{"id":14825,"date":"2013-01-31T13:12:02","date_gmt":"2013-01-31T11:12:02","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=14825"},"modified":"2015-07-08T15:47:29","modified_gmt":"2015-07-08T13:47:29","slug":"una-voce-dai-lager","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/una-voce-dai-lager\/","title":{"rendered":"Una voce dai Lager"},"content":{"rendered":"
\"Il<\/a>
Il presepe costruito da militari italiani internati nel lager di Wietzendorf con materiali poveri (Milano, Chiesa di Sant\u2019Ambrogio)<\/figcaption><\/figure>\n

Per una realt\u00e0 come quella eugubina, il Giorno della Memoria, voluto per ricordare le vittime dell\u2019Olocausto, dell\u2019odio e della guerra rappresenta un momento di coinvolgimento e commozione. Non potrebbe essere diversamente per una popolazione ancora oggi provata dall\u2019eccidio dei Quaranta Martiri (22 giugno 1944). Le testimonianze dei sopravvissuti rappesentano pagine di storia viva messe a disposizione di tutti perch\u00e9 ciascuno concorra per la propria parte a far s\u00ec che non abbiano pi\u00f9 a ripetersi. Il solo ascoltarle per raccontarle agli altri provoca brividi, ammirazione, rispetto, gratitudine.
\nGiuseppe \u201cJo\u201d Cecchini<\/strong>, ex gloria del calcio eugubino, \u00e8 l\u2019ultimo dei concittadini in vita ad essere passato per i campi di internamento\/smistamento. Ricostruisce un biennio di sofferenze, paure e umiliazioni senza rancore. Catturato il 9 settembre 1943 a Cremona, dove prestava servizio di prima nomina come sottotenente, dopo due giorni trascorsi a Mantova, la \u201ctradotta\u201d e l\u2019approdo in Polonia, peregrinando attraverso tre \u201ccampi\u201d, l\u2019ultimo dei quali a Czestochowa. Da qui il viaggio verso la Germania, passando da una citt\u00e0 all\u2019altra fino ad arrivare a Wietzendorf. Con lucidit\u00e0 Giuseppe ricostruisce episodi, fatti, circostanze.
\nOltre alla disumanit\u00e0 dei controlli e del trattamento, traspare la precariet\u00e0 dell\u2019esistenza, il sovraffollamento delle baracche di legno, i morsi della fame. \u201cA Torun in Polonia, mi ero ritrovato – ricorda – con l\u2019eugubino Enrico Fiorucci, addetto alla cucina; di nascosto riusciva a darmi qualcosina in pi\u00f9 dell\u2019unica razione quotidiana di \u2018sbiobba\u2019. Sono stato scoperto, mi hanno aizzato un cane contro e strappato di mano la gavetta… tra l\u2019altro, era di un amico\u201d. L\u2019episodio pi\u00f9 drammatico in Germania. \u201cUna mattina, mentre ci lavavamo a una fontanella, un compagno aveva appoggiato la giacca sul filo spinato. Un gesto interpretato come tentativo di fuga: gli spararono a bruciapelo, uccidendolo\u201d.<\/p>\n

La corrispondenza con i familiari, utilizzando perifrasi per sollecitare l\u2019invio di qualcosa da mettere sotto i denti, era un diversivo ed una speranza . La liberazione il 16 aprile 1945 da parte degli inglesi \u201cche ci hanno trattato con grandissima umanit\u00e0\u201d; dopo due anni, trascorsi per altro indossando sempre il vestito con il quale era stato catturato a Cremona, pesava appena 40 kg, rispetto ai 65-68 iniziali.<\/p>\n

Il ritorno a casa il 31 agostro 1945; da allora un impegno perch\u00e9 nessuno dimentichi. La denominazione del parco della Vittorina \u201clargo Martiri dei Lager\u201d \u00e8 una sua conquista.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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