{"id":13198,"date":"2012-10-04T14:46:11","date_gmt":"2012-10-04T12:46:11","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=13198"},"modified":"2015-07-02T14:58:50","modified_gmt":"2015-07-02T12:58:50","slug":"il-caso-sallusti-e-la-democrazia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-caso-sallusti-e-la-democrazia\/","title":{"rendered":"Il caso Sallusti e la democrazia"},"content":{"rendered":"

\"\"<\/a>Libert\u00e0 di stampa e democrazia sono in pericolo in un Paese in cui un giornalista pu\u00f2 finire in galera per le cose che scrive e dice. Libert\u00e0 di stampa e democrazia sono per\u00f2 in pericolo anche in quel Paese dove i giornalisti, per scarsa professionalit\u00e0, o peggio ancora in malafede, offendono le persone e ne infangano la dignit\u00e0 scrivendo o affermando il falso. Sono alcune delle riflessioni suggerite dal caso della condanna dell\u2019ex direttore del Giornale<\/em> Alessandro Sallusti<\/strong> e delle reazioni e polemiche che l\u2019hanno accompagnata.<\/p>\n

Sallusti \u00e8 stato condannato con sentenza definitiva dalla corte di Cassazione a 14 mesi di carcere, senza la sospensione condizionale della pena, per diffamazione a mezzo stampa. Il 18 febbraio 2007 il quotidiano Libero<\/em>, del quale era direttore, aveva pubblicato la notizia falsa di un giudice che avrebbe ordinato l\u2019\u201caborto coattivo\u201d per una tredicenne. Una vicenda della quale si era occupato un altro quotidiano nei giorni precedenti, ma che era stata smentita dalle agenzie di stampa prima ancora dell\u2019uscita dell\u2019articolo su Libero<\/em>. Il giudice in realt\u00e0 si era limitato ad autorizzare il ricorso all\u2019aborto richiesto dalla madre con il consenso della ragazza.<\/p>\n

Le reazioni di giornalisti e politici sono state unanimi: una sentenza grave che mette in pericolo libert\u00e0 di stampa e democrazia. \u201cUna condanna sconvolgente, in questo momento siamo tutti Sallusti\u201d ha dichiarato Franco Siddi<\/strong>, segretario nazionale della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, che ha anche invitato i direttori dei quotidiani a fare uscire i loro giornali con uno spazio bianco come segno visibile della protesta. Indicazione seguita anche da alcuni giornali umbri. \u201cUna intimidazione a mezzo sentenza\u201d ha commentato Enzo Iacopino<\/strong>, presidente dell\u2019Ordine nazionale dei giornalisti. Solidariet\u00e0 a Sallusti \u00e8 stata espressa dai direttori di tutti i quotidiani, anche quelli notoriamente schierati contro le posizioni espresse dal Giornale<\/em> e da Libero<\/em>, cos\u00ec come dai leader di tutti i partiti. Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano<\/strong> ha assicurato il suo interessamento.<\/p>\n

Una domanda ai politici: perch\u00e9 si indignano ora e non hanno mai pensato a cambiare le norme applicate dai giudici, norme che oggettivamente non sono da Paese democratico e civile?<\/p>\n

Mentre divampavano le polemiche, un deputato del Pdl, Renato Farina<\/strong>, ha preso la parola alla Camera per annunciare che l\u2019autore dell\u2019articolo incriminato era lui. Articolo firmato con lo pseudonimo Dreyfus<\/em>. Farina infatti, prima di finire in Parlamento, era un giornalista che per\u00f2 era stato radiato dall\u2019Ordine poich\u00e9 si era scoperto che collaborava con i servizi segreti italiani con il nome di copertura di \u201cagente Betulla\u201d.<\/p>\n

Una vicenda dunque complessa e con tanti risvolti. \u00c8 normale che un giornalista radiato dall\u2019Ordine venga ugualmente utilizzato firmando con uno pseudonimo? Ed ancora: il giudice diffamato ha dichiarato in questi giorni alla stampa che Libero<\/em> non ha mai pubblicato \u201cun trafiletto in cui si diceva che la notizia era infondata, uno sbaglio per cui chiedere scusa ai lettori\u201d.<\/p>\n

Il caso Sallusti deve quindi essere una occasione, facendo seguire i fatti alle parole, per modificare norme sbagliate. Ma deve essere anche una occasione per i giornalisti per interrogarsi non solo sui loro diritti ma anche sui loro doveri. Prima di tutto quello di informare correttamente, e dopo le necessarie verifiche che la professionalit\u00e0 richiede. Verifiche ancora pi\u00f9 approfondite quando riguardano notizie delicate che, come in questo caso, ledono la dignit\u00e0 delle persone. E poi in caso di errore, sempre possibile, correggerle. Perch\u00e9 le notizie ed i fatti sono cosa diversa dalle opinioni. Queste considerazioni sui doveri della professione sono un po\u2019 mancate nelle reazioni a senso unico per la condanna di Sallusti. Forse perch\u00e9 i direttori dei grandi giornali ed i massimi rappresentanti dell\u2019Ordine e del sindacato dei giornalisti le ritengono scontate e superflue. Eppure, per il bene della nostra democrazia, dei giornalisti e di chi li legge ed ascolta, \u00e8 giusto ricordare anche i doveri che sono alla base di una vera libert\u00e0 di stampa.<\/p>\n

L\u2019affare Boffo<\/h3>\n

“Trent\u2019anni di carriera vissuti temerariamente\u201d titola Avvenire<\/em> a proposito del caso Sallusti, e non a caso. Tra l\u2019altro, Sallusti aveva lavorato alla redazione di Avvenire<\/em> nella seconda met\u00e0 degli anni Ottanta. Era \u201cgi\u00e0 infaticabile, lucido, intraprendente – ricordano ad Avvenire<\/em>. – E in cerca di sfide inedite… \u00c8 condirettore del Giornale<\/em> assieme a Feltri da appena una settimana, nell\u2019ultimo scampolo dell\u2019agosto 2009, quando collabora alla campagna diffamatoria contro Boffo. Tre mesi dopo Feltri chiede scusa a Boffo, di fatto addossando a Sallusti la responsabilit\u00e0 di aver accreditato come atto giudiziario una banale e vile lettera anonima. Feltri viene sanzionato dall\u2019Ordine dei giornalisti e Sallusti rimane da solo alla guida del Giornale<\/em>, facendone una cannoniera al servizio del centrodestra\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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