{"id":15230,"date":"2013-02-28T17:03:20","date_gmt":"2013-02-28T15:03:20","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=15230"},"modified":"2015-06-09T12:52:42","modified_gmt":"2015-06-09T10:52:42","slug":"per-una-vera-riforma","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/per-una-vera-riforma\/","title":{"rendered":"Per una vera riforma"},"content":{"rendered":"
\"Benedetto<\/a>
Benedetto XVI incontra, nell\u2019Aula Paolo VI, il clero della diocesi di Roma<\/figcaption><\/figure>\n

Dopo l\u2019annuncio del suo ritiro, Benedetto XVI \u00e8 divenuto argomento obbligato per i media<\/em> di tutto il mondo, studiato, analizzato e descritto nella sua personalit\u00e0 e nella sua storia. A molti \u00e8 sfuggito il fatto che lui stesso, in una conversazione a tutto campo e a cuore aperto, si \u00e8 palesato ai suoi preti, i preti di Roma, di cui Joseph Ratzinger \u00e8, prima di tutto, vescovo.<\/p>\n

In una condizione di particolare confidenza, senza nulla di scritto nelle mani, si \u00e8 rivolto ai \u201ccari fratelli nell\u2019episcopato e nel sacerdozio\u201d, confidando e quasi confessando ricordi, pensieri, opinioni, sentimenti, con molteplici punti di sospensione segnati da \u201ceccetera\u201d, come per interrompere il flusso dei ricordi.<\/p>\n

Il nucleo del discorso \u00e8 stato il Concilio, rivissuto in una specie di \u201cchiacchierata\u201d su come lui l\u2019ha visto e vissuto dal suo primo nascere fino agli esiti attuali. Inizia il discorso con un aneddoto risalente al 1959, quando a lui, il pi\u00f9 giovane dei professori, fu richiesto dal vescovo di Colonia card. Frings di preparare un progetto su il \u201cConcilio e il mondo del pensiero moderno\u201d, che gli valse la partecipazione come \u201cesperto personale\u201d del Cardinale e poi come \u201cperito ufficiale<\/strong>\u201d.<\/p>\n

\u201cAllora siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo\u201d, racconta il Papa e, come per un inesauribile impulso, continua a narrare lo svolgersi e il districarsi di una storia fatta di tanti rivoli che confluiscono in un unico grande evento ecclesiale: persone, fatti, situazioni, problemi, discussioni, senza sosta, con il preciso intento di ritornare al vero senso del Concilio – sottratto a strumentalizzazioni, forzature, fabulazioni ed equivoci che dall\u2019esterno e dal mondo dei media<\/em> sono state e continuano ad essere tirati in ballo.<\/p>\n

Ratzinger rivendica il diritto di dire quale sia il vero Concilio; non per la sua infallibilit\u00e0, ma per l\u2019esperienza vissuta in profondit\u00e0 e in comunione con i suoi fratelli vescovi nell\u2019esercizio del ministero pastorale di guida della Chiesa universale. La sensazione dominante all\u2019inizio era quella di una Chiesa \u201crobusta\u201d e in buona salute, ma che dava segni di stanchezza, pi\u00f9 legata al passato (con crisi tipo il caso Galilei) che non \u201cportatrice di futuro\u201d.<\/p>\n

Ratzinger, anziano e dimissionario, scandaglia il suo lontano vissuto personale profondo. Racconta la prima riunione<\/strong> dell\u2019assise conciliare, e plaude al rifiuto dei Padri di approvare le liste dei nomi dei membri delle Commissioni gi\u00e0 preparata. Commenta: \u201cNon fu un atto di ribellione, ma di coscienza e di responsabilit\u00e0\u201d. I Vescovi si resero consapevoli che erano stati convocati non per approvare decisioni gi\u00e0 prese, ma come \u201csoggetti\u201d attivi del Concilio.<\/p>\n

Non ha difficolt\u00e0, lui Vescovo di Roma, nel discorso ai preti romani, a dire che la strada del Concilio fu aperta da quella che fu chiamata l\u2019\u201calleanza renana\u201d, composta dai vescovi francesi, tedeschi, belgi e olandesi, che si mostrarono pi\u00f9 preparati e motivati.<\/p>\n

Passando all\u2019analisi dei singoli temi trattati dal Concilio, non dice cose che non siano conosciute, ma le dice in un modo e con un linguaggio cos\u00ec immediato che sembra di assistere in diretta allo svolgimento dei lavori.<\/p>\n

