{"id":12484,"date":"2012-08-02T15:47:03","date_gmt":"2012-08-02T13:47:03","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=12484"},"modified":"2015-07-29T14:41:03","modified_gmt":"2015-07-29T12:41:03","slug":"agroenergie-per-salvare-lagricoltura-in-umbria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/agroenergie-per-salvare-lagricoltura-in-umbria\/","title":{"rendered":"Agroenergie per salvare l\u2019agricoltura in Umbria"},"content":{"rendered":"
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Il BIOGAS \u00e8 una fonte rinnovabile di energia elettrica e termica, prodotta attraverso un processo di digestione anaerobica con diversi materiali della filiera agro-industriale.<\/figcaption><\/figure>\n

TUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTA SETTIMANA<\/a><\/p>\n

L’agricoltura umbra \u00e8 in difficolt\u00e0, e la produzione di \u201cagroenergie\u201d pu\u00f2 evitare la chiusura di tante aziende. Le \u201cagroenergie\u201d sono quelle prodotte con la trasformazione di cereali, verdure, scarti di produzione ed anche letame e liquami. Con processi vari si ottengono biogas, e da questi anche energia elettrica. Le associazioni di categoria degli agricoltori nei giorni scorsi in una conferenza stampa hanno denunciato che in Umbria \u201cinterpretazioni errate\u201d della Regione e degli enti locali, \u201cbarriere spesso ideologiche ed immotivate\u201d ed ostacoli burocratici di tutti i tipi hanno bloccato impianti di questo tipo, spesso con gravi danni economici per le imprese che li hanno realizzati, ed importanti investimenti.<\/p>\n

Hanno pertanto lanciato un appello alla politica, agli ambientalisti ed all\u2019opinione pubblica in generale: questi impianti, con le moderne tecnologie e nel rispetto della normativa vigente, non recano alcun danno all\u2019ambiente. Lo testimoniano le esperienze in altre regioni italiane, e soprattutto in tutti i Paesi del Nord-Europa dove l\u2019ambiente \u00e8 molto pi\u00f9 rispettato e tutelato che in Italia. Se gli agricoltori – \u00e8 stato detto – saranno costretti a chiudere le aziende e ad abbandonare i loro campi l\u2019Umbria, \u201cil cuore verde d\u2019Italia\u201d, perder\u00e0 i custodi pi\u00f9 preziosi delle sue campagne e dei suoi paesaggi.<\/p>\n

Alla conferenza stampa<\/strong> hanno partecipato rappresentanti di Confagricoltura, Cia, Confindustria, Anca Legacoop, Fedagri Confcooperative ed Ordine nazionale degli agronomi. L\u2019agricoltura \u00e8 in crisi per tanti motivi, uno dei quali sono le speculazioni in Borsa. Anche i prodotti agricoli, ed in particolare grano, mais, soia e cereali in genere, sono entrati nel listino di questo grande casin\u00f2 globale, con prezzi che oscillano da un giorno all\u2019altro sulla base delle strategie degli scommettitori e che non hanno pi\u00f9 alcuna corrispondenza con il valore reale e con i costi di produzione di chi suda e lavora i campi. L\u2019agricoltore insomma, quando semina grano o granturco, non sa mai a quale prezzo potr\u00e0 venderlo, e negli ultimi anni spesso ha investito e lavorato in perdita.<\/p>\n

\u201cColtivare cereali<\/strong> per poi destinarli agli impianti per il biogas – ha spiegato Fabio Rossi<\/strong>, presidente regionale della Confagricoltura e della Fattoria autonoma tabacchi (Fat) di Citt\u00e0 di Castello – per gli agricoltori in molti casi \u00e8 pi\u00f9 remunerativo della vendita per gli usi tradizionali nell\u2019alimentazione di persone ed animali. Ma sono proprio gli introiti delle agroenergie – ha sottolineato – che consentono alle aziende ed alle cooperative di piccoli agricoltori di continuare a coltivare cereali anche per quelli che erano gli usi tradizionali, dal pane al mangime per gli animali. Ed in assoluta sicurezza per l\u2019ambiente perch\u00e9, ad esempio, il processo di digestione anaerobica per la trasformazione di cereali in biogas non produce esalazioni di alcun tipo, e i residui non sono n\u00e9 tossici, n\u00e9 pericolosi per l\u2019ambiente e per la salute umana\u201d.<\/p>\n

