{"id":14245,"date":"2012-12-13T15:40:22","date_gmt":"2012-12-13T13:40:22","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=14245"},"modified":"2015-07-21T14:19:40","modified_gmt":"2015-07-21T12:19:40","slug":"frutti-concreti-di-conversione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/frutti-concreti-di-conversione\/","title":{"rendered":"Frutti concreti di conversione"},"content":{"rendered":"

La scorsa domenica abbiamo incontrato Giovanni Battista, che predicava la conversione, percorrendo da cima a fondo la vallata del fiume Giordano. Oggi lo incontriamo di nuovo mentre personalizza le condizioni della conversione; poi, su richiesta, parler\u00e0 di se stesso, chiarendo a tutti di non essere il Messia. L\u2019evangelista Luca introduce il racconto presentando le folle che chiedono quali cose debbano fare in vista della conversione, che il predicatore aveva richiesto con parole di fuoco (Lc<\/em> 3,8).<\/p>\n

Le risposte, molto concrete, fanno riferimento alle cose essenziali del vivere: cibo e vestito. Ai semplici popolani, che erano probabilmente anche buoni giudei, dice di essere attenti al loro prossimo, cedendo una tunica a chi ne era sprovvisto, se qualcuno ne avesse avute due, e lo stesso con il mangiare. Anche gli esattori delle tasse per conto dei Romani furono colpiti dal richiamo alla conversione. Anche loro erano giudei; ma erano considerati impuri e peccatori, soprattutto perch\u00e9 collaboravano con l\u2019invasore; quindi esclusi da parte della gente per bene. Giovanni disse loro che la conversione cominciava da una cosa molto semplice e intuitiva: non esigere dalla gente nulla pi\u00f9 di quanto era stabilito. Ascoltarono la predicazione anche dei soldati, che facevano parte di quell\u2019esercito mercenario a servizio del tetrarca Erode Antipa, costituito da gente raccogliticcia e in gran parte probabilmente pagana.<\/p>\n

Anche loro chiedevano che cosa fare. Molto semplice, diceva Giovanni, non fate violenza ad alcuno, non commettete soprusi e contentatevi dei vostri stipendi. Come si vede, a nessuno chiedeva di cambiare stato sociale e nemmeno di compiere particolari pratiche religiose; l\u2019esattore rimaneva esattore, il soldato rimaneva soldato, ma nella giustizia e nella condivisione. Erano esortazioni valide non solo per il popolo dell\u2019Alleanza, ma anche per chi non vi apparteneva. E sono valide anche per noi di oggi: la nostra conversione non pu\u00f2 essere fatta di belle parole, di riunioni o di osservanze religiose, spesso in contraddizione con la vita di tutti i giorni. L\u2019attenzione all\u2019altro e la condivisione dei beni sono le condizioni imprescindibili per la conversione.<\/p>\n

Nella seconda parte<\/strong> della lettura evangelica (Lc<\/em> 3,15-17), Luca presenta la massa degli ascoltatori come un \u201cpopolo in attesa\u201d. In attesa di chi? Di che cosa? Il momento storico era particolarmente pesante: le antiche libert\u00e0 erano scomparse, le condizioni economiche erano disastrose; solo un inviato da Dio poteva risollevarne le sorti. Si domandavano pertanto se questo predicatore irruento fosse colui che Dio aveva promesso. Era lui l\u2019Atteso dai Padri fin dall\u2019antichit\u00e0? Giovanni chiarisce una volta per tutte di non essere lui il Messia; \u00e8 solo il \u201cprecursore\u201d, ossia colui che \u201ccorre avanti\u201d ad annunciarne la prossima comparsa.<\/p>\n

Il suo battesimo era solo una preparazione a quello decisivo, che amministrer\u00e0 il Messia. Il quale \u00e8 presentato nelle vesti di un contadino che compie le ultime operazioni prima di immagazzinare il grano. Si trebbiava nel modo che consentiva la tecnologia di allora: quando nelle ore pomeridiane soffiava la brezza da ponente, si sollevava il mietuto con una larga pala di legno, in modo che il buon grano ricadeva gi\u00f9, e la paglia era portata via dal vento; poi si raccoglieva e si bruciava. Il grano da immagazzinare simboleggia i frutti della conversione; la paglia, che il vento porta via, raffigura i riti, vuoti di contenuto, che non servono a nulla e che il tempo distrugger\u00e0.<\/p>\n

La liturgia di questa terza domenica di Avvento si era aperta con un invito improvviso a gioire. La tradizione latina la chiama Dominica Gaudete<\/em>. \u201cRallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto rallegratevi: il Signore \u00e8 vicino\u201d. Sono parole che san Paolo scrive nella lettera ai cristiani della citt\u00e0 greca di Filippi e che noi abbiamo ascoltato per esteso nella seconda lettura. La lettera fu scritta dalla prigione, dove l\u2019apostolo era stato rinchiuso a causa della predicazione. Da l\u00ec dentro esorta ripetutamente alla gioia. Esortazione giustificata dalla vicinanza del Signore Ges\u00f9. Su questa certezza si radica l\u2019annuncio cristiano: Dio non \u00e8 una realt\u00e0 lontana, come spesso si immagina; ma in Ges\u00f9 Cristo si \u00e8 fatto misteriosamente vicino alla vita, alle preoccupazioni, ai problemi, alle gioie di ognuno, pur rimanendo l\u2019Onnipotente, Creatore di tutte le cose \u201cvisibili e invisibili\u201d.<\/p>\n

L\u2019esortazione di Paolo continua e si approfondisce: \u201cNon angustiatevi per nulla\u2026\u201d. Spesso ci logoriamo la vita caricandoci dei fardelli del domani, su cui non abbiamo alcun potere. C\u2019\u00e8 anche una parola di Ges\u00f9 in proposito: \u201cNon vi affannate per il domani; il domani avr\u00e0 gi\u00e0 i suoi affanni. A ogni giorno \u00e8 sufficiente il suo malanno\u201d (Mt<\/em> 6,34). Paolo d\u00e0 poi la chiave per vivere nella tranquillit\u00e0 e nella pace: \u201cIn ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti\u201d.<\/p>\n

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