{"id":14359,"date":"2012-12-21T21:24:31","date_gmt":"2012-12-21T19:24:31","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=14359"},"modified":"2012-12-21T21:41:24","modified_gmt":"2012-12-21T19:41:24","slug":"cultura-se-investi-1-ti-torna-indietro-10","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/cultura-se-investi-1-ti-torna-indietro-10\/","title":{"rendered":"Cultura: se investi \u201c1\u201d ti torna indietro \u201c10\u201d"},"content":{"rendered":"
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Francesco Scoppola<\/figcaption><\/figure>\n

La cultura, malgrado la crisi, tiene. Al momento non \u00e8 stato ancora fatto un bilancio definitivo dell\u2019anno in corso sugli ingressi nei musei, monumenti e aree archeologiche statali della regione, anche se un calo, rispetto al 2011, sembra esserci. In confronto al resto d\u2019Italia \u201cla situazione umbra in merito all\u2019attrattivit\u00e0 culturale \u00e8 comunque buona – spiega il direttore regionale per i Beni culturali dell\u2019Umbria Francesco Scoppola – se non ottima almeno in alcuni periodi dell\u2019anno. Tutti gli operatori e le Amministrazioni sono interessate ai grandi numeri, che va bene, ma dovremmo essere interessati anche alla qualit\u00e0 della nostra offerta. Non mi interessa pi\u00f9 di tanto se in un museo, per esempio, vanno 10 o 100 persone, ma se il visitatore \u00e8 rimasto soddisfatto, perch\u00e9 in questo caso si ferma anche per vedere il posto, magari pi\u00f9 giorni, ci ritorna, lo consiglia ad altri. Questa \u00e8 una cosa che nei musei non viene sufficientemente considerata. Certo i tagli si fanno sentire, di anno in anno i fondi a disposizione si sono sempre pi\u00f9 assottigliati, ma il fabbisogno \u00e8 in aumento\u201d.<\/p>\n

Quale potrebbe essere la ricetta giusta, in tempi di recessione?<\/strong><\/p>\n

\u201cA differenza di quanto si pu\u00f2 pensare, non bisogna necessariamente tagliare gli investimenti, cos\u00ec come non \u00e8 sbagliato spendere. Bisogna distinguere tra risparmio di una spesa e rinuncia all\u2019investimento, capire se si tratta di spese che rappresentano un lusso o investimenti per il futuro. Un recente studio della Bocconi ha dimostrato che, se lo Stato investe 1 in cultura, da quel sacrificio di tutti ritorna alla collettivit\u00e0 un beneficio da 10 a 12 volte superiore. Non ritorna direttamente allo Stato, o al museo – tra l\u2019altro nessun museo \u00e8 a pareggio – ma alla collettivit\u00e0, all\u2019indotto. E questo perch\u00e9 siamo un Paese con una straordinaria densit\u00e0 e qualit\u00e0 di beni culturali, per cui vale la pena investire in questo settore. Quello che \u00e8 difficile far capire \u00e8 che la cultura non \u00e8 una spesa ma, in un momento di crisi, \u00e8 soprattutto un\u2019opportunit\u00e0. Inoltre, riducendo anche radicalmente i finanziamenti nel settore, non si risparmierebbe che lo 0,22 per cento del bilancio totale, una percentuale infinitesimale che non aiuterebbe comunque a modificare la situazione economica del Paese\u201d.<\/p>\n

In Francia e in Germania, Paesi dove il patrimonio artistico \u00e8 inferiore al nostro, si investe molto di pi\u00f9 in cultura che in Italia, il numero dei turisti risente meno della flessione rispetto all\u2019andamento di quelli che arrivano nel nostro Paese.<\/strong><\/p>\n

\u201cLa Francia per il museo del Louvre investe quanto investiamo noi in tutta Italia per la cultura. Si tratta sempre di cifre irrisorie rispetto a quelle destinate ad esempio alla Difesa o alla Sanit\u00e0, ma sono comunque cospicue. La Francia e la Germania hanno a che fare con musei molto grandi e aree meno densamente popolate delle nostre, e hanno maggiori risorse di noi. In proporzione, l\u2019Italia \u00e8 pi\u00f9 popolata e ha a che fare con una densit\u00e0 di carico turistico maggiore. Non si possono fare paragoni. Noi comunque motivi di soddisfazione li abbiamo gi\u00e0. L\u2019Umbria ha una grande attrattiva dalla quale dobbiamo partire: in media arrivano 7 milioni di turisti l\u2019anno (di cui 6 milioni si fermano o almeno passano ad Assisi), numeri che la equiparano al British Museum di Londra. \u00c8 un polo d\u2019attrazione altissimo, ma la visita \u00e8 pi\u00f9 diffusa, meno congestionata. Il nostro Paese, e l\u2019Umbria a maggior ragione, non ha le caratteristiche per vincere sulle quantit\u00e0 assolute. Ma chi riparte dall\u2019Umbria \u00e8 in genere prevalentemente soddisfatto\u201d.<\/p>\n

