{"id":1163,"date":"2001-03-30T00:00:00","date_gmt":"2001-03-30T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1163"},"modified":"2015-05-11T13:27:35","modified_gmt":"2015-05-11T11:27:35","slug":"quando-sta-male-lanima-viaggio-nella-psichiatria-umbra","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/quando-sta-male-lanima-viaggio-nella-psichiatria-umbra\/","title":{"rendered":"Quando sta male “l’anima”: viaggio nella psichiatria umbra"},"content":{"rendered":"

Vi \u00e8 mai capitato di sostare nell’anticamera di un Centro di salute mentale (ex Cim)? No? Ebbene avreste la sorpresa di trovarvi in compagnia di giovani. Pi\u00f9 di quanto pensiate. Giovani che non hanno l’aria di essere pazienti ma lo sono. Perch\u00e9 si curano? Quale malessere li porta fin l\u00ec, vincendo la vergogna di essere etichettati come “uno che va al Cim”? Sempre in quell’anticamera oltre ai giovani vedreste anche adulti di diverse et\u00e0, anche loro lontani dal clich\u00e9\/pregiudizio del matto in cura dallo psichiatra. Persone che nulla hanno a che vedere con le storie atroci di violenza inspiegabile che solo per il fatto di essere raccontate per giorni e giorni da giornali e tv, sembrano essere tanti. Troppi lo sono certamente. Ma molto pi\u00f9 numerosi sono giovani e adulti, che pur non avendo disturbi psichiatrici evidenti soffrono di un profondo malessere che pu\u00f2 manifestarsi in attacchi di panico, ansia, depressione anoressia o bulimia, fino al suicidio (l’Umbria \u00e8 al quarto posto tra le regioni italiane per tasso di suicidi: 963 persone dal 1984 al 1995 delle quali pi\u00f9 del 40% sopra i 65 anni) e dovremmo aggiungere anche la droga.<\/p>\n

Non \u00e8 un elenco completo dei motivi per cui circa 23.000 persone nello scorso anno si sono rivolte almeno una volta ai servizi psichiatrici territoriali della regione, ma \u00e8 pi\u00f9 che sufficiente a far nascere la domanda: perch\u00e9 tutta questa gente soffre cos\u00ec tanto con se stessa? Una realt\u00e0 difficile da raccontare, forse anche perch\u00e9 chiama in causa tutti, e non solo quando accadono fatti come quello di Novi Ligure che lascia sgomenti ancor pi\u00f9 perch\u00e9 accaduto in una famiglia “normale”. In questi giorni la domanda che emerge pi\u00f9 o meno esplicita \u00e8 proprio questa: \u00e8 mai possibile che tante tragedie come sono l’omicidio dei genitori, ma anche la violenza a un bambino o morire per uno stupido droga party possano consumarsi tra persone normali? O sono tutti matti?<\/p>\n

La domanda l’abbiamo rivolta a degli psichiatri che hanno a che fare giornalmente con il dolore profondo degli uomini. Abbiamo parlato con Giampaolo Bottaccioli, direttore del Dipartimento di salute mentale del perugino, e con Francesco Scotti, responsabile del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Perugia. Interviste che rilanciano le domande fuori dal dominio della psichiatria per essere proposte a pedagogisti, a chi fa informazione, cultura, spettacolo ed anche alla Chiesa. Ovvero a tutti coloro che si interessano per amore o per professione, delle persone concrete.<\/p>\n

Francesco Scotti \u00e8 primario del Servizio psichiatrico diagnosi e cura di Perugia, il cos\u00ecdetto “repartino” di Villa Massari per malati psichiatrici, dotato di 24 posti letto (14 uomini al piano terra e 10 donne al primo piano) pi\u00f9 4 posti nel day hospital. Ha vissuto tutta la storia della psichiatria umbra, dall’apertura del manicomio di Perugia agli inizi degli anni ’60 (anticipata rispetto alla legge Basaglia del 1978) a oggi.<\/p>\n

