{"id":14957,"date":"2013-02-07T16:15:32","date_gmt":"2013-02-07T14:15:32","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=14957"},"modified":"2021-03-26T16:52:00","modified_gmt":"2021-03-26T14:52:00","slug":"troppo-inquinate-le-acque-dellumbria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/troppo-inquinate-le-acque-dellumbria\/","title":{"rendered":"Troppo inquinate le acque dell\u2019Umbria"},"content":{"rendered":"
\"Il<\/a>
Il depuratore di Norcia<\/figcaption><\/figure>\n

Tredici anni e pi\u00f9 di ritardo e centinaia di milioni di euro di sanzione che, come una spada di Damocle, potrebbero cadere da un momento all\u2019altro sulla testa \u2013 e sulle finanze gi\u00e0 precarie \u2013 dell\u2019Italia. E sull\u2019Umbria che, tra le regioni italiane, non spicca certo per virt\u00f9. \u00c8 la situazione relativa agli impianti di depurazione delle acque reflue, che pongono il nostro Paese fra i peggiori in Europa per non aver ancora messo a norma (nonostante la scadenza risalga al 31 dicembre 1998) le strutture in base alla direttiva europea vigente del 1991.<\/p>\n

In Umbria<\/strong> sono all\u2019incirca 300 i depuratori presenti sul territorio: 170 circa quelli sparsi tra i 38 Comuni serviti da Umbra Acque (Ati 1 e 2), un centinaio quelli serviti rispettivamente dal Sii (Servizio idrico integrato) di Terni (Ati 4) e dalla Vus (Valle umbra servizi) della zona dell\u2019Ati 3. A dispetto del numero, per\u00f2, l\u2019efficienza di questi impianti lascia in molti casi a desiderare, con conseguenti danni all\u2019ambiente e alla salute umana. I depuratori \u201cspesso mancano o sono dotati di vecchie ed inadatte tecnologie. Ne basterebbero molti di meno, ma pi\u00f9 moderni e all\u2019avanguardia per migliorare la situazione\u201d aveva sottolineato l\u2019estate scorsa, in piena emergenza siccit\u00e0, Alessandro Carf\u00ec<\/strong>, amministratore delegato di Umbra Acque, annullando qualsiasi prospettiva circa il riutilizzo irriguo delle acque di scarico, prassi invece molto diffusa all\u2019estero, soprattutto in Paesi con problemi di disponibilit\u00e0 idrica, quali Israele.<\/p>\n

Anche dall\u2019Unione europea<\/strong> i \u201crimproveri\u201d non si sono fatti attendere. Nel 2011, infatti, la Commissione Ue ha richiamato l\u2019Italia – non per la prima volta – per il mancato adempimento della direttiva europea del 1991, fornendo un elenco di 143 citt\u00e0 non ancora collegate ad un idoneo sistema fognario e\/o di depurazione. Tra queste spiccavano proprio alcune dei principali centri umbri: Assisi, Bastia, Citt\u00e0 di Castello, Foligno, Spello, Perugia, Spoleto, Deruta, Torgiano, Bettona, Gubbio, Todi e Umbertide.<\/p>\n

Conferme circa la situazione arrivano anche dall\u2019Ispra, l\u2019Istituto superiore per la protezione ambientale, incaricato di redigere periodicamente un rapporto da inviare alla Commissione europea sullo stato del sistema fognario e di depurazione sulla base dei dati forniti dalle Regioni. Dagli ultimi dati disponibili (che per\u00f2 si fermano al 2007) risulta, infatti, che l\u2019Umbria ha un indice di conformit\u00e0 rispetto al trattamento delle acque reflue di circa il 63%, rispetto ad una media nazionale del 79%, che la colloca terz\u2019ultima in Italia dopo Liguria e Sicilia. Tutte le altre regioni hanno un indice superiore al 70%.<\/p>\n

Non poteva poi mancare la voce delle Guardie ecologiche<\/strong> volontarie di Legambiente Umbria, secondo cui nella regione la copertura della rete fognaria e di depurazione \u201c\u00e8 insufficiente, soprattutto se si considera che molti depuratori delle nostre citt\u00e0 sono sottodimensionati o mal funzionanti, e che sono una delle principali cause di inquinamento dei nostri fiumi. Occorrono controlli pi\u00f9 accurati, ma soprattutto non sono pi\u00f9 rinviabili interventi strutturali al sistema fognario e di depurazione delle nostre citt\u00e0\u201d.<\/p>\n

Spesso, per\u00f2, alle mancanze strutturali si sommano inadempienze umane. Esempio eclatante<\/strong> quello del depuratore comunale di Bettona, che ha portato lo scorso gennaio davanti alla corte d\u2019Assise di Perugia 18 persone rinviate a giudizio per la presunta gestione illecita e dannosa dell\u2019impianto, con accuse che vanno dall\u2019associazione a delinquere al disastro ecologico, senza contare le responsabilit\u00e0 imputate ad alcuni tecnici dell\u2019Arpa che, secondo l\u2019accusa, avrebbero espresso pareri favorevoli fittizi sugli impianti o rappresentato alla sede centrale dell\u2019Agenzia una realt\u00e0 completamente diversa. Nel 2011, invece, il Corpo forestale dello Stato aveva accertato, a seguito di 56 verifiche effettuate nei depuratori della regione, 139 illeciti amministrativi per sanzioni pari a circa 387 mila euro, 3 illeciti penali con 9 persone indagate e il sequestro preventivo di due depuratori, ad Acquasparta e Amelia.<\/p>\n

Come si muove la Regione<\/h3>\n

Il sistema degli impianti di depurazione delle acque reflue in Umbria ha bisogno di un vero e proprio restyling<\/em>. Non a caso la Regione ha individuato tra le priorit\u00e0 da perseguire nei prossimi anni il miglioramento del ciclo idrico umbro, consapevole della presenza sul territorio di un sistema definito \u201cnon adeguato\u201d nei documenti dell\u2019ente stesso. A questa professione di intenti sta seguendo un impegno concreto dell\u2019istituzione per porre rimedio alla situazione. \u201cAbbiamo risposto alle sollecitazioni dell\u2019Europa \u2013 ha detto Silvano Rometti<\/strong>, assessore regionale all\u2019Ambiente \u2013, cos\u00ec da poter uscire dalla lista nera delle regioni italiane e regolarizzare la nostra situazione, rientrando nei parametri stabiliti dall\u2019Unione. \u00c8 infatti pronto un piano di ammodernamento degli impianti per cui la Regione ha destinato ben 44 dei 213 milioni complessivamente disponibili grazie ai Fondi Fas, ovvero i Fondi per le aree sottoutilizzate. Al momento le aziende si stanno predisponendo per avviare i lavori e stiamo mettendo in moto tutta la parte di progettazione e organizzazione. Va inoltre ricordato \u2013 ha poi sottolineato Rometti – che, a differenza di altre regioni, sulle nostre aree sensibili abbiamo voluto mettere dei parametri di valutazioni pi\u00f9 restrittivi. E questo, ovviamente, ci ha penalizzati rispetto ad altre realt\u00e0, dovendo raggiungere degli standard pi\u00f9 elevati. Per questo molti dei nostri impianti tecnicamente non sono conformi, ma, rispetto alla qualit\u00e0 delle acque, sono tra i pi\u00f9 puliti\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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