{"id":12896,"date":"2012-09-20T17:27:57","date_gmt":"2012-09-20T15:27:57","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=12896"},"modified":"2015-08-25T12:50:20","modified_gmt":"2015-08-25T10:50:20","slug":"ridisegniamo-lumbria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/ridisegniamo-lumbria\/","title":{"rendered":"Ridisegniamo l\u2019Umbria"},"content":{"rendered":"

\"\"<\/a>\u00c8 in gioco il futuro dell\u2019Umbria, ma le proposte per il riordino sono piene di ostacoli. Il Governo ha messo fretta agli enti locali dopo il decreto per la riduzione delle Province. Se si prende in esame la decisione del 24 luglio scorso, per la Provincia di Terni non ci sarebbe futuro. N\u00e9 il Parlamento ha preso in considerazione le deroghe per le tre Regioni (Umbria, Molise e Basilicata) dove rimarrebbe una sola Provincia nell\u2019intero territorio regionale. Nel frattempo il prossimo 6 novembre<\/strong> la Consulta dovrebbe dare un parere dopo il ricorso di 6 Regioni sull\u2019illegittimit\u00e0 costituzionale di alcuni articoli che riguardano la riforma delle Province. Ma le Regioni dovrebbero fare la proposta di riordino prima di questa data. Insomma, si naviga a vista. Recentemente il ministro Patroni Griffi<\/strong> aveva affermato che le Province dovevano avere i requisiti per superficie e popolazione al momento del decreto. Come si colloca la proposta del Cal (Consiglio delle autonomie locali) che prospetta il trasferimento di 22 Comuni dalla Provincia di Perugia a quella Terni? Da una parte potrebbe essere una \u2018forzatura\u2019 senza sbocchi, dall\u2019altra sarebbe una soluzione ipotizzando, nelle pieghe del provvedimento governativo, che, in pratica, non ci sarebbe un salvataggio della Provincia di Terni ma la creazione di una nuova entit\u00e0 provinciale, come prevede la Costituzione. Intanto, rispetto a qualche tempo fa, gli umori dei sindaci appaiono diversi visto che anche i pi\u00f9 restii, come quelli di Foligno, Nando Mismetti, e di Spoleto, Daniele Benedetti, hanno \u2018aperto\u2019 alla possibilit\u00e0 di questo trasferimento. \u201cIl disegno dell\u2019Umbria \u2013 ha spiegato Mismetti<\/strong> \u2013 non pu\u00f2 coinvolgere solo lo Spoletino, il Folignate e la Valnerina ma deve abbracciare l\u2019intera regione\u201d. Benedetti<\/strong> ha detto che \u201cnon si sono problemi nell\u2019andare nella Provincia di Terni, ma in questa fase \u00e8 d\u2019obbligo chiedere ai cittadini quale sia l\u2019assetto migliore\u201d.<\/p>\n

\u00c8 un fatto<\/strong> che non c\u2019\u00e8 in ballo solo l\u2019esistenza della Provincia di Terni ma gli assetti istituzionali e organizzativi di tanti altri enti (ben 21 nel territorio ternano, tra cui la prefettura, la questura e la Camera di commercio). Nella riunione a Foligno del Consiglio delle autonomie locali c\u2019erano in pratica tutti i primi cittadini, oltre alla presidente della Regione, Catiuscia Marini. A questo incontro, disertato, forse intenzionalmente, dai parlamentari umbri, c\u2019era la lodevole eccezione della senatrice Ada Urbani<\/strong>. Il sostanziale accordo tra i vari partecipanti parte da un presupposto: l\u2019Umbria ha bisogno di due ambiti, una sola Provincia, coincidente con la Regione, sarebbe una vera e propria \u201canomalia\u201d. La Marini<\/strong> vorrebbe temporeggiare. \u201cSe il 24 ottobre \u2013 ha spiegato la presidente \u2013 forniamo un parere e il 6 novembre la Consulta accoglie i ricorsi, faremo ridere tutti gli italiani\u201d. L\u2019intenzione \u00e8 quella tergiversare ancora per un paio di settimane, anche perch\u00e9 l\u2019Umbria rischia di rimanere schiacciata dalla Regioni pi\u00f9 grandi. La presidente punta ad aprire \u201cuna fase costituente, perch\u00e9 nessuno di noi ha la forza politica o l\u2019autorevolezza per trasferire da una parte all\u2019altra intere fette di territorio. L\u2019Umbria \u00e8 in transizione, e abbiamo bisogno di un tempo congruo per costruire un documento che riassuma temi che vanno ben al di l\u00e0 di una o due Province, coinvolgendo funzioni amministrative, istituzionali, economiche, e dobbiamo farlo insieme responsabilmente, senza consegnare alle tifoserie un dibattito strategico\u201d.<\/p>\n