Qual \u00e8 la situazione dei beni culturali in Umbria?<\/strong><\/p>\n

\u201cBuona, anche se le riduzioni dei finanziamenti si fanno sentire. Come spese per il funzionamento degli uffici e dei servizi periferici del Ministero, siamo gi\u00e0 all\u2019osso: soprattutto in Umbria, per alcuni profili sono anni che non ci sono pi\u00f9 concorsi, non ci sono assunzioni, stiamo invecchiando, e nel giro di quattro o cinque anni la maggior parte di noi andr\u00e0 in pensione. L\u2019Umbria \u00e8 una regione piccola, ma con un grande patrimonio che l\u2019Amministrazione cerca di tutelare e valorizzare al meglio. Ad esempio sono stati fatti dei grandi progressi con la chiesa di San Francesco al Prato, che diverr\u00e0 un auditorium per la citt\u00e0 e per la regione. Come Direzione regionale, qualche mese fa abbiamo fatto un accordo con il Comune che ci permetter\u00e0, grazie ad ulteriori fondi, di portare avanti un\u2019altra tranche dei lavori di restauro. A Spello la mostra archeologica \u2018Aurea Umbria\u2019 sull\u2019epoca di Costantino sta andando molto bene, tanto che \u00e8 stata prorogata. Molto interessante \u00e8 la mostra che si sta svolgendo in questi giorni a Foligno sulla beata Angela: non si tratta solo di devozione nei confronti di una figura mistica, tra Due e Trecento, ma prima ancora della coraggiosa testimonianza di una donna che ha fatto sentire la sua voce anche a rischio della vita\u201d.<\/p>\n

Quali ambiti della cultura dovrebbero essere maggiormente valorizzati nella nostra regione?<\/strong><\/p>\n

\u201cSicuramente il paesaggio, in particolare quello di pianura e i boschi. La Regione dell\u2019Umbria, assieme ai Ministeri competenti, il nostro e quello dell\u2019Ambiente, sta approntando proprio a questo scopo il Piano paesaggistico regionale. E poi ci sono i ruderi antichi: spesso tendiamo a ricostruirli in modo pesante, nascondendo l\u2019impianto originario con una nuova struttura, cos\u00ec che si perde gran parte del loro carattere storico, oppure si lasciano abbandonati in mezzo alla boscaglia. Dovrebbero invece essere luoghi in cui si indaga il passato e dove si potrebbero condurre degli scavi, per esempio dai giovani delle Universit\u00e0. Per loro potrebbe essere un\u2019opportunit\u00e0, anche se non immediata, di lavorare su un bene architettonico che con il tempo creerebbe certamente un indotto, quindi turismo, visite, attivit\u00e0. La cultura ci permetterebbe cos\u00ec di far lavorare tanti giovani\u201d.<\/p>\n

In un recente incontro che si \u00e8 svolto a Perugia con alcuni accademici del mondo dell\u2019arte ed esponenti dell\u2019Ammini- strazione comunale perugina si \u00e8 parlato di cultura in tempi di crisi e di tutela del bene culturale. In particolare della necessit\u00e0 di aprire ai privati.<\/strong><\/p>\n

\u201cL\u2019Umbria \u00e8 un buon territorio su cui cercare di mettere a segno i modelli virtuosi per uscire dalla crisi. \u00c8 un territorio privilegiato nel quale si realizzano anche situazioni come l\u2019Arco etrusco, per il cui recupero c\u2019\u00e8 stato l\u2019investimento di un privato come Cucinelli, un fatto encomiabile, da proporre ad esempio. Ma bisogna stare attenti, nello stesso tempo, e non pensare di poter imboccare solo la strada del soccorso privato, aspettando l\u2019aiuto di qualcuno di buon cuore, perch\u00e9 non \u00e8 quella la soluzione, se manca la consapevolezza dell\u2019impegno di tutti. La soluzione \u00e8 tornare a stare attenti a cosa si fa, a certe spese non necessarie. Fare economia sulle parti vitali del nostro Paese, come possono essere la cultura, l\u2019educazione e la sanit\u00e0, il pi\u00f9 delle volte \u00e8 sbagliato\u201d.<\/p>\n

Il personaggio<\/strong><\/p>\n

Francesco Scoppola, architetto, \u00e8 nato a Roma nel 1952. \u00c8 arrivato in Umbria cinque anni fa. Ha svolto e svolge attivit\u00e0 universitaria, ha lavorato come funzionario della Soprintendenza a Siena, alla Soprintendenza archeologica a Roma. Nel 1992 ha vinto il concorso da dirigente, e come ispettore centrale ha seguito i cantieri del Giubileo fino al 2000. Nel 2001 \u00e8 diventato soprintendente regionale delle Marche, dall\u2019estate 2004 ha trascorso un anno di esperienza all\u2019estero, da Teheran a Vienna. Nel 2005 \u00e8 tornato a Roma e nel 2006 \u00e8 stato nominato direttore regionale del Molise. Nel 2007, in occasione del decennale del terremoto, \u00e8 giunto in Umbria a ricoprire la carica di direttore regionale.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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