{"id":16688,"date":"2013-05-09T18:09:51","date_gmt":"2013-05-09T16:09:51","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=16688"},"modified":"2013-05-09T18:09:51","modified_gmt":"2013-05-09T16:09:51","slug":"cosi-ricordo-andreotti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/cosi-ricordo-andreotti\/","title":{"rendered":"Cos\u00ec ricordo Andreotti"},"content":{"rendered":"

\"giulio-andreotti\"<\/a>La morte di Giulio Andreotti<\/strong>, avvenuta nella tarda mattinata del 6 maggio, chiude un\u2019epoca che \u00e8 ancora tutta da esaminare con gli occhi imparziali dello storico. Quello che \u00e8 certo \u00e8 che Andreotti \u00e8 stato protagonista tra i maggiori della seconda met\u00e0 del secolo scorso in un\u2019Italia uscita dalla guerra, dilaniata ed impoverita, e con la necessit\u00e0 di costruire una democrazia tutta da inventare nei suoi contenuti di dignit\u00e0, di eguaglianza, di giustizia, una democrazia che il nostro paese non aveva certo conosciuto nella prima met\u00e0 del novecento.<\/p>\n

C\u2019\u00e8 stato il giovane Andreotti, fedele collaboratore di De Gasperi negli anni della ricostruzione del nostro Paese, l\u2019Andreotti del potere, pi\u00f9 volte ministro e sette volte presidente del Consiglio, il paziente tessitore dei rapporti internazionali nella piena fedelt\u00e0 all\u2019Alleanza atlantica ma nella sorprendente ed illuminata apertura ai Paesi arabi, consapevole, e lo \u00e8 stato fino all\u2019ultimo, che<\/p>\n

non ci potr\u00e0 mai essere pace durevole in quello scacchiere internazionale senza un\u2019equa soluzione del problema palestinese. E poi l\u2019uomo del Vaticano e delle istituzioni, che ha dovuto vivere in prima persona il dramma del sequestro e dell\u2019assassinio di Aldo Moro. C\u2019\u00e8 stato infine la stagione dei processi che Andreotti ha vissuto esemplarmente, difendendosi nei processi e non dai<\/em> processi.<\/p>\n

\u00c8 stato con questo pezzo di storia che io, entrando per la prima volta in Senato nel 1994, mi sono incontrato ed ho dovuto convivere la mia esperienza parlamentare. Ed ho scoperto un uomo sconosciuto, disciplinato ed assiduo frequentatore dell\u2019aula parlamentare ed attento ai rapporti umani, improntati a riserbo, ma anche a squisita signorilit\u00e0 e gentilezza. Ho conosciuto una sorta di enciclopedia vivente della memoria storica della politica italiana, ricca di lucide interpretazioni, ma anche di aneddoti curiosi ed inediti.<\/p>\n

Una memoria ferrea la sua, forse rafforzata dalla quotidiana pratica della scrittura dei diari, che quando verranno pubblicati \u2013 se mai ci\u00f2 avverr\u00e0 \u2013 imporranno la riscrittura di molte pagine della recente storia dell\u2019Italia democratica. C\u2019\u00e8 chi dice che nelle sue battute fulminanti si nascondesse una buona dose di cinismo, io invece credo che quel suo modo di rispondere a sollecitazioni o a vere e proprie provocazioni fosse una sorta di armatura in cui Andreotti nascondeva il suo riserbo e la sua impermeabilit\u00e0 alle quotidiane beghe della politica politicante.<\/p>\n

Era anche un modo di guardare tutto con distacco per non farsi travolgere dagli eventi, come quando mi ricordava, in occasione di un acceso dibattito parlamentare, di aver vissuto ben altri difficili momenti, come nel dibattito per l\u2019approvazione del Patto atlantico, quando volavano le tavolette-scrittoio inserite nei banchi del Senato e lui, sottosegretario alla Presidenza, unico rappresentante al banco del Governo, si dovette difendere infilandosi sul capo, a mo\u2019 di elmetto, il robusto raccoglitore della carta che aveva al fianco.<\/p>\n

Certo l\u2019Andreotti che io ho conosciuto era molto lontano dagli anni del potere e per questo pi\u00f9 umano, quasi distaccato dal conflitto politico e quindi anche pi\u00f9 sereno nel giudizio degli eventi che hanno attraversato la sua vita. Un uomo che telefonava alla moglie perch\u00e9 non lo aspettasse per la cena quando le sedute dell\u2019aula si prolungavano, e che per\u00f2 si preoccupava che la cena gli venisse lasciata in caldo per il suo ritorno. Ho vissuto con lui, gomito a gomito, nella commissione Esteri e mi sorprese in modo inaudito quando lui, maestro di politica internazionale, chiese a me il permesso di parlare dopo che ero stato designato dal gruppo del Ppi quale capogruppo in quella commissione.<\/p>\n

Era anche il momento dell\u2019avvio dei suoi processi, e mai l\u2019ho sentito lamentarsi dei giudici e della sua interiore sofferenza, che il suo proverbiale riserbo nascondeva. Eppure un uomo tanto odiato e criticato come lui, quando si alzava a parlare nel Senato, era da tutti ascoltato in religioso silenzio. Come quando ricord\u00f2, ed era il momento dell\u2019intervento italiano in Serbia, che si stava mutando la natura della Nato perch\u00e9, ammon\u00ec, i patti sottoscritti contemplavano soltanto l\u2019intervento di uno Stato membro allorch\u00e9 un altro Stato dell\u2019alleanza fosse stato attaccato. Era la natura difensiva dell\u2019Alleanza che stava ricordando a tutti noi mentre la Nato, senza modificare i patti sulla base dei quali era nata, stava diventando uno strumento, seppur necessario, di polizia internazionale. La cultura politica di Andreotti, in cui si era formato, era quella dell\u2019articolo 11 della nostra Costituzione, che afferma il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.<\/p>\n

C\u2019\u00e8 poi l\u2019uomo dei misteri, dei diari segreti, il politico discusso e discutibile, ma anche l\u2019uomo che dialogava con Dio nella quotidiana messa mattutina, e a Cui affidava le sue nascoste sofferenze.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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