{"id":14337,"date":"2012-12-21T20:10:23","date_gmt":"2012-12-21T18:10:23","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=14337"},"modified":"2012-12-21T20:10:23","modified_gmt":"2012-12-21T18:10:23","slug":"abat-jour-quel-natale-del-1974","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/abat-jour-quel-natale-del-1974\/","title":{"rendered":"Abat Jour. Quel Natale del 1974"},"content":{"rendered":"
Sulla base del fascino ineguagliabile che accompagna il Verbo eterno di Dio che viene a vivere con noi, il Natale a volte ha un suo fascino particolare, legato ad un fatto particolare. Per me il Natale che pi\u00f9 di ogni altro \u00e8 segnato da questo tipo di fascino fu il Natale del 1974. Era l\u2019anno in cui Capodarco, da Fabriano, dava vita a Gubbio, sul monte Ansciano, alla Comunit\u00e0 di San Girolamo nell\u2019omonimo convento abbandonato da tre lustri dai Frati minori. Avevamo l\u2019incoscienza di giovani pirla che hanno assaggiato il sapore forte della condivisione di vita con gli ultimi della classe, e non accetterebbero per nulla al mondo di vivere per qualcosa di meno, e vogliono riproporla, quella \u201ccondivisione del cesso\u201d, in forme nuove e pi\u00f9 impegnative.<\/p>\n
Eravamo arrivati a Gubbio il 7 aprile di quel 1974, domenica della Palme: un giorno vi dir\u00f2 in che stato pietoso. Ma subito si era scatenato un vero e proprio tsunami di solidariet\u00e0 operativa. Giovani generosi salivano a San Girolamo e si mettevano in fila per fare da manovali ai cinque muratori che in buona parte ci forniva la Scuola edile. Testa bassa e pedalare! 9 ore di lavoro al giorno, 9. E chi accennava a lamentarsi era trattato come un malfattore. E la nostra casa cresceva a vista d\u2019occhio. Fu un\u2019estate epica, un campo di lavoro uno via l\u2019altro, fitti, impegnativi, esaltanti. E un\u2019intensa azione di sostegno da parte della citt\u00e0: fornai che cuociono gratis, il Comune che manda un\u2019autobotte al giorno per bere e sciacquarsi \u201cun pochino\u201d in partibus infidelium, dai fruttivendoli montagne di verdura per gratinati che massaie laureate prepareranno su padellozzi grandi come piazze. \u201cIl Natale per\u00f2 lo facciamo tra noi, non invitiamo nessuno!\u201d. Gi\u00e0, un momento di intimit\u00e0, finalmente noi 15 che qui ci viviamo. Solo noi, in una saletta messa a posto l\u2019altroieri. E invece alle 10 e mezzo della Vigilia cominciarono ad arrivare gli amici: dieci minuti prima di mezzanotte il convento era gremito.<\/p>\n
Dovemmo decidere di dire messa nel salone dell\u2019ex refettorio, grande ma con gli infissi talmente scassati da garantire una temperatura di 2 o 3 gradi. Ma quando cominciammo la celebrazione, tutti stipati uno accanto all\u2019altro come acciughe sott\u2019olio, il freddo non si avvert\u00ec pi\u00f9: un eccezionale calore partecipativo ci prese tutti. Celebrai con la mensa dell\u2019altare da campo che, pressata dalla folla, mi spingeva indietro fino a schiacciarmi contro la parete di fondo. In prima fila c\u2019era un notissimo pazzerello del tempo, che ogni tanto emetteva risatine immotivate ma contagiose. Noi faticavamo a gradirle, quelle risatine, ma Ges\u00f9 Bambino sicuramente no. Cantammo e demmo gloria a Dio con l\u2019empito della novit\u00e0, come l\u2019avessimo scoperto appena dieci minuti prima che era Lui il Padre del Festeggiato. Alla fine della messa, Chico distribu\u00ec 25 litri di ottimo vin brul\u00e8.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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