{"id":1544,"date":"2001-05-11T00:00:00","date_gmt":"2001-05-10T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1544"},"modified":"2015-07-03T11:35:45","modified_gmt":"2015-07-03T09:35:45","slug":"sullareopago-la-speranza-per-una-chiesa-riconciliata","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/sullareopago-la-speranza-per-una-chiesa-riconciliata\/","title":{"rendered":"Sull’Areopago la speranza per una Chiesa riconciliata"},"content":{"rendered":"

Nei passi stanchi e trascinati del vecchio Pontefice che scala il colle dell’Areopago in Atene si \u00e8 resa visibile, in tutta la sua drammaticit\u00e0, la fatica della ricomposizione dell’unit\u00e0 dei cristiani. Per rompere un vaso artisticamente elaborato in tutte le sue parti basta uno sconsiderato atto di indignazione e di sdegno. All’inizio del secondo millennio \u00e8 scoccata la scintilla che ha rotto anche formalmente la comunione tra le due Chiese, quella latina e quella greca, che si erano talmente diversificate nel loro processo evolutivo da non riconoscersi come sorelle. Ci si \u00e8 separati per molteplici ragioni. Vi sono state azioni compiute talvolta con leggerezza e superficialit\u00e0, non considerando le nefaste conseguenze negative e si \u00e8 andati avanti da parte di uomini di Chiesa con sordit\u00e0 nei confronti delle ragioni dell’altro, per sete di potere, per rivendicare la giurisdizione su un territorio e soprattutto per aver messo in disparte la centralit\u00e0 del messaggio evangelico rispetto ad altri veri o presunti valori umani, “non senza colpa di uomini di entrambe le parti” (U.R.3). Si \u00e8 cos\u00ec rimasti irretiti in un groviglio di situazioni e di circostanze senza trovare una via d’uscita, anzi aggravando la divisione con la famigerata quarta crociata dirottata su Costantinopoli (1202-1204) e con la delusione della mancata riconciliazione pur approvata da entrambe le parti ed esaltata con enfasi nel Concilio di Firenze (1439). Per raccogliere e ricomporre i vari pezzi scheggiati non basta, purtroppo, un atto, n\u00e9 una dichiarazione, n\u00e9 un decreto, n\u00e9 una preghiera di intercessione, neppure ripetendo quella di Ges\u00f9, “che siano una cosa sola”. Si rende necessario un processo di rilettura della storia, un cammino di conversione del cuore e di riforma della vita delle proprie comunit\u00e0: un cammino che passa attraverso la porta stretta della croce. L’ecumenismo \u00e8 un esodo, un rinnegare se stessi, un richiesta di perdono, assumendo atteggiamenti e pronunziando parole di umilt\u00e0 e di misericordia, sempre da entrambe le parti. Giovanni Paolo II sta camminando in questa direzione e vuol trascinare nel solco dei suoi passi la sua Chiesa e le Chiese sorelle dell’ortodossia, in questo caso delle Chiesa autonoma di Grecia, la terza comunit\u00e0 ortodossa per importanza e per numero di fedeli. Egli compie questi gesti continuando l’itinerario del pellegrinaggio giubilare e ripercorrendo l’itinerario della storia della salvezza, in particolare i viaggi dell’Apostolo delle genti. La fatica non \u00e8 senza frutto e nell’amarezza di un’esperienza, come quella dell’arrivo ad Atene, dove hanno risuonato i rintocchi mesti delle campane, non sono mancati bagliori di gioia e di speranza. Sono state pronunciate parole univoche di fede con toni di sincerit\u00e0 e di volont\u00e0 di comunicazione. Sembrava di percepire il rumore di una storia che riprende a muoversi verso il futuro, discostandosi dai ceppi di una memoria dolorosa che la tenevano imprigionata. Ancora una parte della Chiesa greca, si sente incompresa e si tiene debitamente a distanza sospettando inganni, astuzie e raggiri. Ma ormai nessuno pu\u00f2 pi\u00f9 dubitare che la ricomposizione dell’unit\u00e0 visibile delle Chiese sia volont\u00e0 di Dio e non nasconda alcun segreto interesse particolare. Mai come nel nostro tempo si \u00e8 levata la voce di pastori, teologi, assemblee cristiane, giovani, per invocare la riconciliazione. In ultimo a Graz dove il titolo era proprio “la riconciliazione dono di Dio e fonte di vita nuova”. A spingere verso la ricomposizione visibile dell’unit\u00e0 dei cristiani non \u00e8, pertanto, solo il Papa e i suoi immediati predecessori, ma gli stessi ortodossi, che gi\u00e0 nel 1920, con un'”Enciclica sinodica della Chiesa di Costantinopoli a tutte le Chiese di Cristo”, fecero un appello perch\u00e9 rinasca “l’amore tra le Chiese” e si sono inseriti nel Movimento ecumenico. L’ecumenismo non \u00e8 nato cattolico e non \u00e8 un’invenzione del Vaticano, ma \u00e8 ci\u00f2 che lo Spirito dice alle Chiese in modo chiaro ed evidente nel nostro tempo. Il patriarca ortodosso Atenagoras lo comprese negli anni sessanta e fu protagonista con Paolo VI quando entrambi sottoscrissero (1965) la dichiarazione di abolizione delle vicendevoli scomuniche dell’anno 1054, affidate alla storia con il famoso “Tomos Agapis” (il libro dell’amore). Un passo in avanti \u00e8 stato compiuto anche in questo viaggio papale, con un clima di accoglienza e di scambio di gesti amichevoli che ha consentito un momento di grande fraternit\u00e0, quando, al termine della giornata dell’incontro, il Papa di Roma e l’Arcivescovo ortodosso di Atene, lontani dagli sguardi curiosi hanno recitato insieme la preghiera del Padre nostro. E’ dalla preghiera che si pu\u00f2 sperare la guarigione delle ferite del passato e ritrovare la pace: “Rimetti a noi i nostri debiti, come…”. Sull’Areopago Paolo, all’inizio del primo millennio dell’era cristiana si confront\u00f2 con la cultura greca del suo tempo ed annunci\u00f2 il “dio ignoto”, sul nuovo Areopago di oggi, che sono i teleschermi delle televisioni, abbiamo potuto scorgere come possibile un disegno divino per il futuro: “L’unico popolo di Dio… segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unit\u00e0 di tutto il genere umano”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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