C’\u00e8 chi dice che al mondo d’oggi, ai giovani, manca la speranza. Lei dott. Scotti \u00e8 d’accordo?<\/strong> “Non proprio. Piuttosto direi che oggi la vita \u00e8 molto pi\u00f9 complicata. Ricordo un’assemblea a San Sisto, negli anni 70. Il quartiere era pieno di immigrati dalle campagne il cui problema era se trasferire anche i defunti oppure lasciarli nel paese d’origine, magari a cinquanta chilometri, rinunciando per\u00f2 alla tradizionale visita al cimitero”.<\/p>\n

Quali sono i problemi d’oggi?<\/strong> “Sono gli extracomunitari. Faccio un esempio. In tre anni abbiamo avuto pi\u00f9 prostitute immigrate che prostitute italiane in trent’anni, e ci\u00f2 significa che le italiane anche se vivevano in situazioni marginali erano pi\u00f9 integrate delle immigrate. Quando un immigrato sta male non si sa come aiutarlo perch\u00e9 anche se conosciamo la lingua non siamo in grado di capire il loro mondo culturale”.<\/p>\n

Per gli italiani cosa \u00e8 cambiato?<\/strong> “Anzitutto quella italiana \u00e8 diventata una societ\u00e0 opulenta, e questo cambia i rapporti familiari e tra le persone. Al margine di questa societ\u00e0 ci sono i tossicodipendenti che hanno un doppio stigma…”<\/p>\n

Un doppia malattia?<\/strong> “Lascerei da parte il concetto di malattia. Non so se la tossicodipendenza lo \u00e8. So che \u00e8 caratterizzata da uno stile di vita, amicizie, abitazione molto degradati. In queste situazioni, come anche nella malattia psichiatrica, \u00e8 difficile distinguere quello che \u00e8 legato alla sostanza, alla vita, o al carattere delle persone”.<\/p>\n

Un esempio?<\/strong> “Un ragazzo che ha una “crisi di crescenza” non si distingue in niente da un paziente psichiatrico acuto in un’altra fase della vita, tuttavia pu\u00f2 avere un destino molto diverso. Ricordo un ragazzo che \u00e8 stato molto male per un anno, poi \u00e8 guarito ma ha dovuto lasciare l’Umbria, ricominciare daccapo in un altro posto perch\u00e9 per la gente una volta ‘matto’ lo sei per sempre”.<\/p>\n

Da ci\u00f2 che dice sembra difficilissimo per un genitore capire che il figlio ha dei comportamenti di cui preoccuparsi.<\/strong> “Infatti. Queste storie sulle responsabilit\u00e0 dei genitori mi sembrano un moralismo fuori misura perch\u00e9 o i genitori sono incapaci perch\u00e9 anche loro sono condizionati o ce l’hanno messa tutta. In entrambi i casi non gli si pu\u00f2 chiedere di pi\u00f9. Non \u00e8 questo il modo di dire che la famiglia deve cambiare perch\u00e9 la famiglia non nasce da decisioni individuali ma da storie di decenni e per fare un famiglia buona o cattiva occorrono generazioni”.<\/p>\n

C’\u00e8 comunque un malessere dei giovani che sempre pi\u00f9 si rivolgono ai servizi psichiatrici?<\/strong> “Diciamo che sono cambiate molte cose. Ad esempio, la solitudine, il tempo che i bambini passano davanti a tv e computer: pensare che basterebbe eliminarli per risolvere il problema \u00e8 illusorio. No, bisogna invece aiutare le persone a non sentirsi sole nonostante tv e computer”.<\/p>\n

La solitudine sembra essere uno dei problemi delle societ\u00e0 opulente.<\/strong> “Sar\u00e0 perch\u00e9 mi occupo di persone ‘selezionate’ le cui storie sono andate male ma credo sia un problema di sempre, solo che adesso la riconosciamo come problema perch\u00e9 sembra che i rapporti tra persone siano pi\u00f9 facili”.<\/p>\n