La liturgia<\/strong>, ad esempio – dice -, era come \u201cchiusa nel Messale romano<\/em> del sacerdote\u201d, mentre l\u2019assemblea dei fedeli era rappresentata dal chierichetto che rispondeva alle parole del sacerdote, e intanto i fedeli pregavano con libri propri. \u201cErano quasi due liturgie parallele\u201d, commenta. La scelta della liturgia, dice il Papa, \u201cretrospettivamente\u201d appare molto buona perch\u00e9 ha messo in evidenza il \u201cprimato di Dio, il primato dell\u2019adorazione\u201d.<\/p>\n

Descrive, senza entrare nei particolari, i meriti del documento che ha rimesso al centro di tutta la liturgia il Mistero pasquale e la domenica, e ha messo in chiaro due principi: quello dell\u2019intelligibilit\u00e0 delle parole (non pi\u00f9 in una lingua sconosciuta) e quello della partecipazione del popolo. \u201cPurtroppo questi principi sono stati anche male intesi\u201d, lamenta il Papa, e per evitare ci\u00f2 si richiede una formazione permanente.<\/p>\n

Passando in rassegna gli altri temi, sempre sul filo del ricordo, coglie gli aspetti essenziali e indica il tipo di lettura – che potremmo chiamare \u201csapienziale\u201d – di tutto il dettato conciliare, soprattutto l\u00e0 dove affronta il tema dell\u2019ecumenismo e delle religioni (che qui non possiamo riportare), scivolando via con leggerezza e lucidit\u00e0 tra le asperit\u00e0 delle contrapposte posizioni circa la continuit\u00e0 o discontinuit\u00e0, tra vero e falso rinnovamento della Chiesa.<\/p>\n

E qui, sul tema della Chiesa<\/strong>, Benedetto XVI parte dalla \u201cunilateralit\u00e0 della definizione del Primato\u201d, causata dall\u2019interruzione forzata del Concilio a causa dell\u2019occupazione di Roma, rievoca la gioia del sentire che \u201cnoi siamo Chiesa\u201d, membra vive del Corpo mistico di Cristo, per approdare nel Concilio alla definizione di \u201cpopolo di Dio\u201d. In continuit\u00e0 con l\u2019Antico Testamento si compie la costruzione ecclesiologica trinitaria\u2002propria del Vaticano II: \u201cpopolo di Dio Padre, Corpo di Cristo, tempio dello Spirito\u201d.<\/p>\n

Il Papa continua a raccontare il \u201csuo\u201d Concilio, risultandone perfetto e profondo conoscitore ed esperto, lui che l\u2019ha vissuto tutto in tutte le sue fasi, durante e dopo, fino ad oggi, e ne \u00e8 pertanto il migliore esegeta. Parla come un fiume in piena e si frena, non potendo dire tutto ci\u00f2 che ha nella mente e nel cuore.<\/p>\n

Conclude<\/strong> con il rammarico che quell\u2019evento, e la ricchezza di pensiero e di indicazioni pastorali concrete che il Concilio ha prodotto, sia stato un qualche modo \u201cbanalizzato\u201d ed abbia prodotto calamit\u00e0 e sciagure per la Chiesa, trovando difficolt\u00e0 a realizzarsi a causa di una volgarizzazione inadeguata o persino fuorviante. \u201cIl Concilio virtuale – afferma con lucidit\u00e0 e fermezza – era pi\u00f9 forte del Concilio reale\u201d.<\/p>\n

Quello che veniva rappresentato all\u2019esterno, al di fuori della propria chiave di lettura che \u00e8 la fede, ha oscurato il vero significato. Ma, sembra dire il Papa, \u00e8 giunta l\u2019ora in cui le cose si mettano in chiaro: \u201cMi sembra che, 50 anni dopo, il Concilio virtuale si rompa, si perda, e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale… la vera forza che poi \u00e8 anche la vera riforma, vero rinnovamento della Chiesa\u201d.<\/p>\n

Conclude con la promessa della preghiera e che, pur nascosto agli occhi del mondo, rimarr\u00e0 presente accanto ai suoi preti. Questo lungo discorso, l\u2019ultimo al clero romano, che non si riesce a riassumere, rimarr\u00e0 scolpito nella memoria di coloro che lo hanno ascoltato e anche di chi lo abbia anche soltanto letto.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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