{"id":18112,"date":"2013-07-18T16:51:38","date_gmt":"2013-07-18T14:51:38","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=18112"},"modified":"2015-07-24T10:26:14","modified_gmt":"2015-07-24T08:26:14","slug":"metti-vangelo-9","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/metti-vangelo-9\/","title":{"rendered":"Se arriva Ges\u00f9, ascoltiamolo"},"content":{"rendered":"
Da qualche settimana, insieme al Vangelo secondo Luca<\/em>, stiamo accompagnando Ges\u00f9 nel pellegrinaggio verso Gerusalemme, dove si compir\u00e0 la sua Pasqua. Per comprendere i fatti che si vanno succedendo e gli insegnamenti dati ai discepoli durante il viaggio, non dobbiamo perderne di vista l\u2019orizzonte: tutto converge verso i misteri della sua morte e risurrezione. Dopo giorni di faticoso cammino, oggi assisteremo a una tappa di tutto riposo e intimit\u00e0 familiare, a casa i due sorelle, Marta e Maria. (Luca non parla del fratello Lazzaro, che invece tanta parte avr\u00e0 nel Vangelo di Giovanni<\/em>). Marta sembra essere la padrona di casa, o comunque colei che gestisce l\u2019ospitalit\u00e0; \u00e8 attiva, buona manager<\/em>. Maria \u00e8 pi\u00f9 distaccata dai doveri casalinghi e pi\u00f9 sedentaria.<\/p>\n Nella predicazione \u00e8 invalso l\u2019uso di vedervi due stati di vita, l\u2019attivo e il contemplativo, impersonati appunto dalle due sorelle: Marta rappresenterebbe la vita attiva, Maria quella contemplativa. Opposizione piuttosto semplicistica: dentro ognuno di noi coabitano le due attitudini. Dobbiamo tentare di liberarci da questi schemi; noi tutti siamo allo stesso tempo Marta e Maria. All\u2019evangelista, d\u2019altra parte, non interessa tanto questo aspetto, quanto l\u2019insegnamento che racchiude, come fra poco vedremo. Per Marta, Ges\u00f9 \u00e8 l\u2019amico da nutrire, a cui bisogna dare, per il quale \u201cfare cose\u201d. Al contrario, per Maria il Cristo \u00e8 la Parola, colui che bisogna ricevere, che \u00e8 nostro nutrimento, dato gratuitamente, senza fatica da parte nostra. Due parole sono i pilastri portanti del testo del Vangelo di oggi.<\/p>\n Una ha per soggetto Marta, l\u2019altra Maria. Come abbiamo sentito, l\u2019affaccendata Marta si permette di rimproverare Ges\u00f9 che non esorta la sorella, beatamente seduta ai suoi piedi, ad aiutarla nei servizi. Ges\u00f9, secondo il suo solito, non risponde direttamente, ma interpella l\u2019interrogante con un\u2019osservazione di carattere generale: \u201cTu ti affanni e ti agiti per molte cose\u201d. Soprattutto il primo dei due verbi, che la versione liturgica italiana traduce con \u201caffannarsi\u201d, ha molte risonanze bibliche. Le prime che vengono in mente le troviamo nel discorso della montagna (Mt<\/em> 6,25-34) \u201cNon vi affannate per il cibo\u2026 per il vestito\u2026 per il domani\u201d. Affannarsi non \u00e8 la stessa cosa che occuparsi di.<\/p>\n Tutti ovviamente dobbiamo occuparci di procurare cibo, vestito per noi e per i nostri cari, progettare il domani per noi e per i figli. L\u2019affanno \u00e8 altra cosa: agita la mente e danneggia anche la salute. L\u2019affanno contagia anche l\u2019ambiente circostante, segnatamente quello familiare, e non aiuta a risolvere i problemi, anzi li complica. Ges\u00f9 motiva l\u2019esortazione a evitare l\u2019affanno: il Padre che provvede agli uccelli, ai fiori campestri, provveder\u00e0 anche a voi che siete suoi figli, molto pi\u00f9 degli uccelli e dei fiori; d\u2019altronde, per quanto ti affanni, puoi forse aggiungere un\u2019ora sola alla tua vita? Quando poi ci agitiamo per il domani, non facciamo che aggiungere gli affanni di oggi a quelli che il domani porter\u00e0 con s\u00e9. L\u2019altra parola-pilastro \u00e8 l\u2019unum necessarium<\/em>, ossia l\u2019unica cosa indispensabile, la parte migliore scelta da Maria.<\/p>\n Marta \u00e8 dispersa fra le molte cose. L\u2019essere dispersi vuol dire perdere il centro, in qualche modo non ritrovarsi pi\u00f9, non sapere pi\u00f9 chi sei. C\u2019\u00e8 una sola cosa capace di ricompattare la mente e il cuore dell\u2019uomo: la Parola. Maria lo ha capito e l\u2019ha scelta. Ges\u00f9 non dice esplicitamente quale sia questa unica cosa necessaria, ma si intuisce dalla descrizione precedente: \u201cMaria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua Parola\u201d. L\u2019uomo non vive solo di pane, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. Di fronte a questo Vangelo, la liturgia pone una Parola dall\u2019antico libro della Genesi<\/em>: Abramo accoglie il Signore, che si presenta sotto l\u2019aspetto di tre uomini.<\/p>\n Gli antichi Padri cristiani vi hanno visto un\u2019oscura, lontana allusione alla Trinit\u00e0. Abramo \u00e8 un nomade che, come gli altri nomadi, abita con la moglie in una tenda di pelli di capra. All\u2019apparire dei tre viandanti si prostra e li scongiura di fermarsi: potranno proseguire dopo essersi lavati e piedi e avere consumato un buon pasto: pane fresco, carne di vitello e yogurt di pecora. Tutto all\u2019ombra di una quercia; alle querce di Mamre. Abramo vi assiste in piedi, sotto l\u2019albero. Accoglienza ospitale simile a quella che Marta e Maria faranno a Ges\u00f9, dopo alcuni secoli. Intanto la moglie, Sara, \u00e8 rimasta nella la tenda: le donne non partecipavano ai banchetti. I tre ne chiesero notizia. Abramo li inform\u00f2: \u201c\u00c8 l\u00e0 nella tenda\u201d. Il Signore disse: ci rivedremo fra un anno, quando Sara, novantenne, sterile da sempre, porter\u00e0 in braccio tuo figlio, Isacco. E fu come un compenso per l\u2019ospitalit\u00e0.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Da qualche settimana, insieme al Vangelo secondo Luca, stiamo accompagnando Ges\u00f9 nel pellegrinaggio verso Gerusalemme, dove si compir\u00e0 la sua Pasqua. 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