I comuni che dovrebbero cambiare Provincia<\/h3>\n

\"\"<\/a>Per il futuro della Provincia di Terni \u00e8 necessario lo spostamento di 22 Comuni, tra i quali ce sono alcuni di rilievo come Foligno, Spoleto e l\u2019intera Valnerina. Ecco i 22 Comuni che \u201csarebbero\u201d da trasferire: Bevagna, Campello sul Clitunno, Cascia, Castel Ritaldi, Cerreto di Spoleto, Foligno, Giano dell\u2019Umbria, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Monteleone, Nocera Umbra, Norcia, Poggiodomo, Preci, Sant\u2019Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Spello, Spoleto, Trevi, Vallo di Nera e Valtopina.<\/p>\n

Le decisioni dei vari Comuni, al di l\u00e0 dei possibili referendum, dovrebbe passare attraverso la decisione dei Consigli comunali, il che non sar\u00e0 cos\u00ec scontato, n\u00e9 soprattutto rapido. In questo modo \u2013 secondo le intenzioni del Cal \u2013 le due Province sarebbero sostanzialmente riequilibrate per superficie ed anche per la popolazione. La nuova Provincia di Perugia avrebbe un\u2019estensione di 2.042 chilometri quadrati per 516 mila abitanti, e quella di Terni 2.121 chilometri quadrati per 392 mila abitanti. Entro breve, il Cal sar\u00e0 chiamato a deliberare la propria proposta di riordino.<\/p>\n

La questione<\/h3>\n

Il riordinamento delle Province si muove su tre diversi livelli, tutti obbligatori.<\/p>\n

Primo<\/strong>: un netto ridimensionamento di poteri, compiti e, di conseguenza, patrimonio e personale. Tutto ci\u00f2 che non resta alla Provincia sar\u00e0 riassobito dalla Regione e dai Comuni. L\u2019operazione si dovrebbe (teoricamente) concludere entro il 2012.<\/p>\n

Secondo<\/strong>: la scomparsa degli organi elettivi: presidente, Giunta, Consiglio, con annessi e connessi (Commissioni consiliari, Ufficio di presidenza del consiglio, eccetera). Ci sar\u00e0 solo un Consiglio provinciale con 10 consiglieri, eletti dai Comuni, e un presidente, eletto dal Consiglio provinciale.<\/p>\n

Terzo<\/strong>: il rimpasto territoriale. Questo sar\u00e0 la novit\u00e0 pi\u00f9 visibile e pi\u00f9 dolorosa, perch\u00e9 non tocca solo le ambizioni dei politici (come i punti precedenti) ma la sensibilit\u00e0 e l\u2019orgoglio delle popolazioni. I nuovi enti dovranno avere almeno 350 mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati.<\/p>\n

Per quanto riguarda l\u2019Umbria<\/strong>, la Provincia di Perugia \u00e8 ampiamente al di sopra dei parametri (6.300 km quadrati, 672 mila abitanti), quella di Terni ampiamente al di sotto (2.100 kmq, 235 mila abitanti). In pratica Perugia dovrebbe cedere a Terni territorio con almeno 120 mila abitanti. Ma come e dove? La scelta spetta alla Regione e alla Conferenza regionale delle autonomie locali (in pratica l\u2019assemblea dei rappresentanti di tutti i Comuni). Fatti i conti, non basterebbe l\u2019intera Valnerina (Norcia e Cascia, con tutti gli altri piccoli Comuni) con l\u2019aggiunta del Comune di Spoleto; ci vorrebbe un\u2019altra bella fetta di territorio.<\/p>\n

Se in sede di Conferenza degli enti locali si giunger\u00e0 ad una proposta condivisa sulla revisione dei confini delle attuali due Province, questa verr\u00e0 presentata al Governo che attiver\u00e0 la procedura ordinaria prevista per l\u2019istituzione di nuove Province.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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