Torniamo alle emergenze di oggi abbiamo parlato di immigrati…<\/strong>“Aggiungo lo sfruttamento dei bambini. Il fatto nuovo \u00e8 che persone normali fanno viaggi per andare a sfruttare bambini! Come gli ufficiali di Hitler che ammazzavano gli ebrei, sono normali, non patologici. Questo \u00e8 quello che io chiamo il fatto”.<\/p>\n

Quindi secondo lei non \u00e8 cresciuto il disagio psichiatrico?<\/strong> “Direi che \u00e8 marginale rispetto al resto. C’\u00e8 il rischio di prendere per malattia mentale quello che non lo \u00e8 “.<\/p>\n

Qui al Servizio psichiatrico diagnosi e cura quale tipo di malati arrivano?<\/strong> “Quasi sempre persone gi\u00e0 con un programma di cura che sono in crisi: non vogliono pi\u00f9 curarsi o presentano sintomi particolari. Stamane ho avuto una ragazza che ha gi\u00e0 provato il suicidio quattro volte”.<\/p>\n

Cosa dice ad una persona cos\u00ec?<\/strong> “E’ inutile dirle che la vita \u00e8 bella. L’unico ragionamento che posso proporre \u00e8 che se ci riprova e le va bene poi non potr\u00e0 pi\u00f9 pentirsi di quello che ha fatto. Poche settimane fa in un giorno solo ho ricoverato quattro donne per tentato suicidio con la varichina”.<\/p>\n

I pazienti possono ricevere visite di amici e familiari?<\/strong> “Dipende dalle situazioni. Uno dei problemi delle persone che arrivano qui \u00e8 la notevole conflittualit\u00e0 familiare. Difficile che la famiglia non abbia difficolt\u00e0 se un suo componente ha disturbi psichiatrici”.<\/p>\n

Le famiglie vengono aiutate?<\/strong> “La maggior parte dei pazienti ha dei problemi che si risolvono in breve tempo. A volte il disinserimento dalla famiglia \u00e8 fondamentale e capita che non solo non voglia il supporto ma non vorrebbe neppure mollare il congiunto malato. Le situazioni sono particolarmente complicate quando bisogna ‘rapire’ il paziente alla famiglia che non lo fa evolvere. Ricordo un ragazzo che stava andando molto bene. La madre lo aveva sottratto alla cura perch\u00e9 non andava bene sufficientemente in fretta e perch\u00e9 vedeva che acquistando autonomia si allontanava da lei. Il bello \u00e8 che non lo voleva in casa con s\u00e9 ma voleva mandarlo dal padre che si era fatto una propria famiglia”.<\/p>\n

Le \u00e8 capitata qualche richiesta particolare?<\/strong> “Volevano mandarci un vecchietto perch\u00e9 non voleva farsi operare.Pensavano fosse matto perch\u00e9 preferiva morire di cancrena piuttosto che operarsi. Per i medici \u00e8 incomprensibile che qualcuno possa voler evitare il miracolo dell’operazione e rifiutare il loro impegno terapeutico”. Troppo poco per dire che era matto, eppure anche quei medici hanno ceduto alla tentazione di spiegare ci\u00f2 che per loro era inaccettabile, con la pazzia. Tentazione in cui spesso ci si rifugia, perch\u00e9 se le persone sono pazze allora il problema non ci riguarda. Ma non \u00e8 cos\u00ec.<\/p>\n

