{"id":17095,"date":"2013-05-30T17:08:53","date_gmt":"2013-05-30T15:08:53","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=17095"},"modified":"2015-04-27T12:12:59","modified_gmt":"2015-04-27T10:12:59","slug":"lacradu-il-nuovo-regolamento-regionale-penalizza-gli-anziani","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lacradu-il-nuovo-regolamento-regionale-penalizza-gli-anziani\/","title":{"rendered":"L\u2019Acradu: \u201cIl nuovo Regolamento regionale penalizza gli anziani\u201d"},"content":{"rendered":"

\"anziani-assistenza-aiuto\"<\/a>Che l\u2019Umbria sia una delle regioni pi\u00f9 \u201ccanute\u201d d\u2019Italia \u00e8 fatto ormai ben noto. Basti pensare che la popolazione anziana costituisce quasi un quarto (23,1%) di quella totale e che gli over-75 sono stimati a 100.000 persone, quattro volte tanto di quarant\u2019anni fa (dal 4,4% del 1971 al 11% del 2011). La pianificazione normativa inerente ai servizi e alle strutture dedicate agli anziani diventa, quindi, un imperativo categorico per la Regione che, infatti, ha da poco approvato il Regolamento per il funzionamento delle strutture rivolte ad anziani autosufficienti<\/em>.<\/p>\n

La nuova normativa per\u00f2 non piace ai gestori di tali realt\u00e0, in quanto \u2013 sottolineano \u2013 va a legittimare situazioni di disagio e di abbandono per l\u2019anziano che si ritrova solo e privo di assistenza. Al centro del malcontento, un comma del Regolamento che prevede, nel caso in cui la persona anziana perda la propria autosufficienza, che la struttura socio-assistenziale in cui \u00e8 ospitata denunci la cosa alla Asl di competenza. \u201cAccertata la condizione di non autosufficienza \u2013 si legge nel Regolamento<\/em> \u2013 la persona anziana \u00e8 iscritta nelle liste per l\u2019inserimento nella residenza protetta (\u2026). Il periodo di permanenza della persona anziana nella struttura socio-assistenziale non pu\u00f2 superare i 90 giorni dall\u2019accertamento della condizione di non autosufficienza. La maggiore intensit\u00e0 assistenziale socio-sanitaria della persona anziana nei 90 giorni \u00e8 garantita dall\u2019Azienda sanitaria locale competente per territorio attraverso la presa in carico con un programma di assistenza domiciliare integrata\u201d.<\/p>\n

\u201cQuesta norma non ci piace\u201d sottolinea Luciano Viscioletti<\/strong>, presidente dell\u2019Acradu (Associazione cristiana residenze anziani e disabili) che raccoglie circa l\u201980% delle residenze socio-sanitarie umbre, con 34 strutture associate e 1.300 posti letto. \u201cPoich\u00e9 tutto il peso del trasferimento dell\u2019anziano diventato non autosufficiente \u00e8 scaricato sulle Asl, mentre le strutture hanno il solo dovere di denunciare il fatto. Nella teoria \u00e8 tutto giusto, ma nella pratica le Asl non sono in grado di reggere un tale compito. I pesanti tagli di questi mesi, infatti, hanno portato al blocco degli ingressi nelle Residenze protette, che ospitano gli anziani non pi\u00f9 autosufficienti, e quindi i 90 giorni previsti dalla norma per il trasferimento vanno a moltiplicarsi a dismisura. La permanenza di un anziano in una di queste strutture \u2013 precisa il presidente di Acradu – costa circa 2.600 euro al mese, che venivano normalmente divise met\u00e0 a carico delle Asl e met\u00e0 a carico dell\u2019anziano. Ma se la Asl non pu\u00f2 pi\u00f9 fornire questo tipo di integrazione, l\u2019anziano si trova a non potersi pi\u00f9 permettere di pagare l\u2019intero costo. Si ripiega, quindi, sulla permanenza nelle strutture per autosufficienti, che hanno un costo di circa 1.500 euro al mese\u201d.<\/p>\n

\u201cEd \u00e8 qui che sta il problema<\/strong> \u2013 continua Viscioletti \u2013 perch\u00e9 le strutture per autosufficienti non sono adeguate all\u2019assistenza sanitaria di coloro che non sono pi\u00f9 autonomi, in quanto nascono come strutture sociali in cui si organizzano attivit\u00e0 ricreative e di gruppo, ma non servizi sanitari specifici. Con questa nuova norma si \u00e8 venuta a creare una sorta di \u2018sanatoria\u2019 che legittima la mancanza di ricovero per l\u2019anziano e lede il suo diritto a ricevere un\u2019assistenza adeguata. Di fatto, le strutture per anziani autonomi diventano socio-sanitarie senza averne i titoli e i requisiti e, avendo solo l\u2019obbligo di denunciare alla Asl il cambiamento di situazione dell\u2019anziano, possono continuare a ospitare, in maniera del tutto legale, anche persone non pi\u00f9 autosufficienti. Anche dal punto di vista del controllo \u2013 sottolinea ancora Viscioletti \u2013 la differenza \u00e8 sostanziale, perch\u00e9 le residenze per autosufficienti sono controllate dai soli Nas, mentre quelle protette anche dalle Asl. E gli stessi Nas, nel caso in cui trovino alcuni anziani non autonomi in strutture non adeguate a loro, non possono fare nulla, se la denuncia \u00e8 gi\u00e0 stata fatta dalla residenza. Questo stato di cose \u2013 conclude Viscioletti \u2013 ci preoccupa e ci spaventa. A nostro avviso, andava previsto un percorso d\u2019urgenza in queste situazioni, per cui l\u2019Asl fosse inderogabilmente obbligata, allo scadere del tempo previsto, a trasferire l\u2019anziano in strutture idonee. L\u2019anziano ha il diritto di essere guidato e assistito in tutta la rete, soprattutto in quei casi in cui manca la famiglia, e quindi il tutto \u00e8 demandato ai soli servizi sociali\u201d.<\/p>\n

I dati in umbria<\/h3>\n

Record negativo<\/strong><\/em><\/p>\n

L’Umbria \u00e8 \u201cmaglia nera\u201d in Italia circa le strutture per anziani. Lo ha sottolineato il vice presidente della Provincia di Perugia, Aviano Rossi<\/strong>, esponendo i dati aggiornati. Su 288 verifiche sono state riscontrate ben 102 irregolarit\u00e0 (1.473 nazionali); sono state elevate 26 sanzioni amministrative (su 1.438 nazionali) e 100 sanzioni penali (su 14.44). Inoltre 34 provvedimenti di chiusura (su 150 nazionali), record nazionale solo avvicinato da Lazio (26), Campania (25), Sicilia (23). In 2 casi sono scattate le manette, mentre 54 strutture sono state segnalate all\u2019autorit\u00e0 giudiziaria. Infine, per le Residenze sanitarie assistenziali in Umbria sono stati emessi 4 provvedimenti di chiusura (su 12 a livello nazionale) e 8 segnalazioni giudiziarie (su 122 nazionali). \u201cVista la situazione – ha affermato Rossi – l\u2019Asl fa sapere di aver bloccato le autorizzazione a nuove strutture, cercando di consolidare quelle gi\u00e0 esistenti. Le liste di attesa per entrare in queste strutture sono molto lunghe e la domanda \u00e8 doppia rispetto all\u2019offerta\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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