{"id":1151,"date":"2001-03-23T00:00:00","date_gmt":"2001-03-23T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1151"},"modified":"2001-03-23T00:00:00","modified_gmt":"2001-03-23T00:00:00","slug":"sanita-e-liste-di-attesa-il-caso-della-dialisi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/sanita-e-liste-di-attesa-il-caso-della-dialisi\/","title":{"rendered":"Sanit\u00e0 e liste di attesa: il caso della dialisi"},"content":{"rendered":"

La notizia non \u00e8 passata in sordina. Giornali locali (compresa La Voce) e nazionali hanno dato enfasi all’approvazione del Documento annuale di programmazione (Dap) di spesa sanitaria da parte della Regione Umbria. Il Dap indica che il comparto sanitario avr\u00e0 un costo stimato di 2.020 miliardi (2.336.359 lire\/pro capite) per l’anno 2001, cio\u00e8 il 75% della disponibilit\u00e0 complessiva della Regione. La cifra fa parte della dote di 131 mila miliardi di lire che recentemente lo Stato ha trasferito alle regioni italiane per la spesa sanitaria. Di fronte a queste cifre – che per l’Umbria sono percentualmente tra le pi\u00f9 alte in Italia che cosa si attende l’uomo della strada? Servizi efficienti e efficaci, fruizione di supporti diagnostici e terapeutici conformi alle pi\u00f9 recenti attualit\u00e0 scientifiche, ambulatori e ospedali funzionali, dotati di adeguate strutture alberghiere e soprattutto risposte rapide ai bisogni sanitari. Il che significa abbattimento delle liste di attesa. La realt\u00e0 che incontra l’uomo della strada \u00e8 ben diversa. Tralasciando per il momento di parlare di malasanit\u00e0 istituzionale, vorrei polarizzare l’attenzione sulle lunghe liste di attesa, vera vergogna del servizio sanitario nazionale. Liste di attesa per interventi chirurgici, compresi quelli sul cuore, per protesi d’anca, per visite specialistiche, per esami diagnostici, per terapie fisiche. Se il solito uomo della strada prova a telefonare al Cup (Centro unificato prenotazioni) di Perugia, viene informato che per una visita oculistica deve attendere tre mesi, per una visita ortopedica o dermatologica o otorino due mesi. Se necessita di una ecografia i tempi lunghi oscillano da uno a tre mesi a seconda della sede in cui si effettua la prestazione. Per la Tac e la Risonanza magnetica il paziente ha un mese di tempo per conoscere la diagnosi (che talvolta \u00e8 una sentenza) della propria malattia. Forse a queste lunghe liste di attesa l’uomo della strada ci si abitua fino a pensare che sia un evento “normale”. Ha fatto scalpore la notizia (pubblicata anche su La Nazione Umbria del 13 febbraio scorso) relativa all’attesa di circa due mesi per una visita specialistica nefrologica. Il paziente cinquantenne perugino \u00e8 progressivamente peggiorato; ha cercato di velocizzare la visita specialistica. E dalla visita \u00e8 risultata l’improcrastinabile necessit\u00e0 della dialisi. Quindi il trattamento dialitico d’urgenza come risultato del ritardo della visita specialistica nefrologica. Nessuno pu\u00f2 dire se un intervento precoce avrebbe mai evitato o procrastinato la dialisi. Nella nostra realt\u00e0 regionale l’accesso alla dialisi \u00e8 abitualmente tardivo. Perch\u00e9 ci\u00f2 accade? Per l’invio procrastinato e\/o rallentato del nefropatico allo specialista, per la carenza di strutture dialitiche. L’accesso tardivo alla dialisi non \u00e8 senza conseguenze per il paziente con insufficienza renale. E a tale proposito c’\u00e8 da segnalare che la durata della vita dei dializzati umbri \u00e8 la pi\u00f9 bassa d’Italia. E ci\u00f2 ovviamente non perch\u00e9 la loro et\u00e0 media \u00e8 maggiore di quella degli altri pazienti italiani, n\u00e9 tantomemo per la scadente qualit\u00e0 assistenziale (da pi\u00f9 parti \u00e8 riconosciuto l’elevato standard del trattamento dialitico in Umbria). E allora, \u00e8 possibile cambiare il trend? S\u00ec, intervenendo su due fattori: favorire e velocizzare le visite nefrologiche; allargare la rete dialitica in Umbria. Il primo punto non \u00e8 difficile da realizzare se l’organizzazione ambulatoriale dei vari centri nefrologici fosse adeguatamente strutturata. Pi\u00f9 problematica \u00e8 la modalit\u00e0 di ampliamento delle strutture dialitiche. Alcune cifre aiutano a comprendere meglio il problema. In Umbria i dializzati sono circa 700, ogni anno entrano in dialisi 100 nuovi nefropatici (1999). Ai vari ambulatori nefrologici affluiscono circa 1.000 pazienti; di questi la maggior parte con il tempo \u00e8 costretta a richiedere il trattamento dialitico. Recenti evidenze scientifiche raccomandano che l’inizio della dialisi non avvenga nella fase terminale dell’insufficienza renale ma quando ancora la funzione renale non \u00e8 completamente soppressa. La percentuale di questo gruppo di nefropatici \u00e8 dell’8-10% della popolazione con malattie renali. Nella realt\u00e0 umbra ci\u00f2 sta a significare che in aggiunta al numero di pazienti che entrano in qualche modo in dialisi, dovremmo aggiungere un altro contingente che per\u00f2 non trova spazio. A ci\u00f2 si potrebbe ovviare con il potenziamento dei centri emodialisi pubblici e privati. E non \u00e8 esatto quanto asserito dall’assessore regionale alla Sanit\u00e0, Rosi: “i centri pubblici dialitici presenti nel nostro territorio sono in grado di far fronte ai fabbisogni presenti e non vi \u00e8 la necessit\u00e0 per il Servizio sanitario regionale, allo stato attuale, di autorizzare centri privati per l’attivit\u00e0 suddetta”. Una pi\u00f9 esatta conoscenza ed interpretazione dei numeri smentisce questa dichiarazione e rafforza il concetto che sono sempre i pi\u00f9 deboli a pagare. E ci\u00f2 in contrasto con ogni preannunciato populismo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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