{"id":1493,"date":"2001-04-26T00:00:00","date_gmt":"2001-04-25T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1493"},"modified":"2015-07-16T14:16:10","modified_gmt":"2015-07-16T12:16:10","slug":"alleviare-le-sofferenze-dei-malati-terminali-non-sopprimere-la-vita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/alleviare-le-sofferenze-dei-malati-terminali-non-sopprimere-la-vita\/","title":{"rendered":"Alleviare le sofferenze dei malati terminali. Non sopprimere la vita"},"content":{"rendered":"

E’ giunta, tristemente attesa, la notizia della approvazione definitiva da parte del Parlamento Olandese della legge sull’eutanasia. Anche nel nostro paese voci autorevoli si levano spesso a sostegno del diritto del paziente a decidere autonomamente per la scelta di una morte programmata ed indolore. La Presidenza Nazionale dell’Associazione dei Medici Cattolici Italiani ha avvertito il dovere di diffondere un comunicato stampa che ribadisce con fermezza la propria posizione su questa tematica. Il testo viene proposto ai lettori della “Voce”.Colgo l’occasione per una breve riflessione sull’ argomento. Il problema \u00e8 grave, perch\u00e9 in alcuni paesi va legalizzandosi la prassi dell’ eutanasia attuata su specifica richiesta o consenso del malato giunto al suo stadio terminale. Facendo leva sul principio di autonomia secondo cui il malato deve affermare il diritto di decidere sulla propria morte quando la vita \u00e8 giunta al suo termine e non offre pi\u00f9 speranze, e sul motivo della compassione per una persona in stato di grave sofferenza, si vuole giustificare l’atto di dare la morte mediante l’impiego di farmaci narcotici o l’interruzione di cure ordinarie. Al di l\u00e0 di una morale fondata su principi religiosi, vi \u00e8 una deontologia medica internazionale che attraverso vari documenti ha riaffermato in pi\u00f9 occasioni la difesa della vita come il dovere precipuo cui il medico deve attenersi in ogni atto della professione. Questo principio \u00e8 ribadito anche dal codice di deontologia medica del nostro paese in tema di assistenza al malato terminale: il medico non pu\u00f2 abbandonare un malato perch\u00e9 ritenuto inguaribile, ma deve assisterlo sino alla fine anche al solo scopo di lenire la sofferenza fisica e psichica, aiutarlo e confortarlo. Naturalmente il medico ha il dovere di evitare un inutile accanimento terapeutico, cio\u00e8 deve astenersi da pratiche di tipo medico-chirurgico atte a prolungare inutilmente la vita di un individuo che si trova in una condizione di grave sofferenza e che non ha nessuna possibilit\u00e0 di recupero. Invece molto si pu\u00f2 e si deve fare per alleviare la sofferenza fisica ricorrendo alle cure palliative. I mezzi farmacologici oggi disponibili sono di grande utilit\u00e0, purch\u00e8 utilizzati in modo razionale e corretto. Recentemente il ministro della Sanit\u00e0, prof. Umberto Veronesi, ha denunciato la scarsa cultura di buona parte della classe medica italiana nei confronti di questi rimedi o anche i pregiudizi che ostacolano l’uso corretto degli analgesici. In effetti l’Italia \u00e8 uno dei paesi in cui si usano meno gli oppiacei, come la morfina, quando questi appaiono ampiamente indicati per la terapia del dolore. A questo riguardo esistono linee guida della Organizzazione Mondiale della Sanit\u00e0 che devono essere ben conosciute perch\u00e9 definiscono l’approccio farmacologico al trattamento del dolore da neoplasie o da altre cause, da attuarsi con una ben definita gradualit\u00e0 di scelta dei farmaci disponibili. Un altro aspetto importante \u00e8 il lavoro di gruppo in cui medici, infermieri, volontari e familiari si uniscono a sostegno del malato per accompagnarlo sino al termine dei suoi giorni alleviandone la sofferenza: il malato non deve mai sentirsi solo! Di qui il dovere da parte di noi tutti di acquisire una maggiore sensibilit\u00e0 verso una problematica nella quale siamo tutti coinvolti e alla quale dobbiamo offrire il nostro personale contributo positivo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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