{"id":1722,"date":"2001-07-27T00:00:00","date_gmt":"2001-07-27T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1722"},"modified":"2001-07-27T00:00:00","modified_gmt":"2001-07-27T00:00:00","slug":"la-porziuncola-una-porta-giubilare-sempre-aperta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-porziuncola-una-porta-giubilare-sempre-aperta\/","title":{"rendered":"La Porziuncola: una porta giubilare sempre aperta"},"content":{"rendered":"
Torna la Festa del Perdono di Assisi, quella grazia legata a San Francesco e alla sua piccola chiesa, la Porziuncola. Sulla sua porta si possono leggere parole gravi e straordinarie per quel piccolo luogo: “Haec est porta vitae aeternae”, questa \u00e8 la porta della vita eterna, come a dire, chi varca questa soglia, se il suo cuore \u00e8 puro, si trover\u00e0 alla presenza di Dio.Dopo l’esperienza giubilare dell’Anno santo del 2000, ci \u00e8 familiare l’immagine della Porta santa, delle varie Porte sante, aperte e poi richiuse dal Papa nelle Basiliche romane. Ma la porta della Porziuncola, aperta alla grazia dallo stesso Francesco nel lontano 1216, rimane sempre aperta in perenne Giubileo di grazia e di perdono. Il recente Anno santo, tuttavia, ha esaltato in modo particolare il “luogo santo” della Porziuncola, piegando il cammino dei “romei” (pellegrini verso e da Roma) su Assisi, come chi risale la corrente di un fiume alla ricerca della sorgente fresca e pura.Non si potr\u00e0 mai misurare l’occasione di grazia rappresentata dai luoghi della memoria di San Francesco e Santa Chiara. I pellegrini giunti numerosi (diocesi con il loro Vescovo e presbiteri, parrocchie, gruppi ecclesiali, giovani, famiglie) hanno potuto trovare alla Porziuncola e nella basilica che la custodisce, accoglienza spirituale per le celebrazioni, ma soprattutto per quanto riguarda il sacramento della riconciliazione. Da sempre il santuario del Perdono si \u00e8 caratterizzato per la disponibilit\u00e0 dei sacerdoti, ma durante l’Anno santo numerosi sono venuti anche da altre nazioni, dall’Europa, dall’America Latina, perfino dal Giappone, a disposizione di tutti. Luogo dell’anima, il santuario della Porziuncola, ha incrementato durante il Giubileo la preghiera silenziosa tutte le sere dalle 21 alle 23, concludendo con la Compieta a cui partecipano oltre 100 persone; e la recita del rosario e successiva processione aux flambeaux tutti i sabati dell’anno con la partecipazione di un migliaio di persone. Retaggio dell’Anno santo \u00e8 anche la libreria internazionale in cui \u00e8 esposto tutto quanto su Francesco e Chiara si scrive in tutte le lingue. Si potrebbe dire che non c’\u00e8 nulla di nuovo alla Porziuncola; sono le solite cose di sempre: la confessione, la preghiera, il pellegrinaggio, l’Eucaristia, il racconto dell’arte e degli uomini, il Vangelo vissuto da Francesco… Eppure in un mondo che invecchia, specialmente il nostro mondo occidentale, dove non si crede a valori di riferimento condivisibili dai pi\u00f9, dove le giovani generazioni rischiano di non conoscere pi\u00f9 neppure il linguaggio cristiano del Vangelo, allora ogni segno pu\u00f2 risvegliare interessi e domande. A questo proposito mi viene alla mente un episodio che pu\u00f2 essere emblematico dell’attuale situazione europea. Alla fine degli anni Ottanta mi trovavo, insieme ad un confratello, in Finlandia, diretti all’arcipelago di Aland per partecipare all’incontro annuale del gruppo “Amici di San Francesco” fondato da un francescano svedese, padre Agostino Lundin. Insieme all’interprete viaggiavamo verso il porto in autobus; noi vestivamo il nostro abito francescano, cosa assai inconsueta in quel mondo. Due bambini, di circa 10 anni di et\u00e0, si avvicinano a noi e timidamente vogliono parlarci: “Vogliamo farvi delle domande perch\u00e9 ci interessano le cose antiche”. Simulacri di un mondo passato dovevamo apparire agli occhi pieni di stupore dei bambini di un paese dell’Europa del nord. Il cristianesimo, in passato anima dell’identit\u00e0 europea, rischia con i suoi segni e simboli, di apparire alle nuove generazioni, un bagaglio di “cose antiche”, da studiare nei libri, da relegare nei musei, senza alcun influsso capace di motivare la vita. “Cosa antiche e cose nuove”: come lo scriba divenuto discepolo del Vangelo, come Francesco alla Porziuncola; come la Chiesa durante il Giubileo, noi cristiani abbiamo il tesoro di sempre capace di arricchire il mondo, il Cristo, il cui volto contempliamo, da cui possiamo ripartire, come ci invita a fare il Papa nella Novo millennio ineunte. “Chi ha incontrato veramente Cristo, non pu\u00f2 tenerselo per s\u00e9, deve annunciarlo, occorre un nuovo slancio apostolico”. La Porziuncola, oltre ad essere scrigno delle cose antiche e nuove, \u00e8 anche icona dello slancio apostolico di Francesco, tutto proteso a comunicare quanto egli ha sperimentato. Infatti, dopo aver ascoltato il Vangelo della missione degli Apostoli che Ges\u00f9 inviava a due a due a predicare, Francesco, come raggiunto nelle sue aspirazioni pi\u00f9 profonde, esclam\u00f2: “Questo voglio, questo cerco, questo con tutto il mio cuore far\u00f2” (1 Cel 22). Da quel momento divenne pi\u00f9 povero, ridimension\u00f2 ancora di pi\u00f9 il suo egoismo e decise di estendere la propria vita allo scopo di favorire la propria e l’altrui crescita spirituale. “Questo voglio, questo far\u00f2”. Poco si pu\u00f2 dire di nuovo, ma molto di nuovo si pu\u00f2 fare. Il nuovo \u00e8 lo scatto di Francesco che d\u00e0 concretezza ai suoi desideri che coincidevano con il Vangelo. Il sempre nuovo \u00e8 la santit\u00e0, il sempre nuovo \u00e8 il Vangelo vissuto e annunciato, per amore, ad ogni creatura.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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