{"id":1839,"date":"2001-06-15T00:00:00","date_gmt":"2001-06-14T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1839"},"modified":"2015-08-04T12:05:37","modified_gmt":"2015-08-04T10:05:37","slug":"beni-culturali-la-chiesa-da-sola-non-puo-piu-difendersi-dai-ladri-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/beni-culturali-la-chiesa-da-sola-non-puo-piu-difendersi-dai-ladri-2\/","title":{"rendered":"Beni culturali: la Chiesa da sola non pu\u00f2 pi\u00f9 difendersi dai ladri"},"content":{"rendered":"

Mons.Reali elenca i punti deboli del sistema, rilancia l’impegno a restituire questi beni (chiese, biblioteche, musei) al pubblico e ricorda che esiste una intesa Ceu-Regione da rinnovareQuasi ogni giorno la stampa segnala il problema dei beni culturali nel nostro paese; spesso le notizie sono davvero sorprendenti e, purtroppo, quasi sempre negative. Si tratta per lo pi\u00f9 di furti come quello clamoroso compiuto dai soliti ignoti ai danni della biblioteca diocesana di Narni da cui sono spariti ben 426 antichi volumi. Operazione in grande stile, con il supporto di camion e con la scelta, fra i volumi allineati sulle scaffalature, guidata da chi sa quale criterio. Forse una studiata commissione, forse soltanto la certezza che quel libro pu\u00f2 avere una buona valutazione sul mercato antiquario. Il furto di Narni, come si diceva, non costituisce altro che un anello di una catena ininterrotta. Giornali regionali hanno elencato puntualmente le tappe dell’emorragia negli ultimi tempi e hanno riproposto il parere anche autorevole di esperti sulle cause e sui possibili rimedi di questa battaglia. Non \u00e8 qui il caso di ricordare che sono tante le opere d’arte custodite sul nostro territorio. E’ questo un dato innegabile che \u00e8 sotto gli occhi di tutti. Non \u00e8 neppure il caso di dire che, siccome siamo in presenza di un patrimonio cos\u00ec vasto, bisogner\u00e0 puntare a difendere le testimonianze pi\u00f9 eccelse, lasciando il resto alla malora. Non sembra poi sostenibile la via, predicata e praticata da molti, di tenere sotto chiave quel patrimonio; strada che per altro \u00e8 assolutamente impraticabile per la quantit\u00e0 dei beni. Fa parte dello stesso concetto di bene culturale la sua visibilit\u00e0, il collegamento diretto alla cultura di un popolo e di un territorio, la sua fruibilit\u00e0 che, se impedita, si configurerebbe come una nuova modalit\u00e0 di furto. La strada da percorrere deve salvaguardare quelle condizioni e deve anzitutto non impedire il rapporto diretto del bene culturale con la persona. Tenendo ferma questa premessa si tirano con relativa facilit\u00e0 le conseguenze. La custodia e la salvaguardia dei beni culturali richiedono anzitutto interventi coordinati da parte degli enti pubblici e dei privati, secondo le rispettive competenze. A tale proposito \u00e8 doveroso segnalare che in Umbria non \u00e8 stata ancora rinnovata la convenzione di accordo generale sui beni culturali fra la Regione e la Chiesa, che pure detiene la gran parte di tali beni. Firmata nel 1994 e con validit\u00e0 triennale, la convenzione non \u00e8 stata rinnovata per nessun’altra causa se non per la situazione disastrosa provocata nel nostro territorio dal sisma del 1997 e l’avvio dell’opera di ricostruzione. E’ vero che la convenzione \u00e8 una proclamazione d’intenti ma \u00e8 anche vero che essa costituisce il necessario quadro di riferimento per ulteriori accordi e per l’avvio di una normativa e di una prassi in materia, per tutta intera la regione. E’ credibile che entro breve tempo le due parti firmino la nuova convenzione. E’ necessaria la disponibilit\u00e0 di mezzi e finanziamenti congrui. Non si tratta di auspicare un fiume di denaro che sarebbe impossibile alimentare. Si tratta invece di ben indirizzare le risorse disponibili, dietro precisi accordi di programma che non siano tanto preoccupati di chi sar\u00e0 a condurre la gestione quanto della effettiva destinazione dei fondi a vantaggio del patrimonio storico-artistico, salvaguardando la sua sicurezza e la sua fruibilit\u00e0 pubblica. Per raggiungere l’obbiettivo paiono prioritari alcuni passi: il completamento sistematico dell’inventariazione di tutti i beni, la copertura con sistemi di allarme dei complessi pi\u00f9 esposti, l’avvio di un progetto di custodia dei complessi monumentali con personale preparato, una riflessione circa la museizzazione dei beni mobili. Sia l’ente pubblico che la Chiesa sono impegnati nell’opera d’inventariazione seguendo percorsi non sempre vicini e con scarse occasioni di dialogo. Bisognerebbe trovare il modo di una collaborazione pi\u00f9 stretta che faccia evitare ritardi, inutili doppioni ed anche discriminazioni economiche per il personale addetto. Quanto ai sistemi antifurto siamo in Umbria decisamente indietro. I ladri, si sa sono molto esperti in materia e dunque finora sembra abbiano campo libero. Ai sistemi pi\u00f9 sofisticati e costosi devono rimanere affiancati gli antichi sistemi che, quanto meno, costituiscono un efficace deterrente. Un deterrente assai efficace potrebbe essere l’inasprimento della pena e una legge pi\u00f9 efficace a regolamentare il mercato antiquario. La custodia dei complessi monumentali richiede inevitabilmente la presenza di operatori. Non basta l’opera benemerita del volontario che nella nostra regione non \u00e8 cos\u00ec presente come in altre zone del paese. Occorre un personale debitamente preparato e pagato. Di fronte all’assalto cos\u00ec massiccio di turisti, all’incuria crescente della popolazione, all’azione vandalica notturna bisogna rispondere con personale proporzionato. In Umbria \u00e8 cresciuto negli ultimi anni il numero dei musei e delle raccolte d’arte. Il piccolo museo certamente non \u00e8 in grado di far fronte alle correnti spese di gestione, non pu\u00f2 raccogliere tutte le testimonianze storico-artistiche del territorio n\u00e9 pu\u00f2 essere in grado di risolvere il discorso generale dei beni culturali. Il museo \u00e8 semplicemente un museo. Completamente differente da una piazza cittadina, un’abitazione storica, un palazzo pubblico o una chiesa. Se \u00e8 necessario approfondire la problematica del museo \u00e8 altrettanto necessario provvedere a quelle strutture che musei non sono n\u00e9 potranno mai diventarlo. Un’attenzione particolare merita il bene culturale ecclesuiastico che non \u00e8 tale solo perch\u00e9 di propriet\u00e0 ecclesiastica ma per la sua finalit\u00e0 che va assolutamente rispettata. Da ultimo pare urgente riprendere quell’opera di educazione alla bellezza, al rispetto per un patrimonio comune e “indisponibile”, all’attenzione ed amore alla cultura e alla storia della propria citt\u00e0 o del piccolo borgo di montagna, al coinvolgimento personale di ciascuno testimoniato dalla capacit\u00e0 di investire anche del proprio, al dialogo e alla riscoperta della fede religiosa della propria comunit\u00e0 perch\u00e9 tutti possiamo tornare ad essere contemporaneamente custodi e fruitori di un patrimonio che abbiamo ricevuto e che molti ci invidiano.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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