{"id":15638,"date":"2013-03-15T18:44:00","date_gmt":"2013-03-15T17:44:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=15638"},"modified":"2013-03-15T18:44:00","modified_gmt":"2013-03-15T17:44:00","slug":"un-rammarico-piccolo-piccolo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/un-rammarico-piccolo-piccolo\/","title":{"rendered":"Un rammarico piccolo piccolo"},"content":{"rendered":"
Scrivo mercoled\u00ec 13 marzo 2013, scrivo quando mancano pochi minuti a mezzogiorno. Con la coda dell\u2019occhio guardo il televisore, sul quale \u00e8 apparsa da poco la seconda fumata nera del comignolo della Cappella Sistina. Scrivo per esprimere un rammarico, che potrebbe sembrare irrispettoso sullo sfondo del grande travaglio del parto che la Chiesa sta vivendo, ma di rammarico autentico si tratta, perch\u00e9 oggi, mercoled\u00ec 13 marzo 2013, a quest\u2019ora, pochi minuti a mezzogiorno, insieme con il \u201cCoro della Madonna\u201d avrei dovuto trovarmi in Vaticano, in aula Nervi, in udienza da Benedetto XVI. E invece. Invece.
\nIl \u201cCoro della Madonna\u201d \u00e8 uno di due cori che a Gubbio, da secoli, durate la grande processione del Venerd\u00ec santo, cantano il Miserere, uno a ridosso del Cristo morto, l\u2019altro a ridosso della Madonna delle sette spade. Cantano quattro note, a due voci maschili. Una bellezza austera e struggente. Cinquanta anni fa, cio\u00e8 nel 1963, due dei cantori di quel coro, cio\u00e8 Franco Salciarini, futuro ordinario di Grammatica latina e greca al liceo Mazzatinti, e il sottoscritto, decidemmo che era ora di ridare la dignit\u00e0 perduta a quel gruppo di cantori; mentre infatti l\u2019altro gruppo, il \u201cCoro del Cristo\u201d, sotto la direzione di don Piero Belardi, cantava benissimo, il nostro era allo sbando. Non c\u2019era un maestro che desse il la e facesse muovere nel senso giusto le masse sonore, non c\u2019era una mantelletta che distinguesse i cantori, entrava chi voleva. I berci si sprecavano. Quando la processione passava in via Vantaggi, davanti all\u2019osteria di Lolo del Montagnolo, o in via Cairoli, davanti all\u2019osteria di Belancino, il coro dimagriva a vista d\u2019occhio, per tornare ad ingrossarsi poco dopo, il tempo di buttare gi\u00f9 un paio di fojette; e il canto sapeva di vino.
\nDecidemmo. Decise Franco, e io gli detti una mano, per qualche anno. Convocammo un bel gruppo di ventenni di San Martino, Roberto e Luigi Carfagna, il Pan\u00ecco come solista, Icci, lo Zumbetto, Giuliano di Elido che non era ancora \u201cdon\u201d, Piero il Rosso detto lo Scioro, i fratelli Mancini, e anche noi cominciammo a fare le prove, uscendo dopo cena per la citt\u00e0 lungo tutta la Quaresima, il marted\u00ec e il venerd\u00ec. Poi aggiungemmo altri canti polifonici: Stava Maria dolente, O capo incoronato. E altri giovani presero ad aggregarsi, altri uomini, quotidiane voci robuste. A volta, durante le prove, ci capit\u00f2 di lasciarci distanziare dal coro di un qualche centinaio di metri, per ascoltarne il canto da lontano, e un brivido ci corse nella schiena.
\nNell\u2019aula Nervi, a quest\u2019ora, il Papa avrebbe commentato un versetto del Miserere, e subito dopo noi, senza muoverci dai nostri posti, lo avremmo cantato. Sarebbe stata la ricompensa pi\u00f9 bella, non tanto per noi, quanto per Franco Salciarini e i suoi 50 anni di dedizione assoluta a questa splendida tradizione e, prima ancora, a Maria dolente e a quel suo Figlio dolce e straziato.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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