarie assistite, “…l’assistenza fornita in una Rsa testimonia il livello di civilt\u00e0 di una comunit\u00e0, rivelando le modalit\u00e0 e l’impegno con cui una certa convivenza civile decide di occuparsi della porzione pi\u00f9 fragile dei concittadini anziani…” (Sirchia). Sulla base di un’analisi del tema indicato, con riferimento all’Umbria, pu\u00f2 ritenersi di essere ancora lontani da un assetto soddisfacente dei servizi qui analizzati e di rilevare un consistente scarto tra intenzioni e realt\u00e0.Sui temi qui considerati \u00e8 stata prodotta un’ampia messe di documenti programmatori, di analisi e programmi di azione politica (si pensi al Piano sanitario regionale, al Piano sociale regionale, ai Piani sociali di zona,…); rispetto a questo consistente approccio normativo si avverte la necessit\u00e0 di un adeguamento, coerente, consistente e rapido, sia dell’analisi positiva, che soprattutto della concreta azione regolatrice; -di dover sottolineare la necessit\u00e0 di disporre di un’adeguata base informativa, in assenza della quale \u00e8 difficile adottare decisioni su nodi cruciali secondo i criteri consueti della razionalit\u00e0. Tra i pochi elementi informativi disponibili al riguardo, si segnala un recente documento di fonte regionale sulle strutture residenziali per anziani pubbliche e private al 31\/8\/2000 in Umbria. Vi si \u00e8 proceduto ad un censimento di tali strutture, individuando, secondo criteri di massima inclusione, 122 strutture residenziali per anziani. Nel documento si individuano tre gruppi di residenze: Nel primo vi sono Rsa e Residenze cosiddette Protette (Rp) che hanno dichiarato di essere attualmente -al 31\/8\/2000- in possesso dei requisiti strutturali richiesti dalla normativa vigente (in numero di 33, pari al 27%); nel secondo Rsa e Rp che hanno dichiarato di essere in condizione di attestare a breve il possesso dei requisiti strutturali (11%); nel terzo vi sono strutture residenziali che non hanno al momento effettuato alcuna comunicazione ufficiale sul possesso dei requisiti (62%).Rispetto alle previsioni contenute nel Piano sociale regionale con riferimento al marzo 2002, tale documento segnala un saldo di ricettivit\u00e0 insoddisfatta complessivamente pari a pi\u00f9 di 600 posti. Osserviamo dunque che: -pur con tutte le necessarie riserve, sembra essersi determinata negli anni recenti un’espansione significativa dell’offerta di residenze, presumibilmente in presenza di un crescente fabbisogno; per tale offerta disponiamo di conoscenze parziali su aspetti limitati per un numero di residenze limitato, per lo pi\u00f9 non sottoposte a verifica sistematica, ma comunque tali da suggerire una diffusa assenza di adeguatezza alla normativa esistente; -si denuncia, sulla base di stime che potrebbero essere ragionevolmente per difetto, una carenza di offerta qualificata rispetto alla domanda. Siamo dunque in presenza di marcate inadeguatezze quantitative e qualitative. Un’indagine da noi compiuta su un numero ristretto di residenze, ma tipologicamente differenziate, e comunque di ormai consolidata presenza sul territorio, fornisce ulteriori indicazioni sulle difficolt\u00e0 sperimentate dal comparto in esame. Le strutture appartengono alle principali tipologie: pubblica, Ipab, privata no-profit (di cui alcune religiose), privata for profit.Ne risulta, in alcuni casi, soprattutto di piccole dimensioni, un ventaglio ristretto di servizi, assenza di una carta dei servizi, una presenza talora molto limitata di volontari, assenza di un’adeguata articolazione delle professionalit\u00e0 operanti all’interno della struttura, assenza di politiche interne di formazione professionale, assenza di una politica di crescita della qualit\u00e0, assenza di collegamenti in rete con il territorio, limitato adeguamento agli obblighi di legge, assenza di convenzione con ASL e di accreditamento con la Regione, difficolt\u00e0 finanziarie crescenti (anche per il blocco delle rette autorizzate dalle ASL e la contrazione della quota integrazione retta riguardante la parte sanitaria). Si pu\u00f2 perci\u00f2 convenire sulle principali direzioni d’intervento indicate dallo stesso Piano sanitario regionale, e rispettivamente orientate (ad adeguare l’offerta alla domanda “…differenziando le tipologie residenziali per intensit\u00e0 assistenziale (Rsa, a maggiore intensit\u00e0 assistenziale; Residenza protetta e Centro diurno a minore intensit\u00e0 assistenziale), (ad evitare di istituzionalizzare anziani autosufficienti, ricorrendo, con l’impegno dei Comuni, allo sviluppo di forme di microresidenzialit\u00e0 sociale sul territorio, (a scoraggiare il ricovero (in ospedale o in strutture residenziali) di quegli anziani che, pur contraddistinti da una non autosufficienza, risultino, secondo le valutazioni dell’Unit\u00e0 di valutazione geriatrica, assistibili in Assistenza domiciliare integrata, peraltro ancora da sviluppare, estendendo in modo omogeneo a tutto il territorio regionale il servizio di assistenza domiciliare. Occorre per\u00f2 accelerare i tempi della razionalizzazione, sapendo affrontare la difficile sfida di conciliare l’orientamento produttivistico con un rafforzamento dell’agire solidaristico, rilanciando la capacit\u00e0 fondamentale di generare contesti di fiducia e di reciprocit\u00e0, e di promuovere il miglioramento della qualit\u00e0 di vita, intesa in senso ampio, dei fruitori dei servizi qui considerati . Sotto questo profilo, \u00e8 importante considerare attentamente la rete complessiva delle diverse tipologie di servizi agli anziani: a tutti gli Attori che ne fanno parte (Regione, Comuni, Aziende Asl, Strutture residenziali, anziani e loro famiglie) si chiede un impegno significativo per adeguare la propria posizione e le proprie strategie al fine di promuovere sinergie con l’interazione reciproca, e un aumento netto del benessere degli anziani e della complessiva utilit\u00e0 sociale. E’ nella logica della rete che ciascuna struttura deve ripensare la propria collocazione; \u00e8 in questa logica che possono essere affrontati processi di concertazione e contrattazione territoriale, a livello locare e regionale, per cogliere interdipendenze, complementariet\u00e0, sostituibilit\u00e0 tra i vari centri di offerta di servizi; \u00e8 in questa logica che pu\u00f2 svilupparsi la miscela ottimale di collaborazione (tra strutture complementari) e cooperazione (tra strutture similari per funzioni produttive), a sua volta giocata sulla pi\u00f9 sapiente combinazione di efficienza e solidariet\u00e0.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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