\u00c8 stata proprio la Fat<\/strong>, una cooperativa con un secolo di vita che ha circa 500 soci che producono tabacco e cereali e d\u00e0 lavoro ad un migliaio di persone, a presentare un ricorso al Tar contro provedimenti della Provincia di Perugia e del Comune di Citt\u00e0 di Castello. Il Tar ha dato ragione alla cooperativa. I residui dell\u2019impianto di trasformazione di cereali in biogas (tecnicamente si chiamano \u201cdigestato\u201d), contrariamente a quanto sostenuto da Provincia e Comune, non sono tossici e pericolosi per la salute, e possono essere sparsi nei terreni agricoli in aggiunta al letame. Una \u201cvittoria\u201d giuridica che, confortata anche da tante altre sentenze in materia, \u00e8 stata salutata con soddisfazione dai rappresentanti delle associazioni intervenute alla conferenza stampa: Lorenzo Mariani (direttore Fedagri – Confcooperative Umbria), Aurelio Forcignan\u00f2 (direttore Confindustria Perugia), Domenico Brugnoni (presidente Cia Umbria) e Graziano Pedetti (presidente Anca Legacoop Umbria).<\/p>\n

Tutti hanno auspicato<\/strong> che opinione pubblica, comitati ed ambientalisti ricevano informazioni \u201cnon distorte\u201d su questi impianti. Quelli attivi in Umbria – \u00e8 stato detto – proprio per questa \u201costilit\u00e0 diffusa ed incomprensibile\u201d si contano sul palmo di una mano, mentre in tutta Italia ce ne sono circa 600 e migliaia nel Nord Europa, a cominciare dall\u2019Austria dove ci sono norme di tutela ambientale molto pi\u00f9 rigide che in Italia. Chiedono pertanto alla politica un \u201cimmediato cambio di rotta\u201d ed alla burocrazia di non essere pi\u00f9 di ostacolo per aziende rispettose delle leggi e che con i loro investimenti creano sviluppo e ricchezza in Umbria. \u201cStiamo perdendo tante occasioni anche in altri settori\u201d ha detto Forcignan\u00f2<\/strong>, e questo \u00e8 \u201csolo un caso emblematico\u201d di una situazione che scoraggia gli investimenti e rende pi\u00f9 dura la vita ad aziende ed imprenditori.<\/p>\n

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L’impianto a biogas della Fattoria autonoma tabacchi di Citt\u00e0 di Castello<\/figcaption><\/figure>\n

La questione<\/h3>\n

Il Tribunale amministrativo regionale dell\u2019Umbria, ha accolto il ricorso della Fattoria autonoma tabacchi (Fat) contro i provvedimenti della Provincia di Perugia e del Comune di Citt\u00e0 di Castello, confermando quanto gi\u00e0 contenuto nel decreto ambientale n. 152\/2006, ovvero il \u201cdigestato\u201d ottenuto da impianti a biogas \u00e8 un \u201cammendante\u201d e non un rifiuto. Quindi riconosce il diritto della Fat a \u201ctrattare il digestato da essa prodotto al fine di produrre, per mezzo del proprio impianto, energia tramite il processo di digestione anaerobica, nonch\u00e9 di utilizzarlo agronomicamente, dopo tale processo, quale ammendante da spargere nei terreni agricoli\u201d. Perci\u00f2 il digestato Fat non \u00e8 n\u00e9 tossico n\u00e9 pericoloso per l\u2019ambiente e per la salute umana.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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