<\/a>Un droghiere al mercato rionale si lamenta. Da qualche tempo tiene aperto il suo banco anche la domenica. I suoi ricavi non sono aumentati di un centesimo, in compenso \u00e8 cresciuta la fatica e diminuito il tempo da dedicare alla sua famiglia.<\/p>\nCerto potrebbe chiudere, non \u00e8 obbligato, ma l\u2019effetto della liberalizzazione dell\u2019apertura degli esercizi commerciali lo costringe a lavorare anche nei giorni di festa. Altrimenti potrebbe perdere alcuni dei suoi clienti abituali, che hanno iniziato a spalmare durante i sette giorni i loro acquisti abituali. Oltre al danno la beffa, perch\u00e9 l\u2019apertura costa: deve sostenere la spese costanti come l\u2019energia consumata, oppure lo stipendio del suo unico dipendente.<\/p>\n
Ma quel droghiere \u00e8 \u201cfortunato\u201d, quest\u2019anno non chiuder\u00e0.<\/p>\n
L\u2019effetto delle nuove norme sull\u2019apertura dei negozi durante la domenica, \u00e8 evidente, non ha portato alcun beneficio ai venditori, specialmente i piccoli e medi proprietari: sono i dati prodotti da Confesercenti, a mostrare la continua riduzione dei consumi delle famiglie -4,3% lo scorso anno, e soprattutto un crollo verticale della vendita al dettaglio -13, 7% tra il 2008 e il 2012. Un altro dato ancora pi\u00f9 grave indica che nei primi mesi del 2013 \u00e8 diminuito del 50% il numero delle aperture di esercizi commerciali.<\/p>\n
Allora, perch\u00e9 si persevera sulla strada indicata da questa liberalizzazione?<\/p>\n
Ha raggiunto le 159mila firme una Campagna per cambiare la normativa: Liberaladomenica<\/strong>, sostenuta dal mondo cattolico, ha trovato adesioni oltre i suoi naturali confini, anche raccogliendo il consenso di alcuni Presidenti regionali. Tuttavia non si muove molto all\u2019orizzonte.<\/p>\nDietro \u201cl\u2019occupazione della Domenica\u201d c\u2019\u00e8 un\u2019ideologia del consumo che ci penetra nelle ossa, secondo la quale essere nelle condizioni di poter comprare in ogni istante della nostra esistenza diventa un diritto e dovere irrinunciabile. Non importa nemmeno il guadagno, quanto il culto dell\u2019acquisto. Nella sua forma degenerata un co mportamento che ne deriva \u00e8 lo shopping compulsivo.<\/p>\n
Anche la questione del tempo deve aiutare ad entrare nella mentalit\u00e0 e lo strumento migliore \u00e8 svuotare il senso della festa, a partire dal suo simbolo pi\u00f9 grande, per un cristiano: la domenica.<\/p>\n
Ma senza la festa siamo pi\u00f9 deboli, ce ne accorgiamo nella nostra quotidianit\u00e0: quando non comprendiamo pi\u00f9 il senso del nostro lavorare, perch\u00e9 non gustiamo la bont\u00e0 dei risultati conseguiti; quando fatichiamo a costruire relazioni significative, perch\u00e9 siamo occupati e non prestiamo attenzione a chi ci vive accanto; quando emarginiamo il senso religioso, perch\u00e9 alimentiamo il tran tran giornaliero che ci impedisce di inquadrare la nostra vita in un disegno pi\u00f9 grande.<\/p>\n
Quali conseguenze siamo disposti a pagare con la perdita della domenica?<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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