{"id":1502,"date":"2001-09-07T00:00:00","date_gmt":"2001-09-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1502"},"modified":"2001-09-07T00:00:00","modified_gmt":"2001-09-07T00:00:00","slug":"una-grande-fede-strettamente-legata-alla-vita-della-comunita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/una-grande-fede-strettamente-legata-alla-vita-della-comunita\/","title":{"rendered":"Una grande fede strettamente legata alla vita della comunit\u00e0"},"content":{"rendered":"

Parla di odore Francesca, un sentore forte e terrigno, quasi metallico, il profumo della terra rossa che macchia e si ritrova su gli abiti, le mani, i capelli, la pelle tutta; la terra calda dell’Africa, spinta fino alle erbe alte quanto inaccessibili e sterminate della savana. E’ tornata il 30 agosto la responsabile del settore giovanile della Caritas, dopo aver partecipato alla missione in favore della realizzazione di microprogetti a Kasumo, in Tanzania, consegnando personalmente le offerte raccolte nella parrocchia di Bastia e considerando con gli altri delegati diocesani i bisogni, le possibili modalit\u00e0 d’intervento, i fattibili lavori di sostegno e sviluppo auspicabili per la missione gemellata. E ci racconta le sensazioni incamerate.Francesca, qual \u00e8 stato il primo impatto con il continente africano? “Sono immagini diverse; la realt\u00e0 si imprime con una luce abbacinante, colori accostati insolitamente di un’intensit\u00e0 particolare, un odore pungente e penetrante, e tutto sembra spinto in avanti, orizzontalmente, ampliato. Una dimensione slargata, che investe lo spazio, ma anche il tempo: c’\u00e8 qualcosa di rallentato in essa, una rilassata quiete che investe le cose, ma le persone e la vita quotidiana. La forte sensazione \u00e8 stata questa: quasi un liberarsi dalla schiavit\u00f9 del tempo, dalle nostre troppo schematiche e frenetiche imposizioni. Sembra che anche l’individualit\u00e0, l’identit\u00e0 sia dilatata, aperta fino a investire totalmente la vita degli altri, con la quale si spende la propria, all’interno di una comunit\u00e0 necessaria, la quale viene a costituirsi a priori come un elemento naturale. E’ impossibile pensare l’Africa, Kasumo, senza queste forme di aggregazione, come \u00e8 impossibile pensare l’Africa senza i bambini, a centinaia. Sono ovunque, ti seguono, dietro, a fianco, accompagnano il tuo cammino anche per chilometri, fino alla soglia di casa. Certo che l\u00ec c’\u00e8 una sorta di curiosit\u00e0 per l’uomo bianco, il “mughera” e un forte senso del rispetto e dell’ammirazione nei suoi confronti, che \u00e8 tradotto nella sacralit\u00e0 dell’ospitalit\u00e0, ma \u00e8 anche il modo tutto loro di vivere che favorisce lo stare insieme”. E i villaggi? “Le case servono per preservare le provviste alimentari, ripararsi dalla pioggia, dormire ( e solo i pi\u00f9 ricchi possiedono letti). La vita si svolge nelle strade, spaziose e piene di gente e nelle corti, che le famiglie allargate costruiscono intorno ad un nucleo centrale, il quale rimane punto di aggregazione collettiva. La collaborazione si pone al centro di tutto: il poco messo insieme \u00e8 pur sempre qualcosa, ma c’\u00e8 anche, anzi soprattutto, semplicit\u00e0 nell’interessarsi al gruppo. Don Ezechiele, parroco di Kasumo, ci parlava di una fede vissuta strettamente nella comunit\u00e0, contrapponendola per certi versi, ad una, nostra, a volte troppo individuale. E’ per molti aspetti vero, ed \u00e8 anche vero come spesso alcune nostre tradizioni, fatte conoscere l\u00ec, diventino quasi sovrastrutture, inconciliabili con modi di fare cos\u00ec diversi”. Il tuo incontro con le missionarie?”Sono persone favolose. Cos\u00ec piene di vita e di dedizione per questo popolo. Impegnate nei lavori pi\u00f9 diversi, dalla scuola, alla vaccinazione dei bambini, alla distribuzione delle risorse alimentari, alla cura degli animali e dei campi, come la nostra Luigia, che mi \u00e8 sembrata un po’ “l’uomo della situazione”. Il sorriso, la serenit\u00e0 disponibile di Angela, Francesca e Luigia, le tre missionarie sorelle di Kasumo, \u00e8 stata per me “la testimonianza di vita”. Non ho mai chiesto spiegazioni, perch\u00e9 la fisicit\u00e0 della loro presenza, il fatto che loro stessero l\u00ec e con quello sguardo, ha sempre detto tutto”. Possono essere di aiuto le offerte raccolte dalla parrocchia di Bastia? Certamente. Abbiamo raccolto quattordici milioni e mezzo, di cui un milione e mezzo sotto forma di borsa di studio, il resto in liquidi. Il loro impiego prevede anche il progetto di rete idrica per il villaggio e le zone circostanti; un utilizzo intelligente delle acque del lago Tanganica. Grazie ad un buon utilizzo di esse, la zona pu\u00f2 essere coltivata. In questo luogo pi\u00f9 che di denutrizione, si pu\u00f2 parlare di mal nutrizione, in prevalenza per la carenza di proteine. In tal senso bisogner\u00e0 rivedere gli aiuti alimentari pensati per il pacco dono di dicembre. Tutto questo quanto turba il nostro modo di vivere? L’Africa che ho visto io non sconvolge, ma non troverei dei paragoni. La povert\u00e0, evidente, rattrista e fa rabbia, perch\u00e9 potrebbe essere eliminata, ma non strappa dentro; mi commuove molto pi\u00f9 profondamente la povert\u00e0 spirituale che c’\u00e8 qua, la nostra aridit\u00e0, forse l’aver smarrito una semplicit\u00e0, che pur nello stento della sua pochezza, si ‘accontenta’ della sua pace”. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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