Il Servizio psichiatrico diagnosi e cura<\/strong><\/em><\/p>\n

Negli ultimi dieci anni nel “Servizio psichiatrico diagnosi e cura” della Asl del Perugino sono stai ricoverati una media di 450 persone all’anno, di cui un terzo circa con “Trattamento sanitario obbligatorio”, provenienti dalle tre Usl della provincia di Perugia. I ricoverati hanno pi\u00f9 di diciotto anni (rari i casi di minori) e pi\u00f9 della met\u00e0 sono sotto i 45 anni. Il 4,22% dei pazienti nel 2000 erano stranieri. Tra i ricoverati anche anziani sopra i 65 anni, spesso con problematiche psichiatriche legate a malattie tipiche dell’et\u00e0 che dovrebbero trovare accoglienza in altre strutture come le residenze sanitarie assistite per anziani, inesistenti in regione.<\/p>\n

Il reparto \u00e8 sotto organico, vi lavorano quattro psichiatri (pi\u00f9 uno part time) mentre ne occorrerebbero sette. Gli infermieri non hanno una formazione specifica, la acquisiscono “sul campo”. Solo in questi ultimi anni le universit\u00e0 hanno attivato diplomi universitari per la loro formazione, ma non a Perugia. Molte cose sono cambiate da quando l’ospedale psichiatrico di Perugia, con i suoi 1500 posti letto, (pi\u00f9 di quanti ne abbiano oggi il Policlinico di Monteluce e il Silvestrini) apr\u00ec le porte alla cittadinanza. Con un lavoro all’epoca pionieristico gli operatori dello Psichiatrico diedero la possibilit\u00e0 di tornare nelle comunit\u00e0 di origine e nelle famiglie, a tutti i ricoverati per cui era possibile. Si pass\u00f2 dai 1164 ricoverati del 1964 ai 252 del 1980.<\/p>\n

Con molti incontri prepararono i familiari, le comunit\u00e0 del paese o del quartiere, i servizi sociali del territorio, ad accogliere gli oramai ex ricoverati costruendo una “rete” di servizi e di solidariet\u00e0, secondo un modello che ancora oggi viene utilizzato, pur se con mezzi diversi e soprattutto con mentalit\u00e0 diversa. Oggi il ricovero in strutture protette come il “repartino” \u00e8 una eccezione temporanea.<\/p>\n

Disagio e sofferenza psichica in crescita <\/strong><\/em><\/p>\n

A vent’anni dopo che incidente le toglie temporaneamente l’autonomia, si chiude sempre pi\u00f9 in casa finch\u00e9 delira. Genitori e fratelli (altri 4) cercano di aiutarla. Visite da uno psichiatra privato per tenere la cosa in famiglia, finch\u00e9 la ragazza ha una grave crisi e sono costretti al ricovero coatto. Genitori d’accordo anche se, ovviamente non entusiasti. Dopo cinque anni di crescente isolamento e chiusura alla realt\u00e0 che la circonda entra in rapporto con il Centro di salute mentale della sua zona. Inizia un lento recupero di vita anche con il sostegno dei genitori che aiutano la figlia anche quando il Centro propone di allontanarla dalla famiglia per inserirla in un pensionato nel capoluogo umbro. Per questa ragazza \u00e8 un po’ come rinascere, reimparare ad affrontare le banalit\u00e0 di ogni giorno: uscire, fare la spesa, cucinare, avere amicizie. Una volontaria la accompagna come un’amica e dopo sette anni la ragazza pu\u00f2 andare a vivere da sola in un piccolo appartamento e tra poco avr\u00e0 un lavoro, per ora un part -time. Una storia, con lieto fine, anche se avrebbe potuto avere un esito migliore se fossimo potuti intervenire prima. La conclusione \u00e8 di Giampaolo Bottaccioli, psichiatra responsabile del Dipartimento di salute mentale della Asl n.2 di Perugia.<\/p>\n

