{"id":13739,"date":"2012-11-08T13:52:17","date_gmt":"2012-11-08T11:52:17","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=13739"},"modified":"2012-11-08T13:52:20","modified_gmt":"2012-11-08T11:52:20","slug":"desiderio-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/desiderio-di-dio\/","title":{"rendered":"Desiderio di Dio"},"content":{"rendered":"
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\u201cConversione di Matteo\u201d, Caravaggio (Cristo fa il gesto del Creatore di Michelangelo)<\/figcaption><\/figure>\n

All\u2019udienza generale di mercoled\u00ec in piazza San Pietro, il Papa ha proseguito le sue catechesi sul Credo<\/em> per l\u2019Anno della fede. La sua riflessione (testo completo su www.vatican.va<\/em>) ha affrontato \u201cun aspetto affascinante dell\u2019esperienza umana e cristiana: l\u2019uomo porta in s\u00e9 un misterioso desiderio di Dio. In modo molto significativo, il Catechismo della Chiesa cattolica<\/em> si apre proprio con la seguente considerazione: \u2018Il desiderio di Dio \u00e8 inscritto nel cuore dell\u2019uomo, perch\u00e9 l\u2019uomo \u00e8 stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a s\u00e9 l\u2019uomo e soltanto in Dio l\u2019uomo trover\u00e0 la verit\u00e0 e la felicit\u00e0 che cerca senza posa\u2019 (n. 27)\u201d.<\/p>\n

Benedetto XVI<\/strong> ha sottolineato che \u201cuna tale affermazione, che anche oggi in molti contesti culturali appare del tutto condivisibile, quasi ovvia, potrebbe invece sembrare una provocazione nell\u2019ambito della cultura occidentale secolarizzata. Molti nostri contemporanei potrebbero infatti obiettare di non avvertire per nulla un tale desiderio di Dio. Per larghi settori della societ\u00e0 Egli non \u00e8 pi\u00f9 l\u2019Atteso, il Desiderato, quanto piuttosto una realt\u00e0 che lascia indifferenti, davanti alla quale non si deve nemmeno fare lo sforzo di pronunciarsi\u201d.<\/p>\n

\u201cIn realt\u00e0, quello che abbiamo definito come \u2018desiderio di Dio\u2019 non \u00e8 del tutto scomparso e si affaccia ancora oggi, in molti modi, al cuore dell\u2019uomo. Il desiderio umano tende sempre a determinati beni concreti, spesso tutt\u2019altro che spirituali, e tuttavia si trova di fronte all\u2019interrogativo su che cosa sia davvero il bene, e quindi a confrontarsi con qualcosa che \u00e8 altro da s\u00e9, che l\u2019uomo non pu\u00f2 costruire, ma \u00e8 chiamato a riconoscere. Che cosa pu\u00f2 davvero saziare il desiderio dell\u2019uomo?\u201d.<\/p>\n

Nella sua prima enciclica, Deus caritas est<\/em> \u2013 ha ricordato \u2013 \u201cho cercato di analizzare come tale dinamismo si realizzi nell\u2019esperienza dell\u2019amore umano, esperienza che nella nostra epoca \u00e8 pi\u00f9 facilmente percepita come momento di estasi, di uscita da s\u00e9, come luogo in cui l\u2019uomo avverte di essere attraversato da un desiderio che lo supera… Considerazioni analoghe si potrebbero fare anche a proposito di altre esperienze umane, quali l\u2019amicizia, l\u2019esperienza del Bello, l\u2019amore per la conoscenza: ogni bene sperimentato dall\u2019uomo protende verso il mistero che avvolge l\u2019uomo stesso. Ogni desiderio che si affaccia al cuore umano si fa eco di un desiderio fondamentale che non \u00e8 mai pienamente saziato. Indubbiamente – ha precisato – da tale desiderio profondo, che nasconde anche qualcosa di enigmatico, non si pu\u00f2 arrivare direttamente alla fede. L\u2019uomo, in definitiva, conosce bene ci\u00f2 che non lo sazia, ma non pu\u00f2 immaginare o definire ci\u00f2 che gli farebbe sperimentare quella felicit\u00e0 di cui porta nel cuore la nostalgia. Non si pu\u00f2 conoscere Dio a partire soltanto dal desiderio dell\u2019uomo. Da questo punto di vista rimane il mistero\u201d.<\/p>\n

Il Papa ha poi affermato che si deve \u201critenere che sia possibile anche nella nostra epoca, apparentemente tanto refrattaria alla dimensione trascendente, aprire un cammino verso l\u2019autentico senso religioso della vita, che mostra come il dono della fede non sia assurdo, non sia irrazionale. Sarebbe di grande utilit\u00e0, a tal fine, promuovere una sorta di pedagogia del desiderio<\/em>, sia per il cammino di chi ancora non crede, sia per chi ha gi\u00e0 ricevuto il dono della fede. Una pedagogia che comprende almeno due aspetti. In primo luogo, imparare o re-imparare il gusto delle gioie autentiche della vita. Non tutte le soddisfazioni producono in noi lo stesso effetto: alcune lasciano una traccia positiva, sono capaci di pacificare l\u2019animo, ci rendono pi\u00f9 attivi e generosi. Altre invece, dopo la luce iniziale, sembrano deludere le attese che avevano suscitato e talora lasciano dietro di s\u00e9 amarezza, insoddisfazione o un senso di vuoto\u201d.<\/p>\n

Il secondo aspetto, che va di pari passo con il precedente, \u00e8 \u201cil non accontentarsi mai di quanto si \u00e8 raggiunto. Proprio le gioie pi\u00f9 vere sono capaci di liberare in noi quella sana inquietudine che porta ad essere pi\u00f9 esigenti \u2013 volere un bene pi\u00f9 alto, pi\u00f9 profondo \u2013 e insieme a percepire con sempre maggiore chiarezza che nulla di finito pu\u00f2 colmare il nostro cuore. Impareremo cos\u00ec a tendere, disarmati, verso quel bene che non possiamo costruire o procurarci con le nostre forze; a non lasciarci scoraggiare dalla fatica o dagli ostacoli che vengono dal nostro peccato\u201d.<\/p>\n

Infine ha concluso: \u201cIn questo pellegrinaggio, sentiamoci fratelli di tutti gli uomini, compagni di viaggio anche di coloro che non credono, di chi \u00e8 in ricerca, di chi si lascia interrogare con sincerit\u00e0 dal dinamismo del proprio desiderio di verit\u00e0 e di bene\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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