Non tutte le storie per\u00f2 hanno un esito positivo, perch\u00e9 se \u00e8 vero che c’\u00e8 minore vergogna a rivolgersi allo psicologo o allo psichiatra quando si ha la percezione di non farcela da soli e di avere bisogno di aiuto, \u00e8 anche vero che c’\u00e8 chi resiste, fino a negarla, di fronte all’evidenza di una malattia mentale. E’ il caso di un’altra storia, di una giovane con grave disagio mentale alimentato da un rapporto con il padre che pur senza arrivare all’incontro fisico \u00e8 fatto di relazioni incestuose (tra l’altro quotidianamente violente). La via obbligata per aiutare la ragazza sarebbe l’allontanamento dal genitore, forzato visto che la ragazza arriva persino a buttarsi dalla finestra pur di evitare il ricovero in ospedale, ma il Servizio non riesce ad ottenere dal Tribunale il provvedimento necessario. Il risultato \u00e8 che pur giornalmente seguita per anni dal Servizio, la ragazza avr\u00e0 dei miglioramenti solo dopo la morte del padre.<\/p>\n

Due storie che Bottaccioli racconta mentre cerca di spiegare che il mondo della salute mentale non si pu\u00f2 capire solo con cifre, dati statistici, burocrazia. Cose che possono dire come sono organizzati i servizi psichiatrici sul territorio, ma insufficienti a far comprendere il fatto che a differenza di tutti gli altri ambiti della sanit\u00e0 qui pi\u00f9 che altrove si lavora con le persone, potremmo dire con la loro “anima” e che medicine, terapie e strutture hanno tutte a che fare in modo determinante con l’elemento umano.<\/p>\n

I dati disponibili a livello nazionale indicano una crescita dei disturbi mentali, del disagio e della sofferenza psichica delle persone ed una parte consistente del “carico di malattia della popolazione” \u00e8 dovuto proprio ai disturbi mentali. Preoccupante, aggiunge Bottaccioli, inoltre, \u00e8 l’aumento che si registra nella fascia giovanile: circa il 50% dei disturbi si manifesta e viene riconosciuto come tale sotto i 22 anni ed una quota maggiore si registra precocemente in forme non immediatamente riconosciute come tali. Una tendenza di cui tenere conto ed alla quale va aggiunto il dato dell’effetto devastante (spesso con danni cerebrali irrecuperabili) delle “nuove” droghe sul sistema nervoso dei giovani che le consumano.<\/p>\n

Le strutture di assistenza nella Asl N.2<\/strong><\/em><\/p>\n

Da gennaio a settembre 2000 nel Dipartimento di salute mentale della Asl N.2 del Perugino, i 6 Centri di salute mentale hanno seguito 7.105 persone, delle quali circa il 40% a domicilio. Nello stesso periodo circa 118 pazienti hanno frequentato i 5 Centri semiresidenziali di assistenza psichiatrica (centri in cui i pazienti si recano durante il giorno, con orari e frequenza variabile, ed in cui si svolgono attivit\u00e0 diverse) gestiti da operatori di cooperative convenzionate con la Asl. “Servirebbero strutture per il tempo libero” osservano gli operatori. Infine il capitolo della Assistenza psichiatrica residenziale, ovvero le cosidette “case famiglia” o “comunit\u00e0” in cui i pazienti vivono con o anche senza l’assistenza di operatori. Nei primi dieci mesi del 2000 nelle 12 strutture sono stati occupati tutti i 112 posti disponibili. E’ in questo servizio che si registrano liste d’attesa.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Vi \u00e8 mai capitato di sostare nell’anticamera di un Centro di salute mentale (ex Cim)? No? Ebbene avreste la sorpresa di trovarvi in compagnia di giovani. Pi\u00f9 di quanto pensiate. Giovani che non hanno l’aria di essere pazienti ma lo sono. Perch\u00e9 si curano? Quale malessere li porta fin l\u00ec, vincendo la vergogna di essere […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"footnotes":""},"categories":[3],"tags":[1753,2494],"acf":[],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/1163"}],"collection":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/1"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=1163"}],"version-history":[{"count":2,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/1163\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":33070,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/1163\/revisions\/33070"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=1163"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=1163"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=1163"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}